sabato 2 febbraio 2008

Fair Play ... Viareggio, ecco il fair play spiegato ai grandi

Articolo pubblicato dal quottidiano "Il Giornale" del 31.01.2008

Per una cosa meno eclatante Paolo Di Canio si guadagnò il rispetto degli inglesi e quel Premio Fair Play che da anni la Fifa non assegna più. A Simone Guerra, invece, resterà nel cuore l’applauso di uno stadio e l’ammirazione dell’Italia pallonara che tra un terzo tempo e una polemica proprio non capisce cosa sia il gioco pulito.

L’ha insegnato Simone Guerra, 18enne piacentino più maturo dei professionisti che nel dopopartita si ingiuriano e si fanno ammonire. San Donato, provincia di Pisa: si gioca Piacenza-Reggina, per il torneo di Viareggio tra i ragazzi Primavera. Simone è lanciato a rete, quando il portiere reggino Saraò si scontra con il suo difensore e si infortuna ad una mano. La porta è vuota. Non quelle occasioni in cui sbagliare è facile e perciò si sceglie di buttarla fuori. Qui il gol è già fatto. Ma Guerra non ci pensa un attimo e la calcia comunque in fallo laterale per permettere i soccorsi. Senza imposizioni, istintivo come il gol per un attaccante, il gesto fa scattare in piedi tutto il pubblico in un applauso: «Lo rifarei. Non mi sembrava giusto segnare - ha commentato candidamente Guerra -, la porta era vuota». Perché il calcio è ancora un “giuoco”. E che gusto c’è a giocare da soli?

Pacche sulle spalle e sostituzione per il portiere avversario. Il destino dovrebbe ricompensare il Piacenza, invece gli emiliani sbagliano troppo e la Reggina segna con un tiro da 60 metri. E quel gesto di fair play pesa ancora di più. «Nessun rimprovero o rimpianto - spiega l’allenatore piacentino Luciano Bruni, ex gloria del Verona scudettato -. Questa società crede che i principi e i valori valgano più dei risultati. Sono orgoglioso di Simone, ma amareggiato per la sconfitta».

Un episodio non nuovo nella carriera del mister livornese: «Qui a Piacenza siamo recidivi: l’anno scorso contro il Parma successe un fatto analogo, protagonista Antonio Piccolo. Forse non è un caso che abbiamo l’Unicef come sponsor». I sorrisi però si limitano a questa battuta. Anche perché in passato non tutti sono stati altrettanto corretti: «Allenavo la Fiorentina Primavera e in finale di un torneo perdemmo 1-0 perché un avversario approfittò dell’infortunio del nostro portiere e si fece metà campo da solo mettendo in rete. Il loro allenatore non solo non fece nulla per impedirlo, ma esultò pure».

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