venerdì 28 dicembre 2007

2370 download in 5 giorni.


Per festeggiare il Natale, Alleniamo.com ha pensato di creare e regalare una sua Toolbar personalizzata.
La risposta degli amici che ci vengono a visitare, è stata sorprendente. A cinque giorni dal lancio, sono state effettuate 2370 downloads.
Con una installazione leggera e non invadente, dalla barra di navigazione si potrà accedere facilmente a nuovi e numerosi feeds di sport e link di siti tecnici, possibilità con menù a cascata di ricerche con i migliori motori sportivi, new ticker e numerose altre funzioni che renderanno "pertinente ed accessibile" la rete per gli Allenatori di calcio.
Inoltre:
- Edit Pop Up blocker;
- Gadgets scaricabili (Note, Wikipedia, YouTube Top 10, Babylon, Show My IP, Calorie Calculator).
Ogni settimana, grazie ai vostri consigli, contiamo di aggiornare la toolbar in base anche alle richieste che ci invierete. Grazie per la fiducia e Buon 2008 a tutti gli sportivi.
Scarica o prendi informazioni sulla Toolbar di Alleniamo.com

Cambi di guida tecnica dicembre


Puccica nuovo Allenatore dell'Olbia | 13.12.2007 - Serie C1/C2 (Ita)
Frontzeck nuovo allenatore dell'Arminia | 18.12.2007 - Bundesliga (Ger)
Viterbese, si è dimesso Rambaudi | 18.12.2007 - Serie C1/C2 (Ita)
Val di Sangro, esonerato Pierini | 18.12.2007 - Serie C1/C2 (Ita)
Viterbese, accordo con Di Chiara | 19.12.2007 - Serie C1/C2 (Ita)

Val di Sangro, D'Agostino nuovo tecnico | 19.12.2007 - Serie C1/C2 (Ita)
Cagliari, Sonetti si è dimesso. Giampaolo rifiuta il rientro. Zeman per la ricostruzione? | 19.12.2007 - Serie A (Ita)
Nuovo cambio della guardia allo Sparta Rotterdam | 19.12.2007 - Eredivisie (Ola)
Il croato Vulic il nuovo allenatore del Luch-Energia | 19.12.2007 - Premier League (Ru)
Sonetti torna in panchina | 20.12.2007 - Serie A (Ita)
Real Marcianise, Vullo al posto di Giacomarro | 20.12.2007 - Serie C1/C2 (Ita)
Sensini nuovo tecnico dell'Estudiantes | 22.12.2007 - Apertura 2007 (Arg)
Il Manfredonia esonera Novelli | 24.12.2007 - Serie C1/C2 (Ita)
Esonerato Sonetti | 24.12.2007 - Serie A (Ita)
Esonerato il tecnico del Metz | 24.12.2007 - Ligue 1 (Fra)
Un duo alla guida del Metz | 24.12.2007 - Ligue 1 (Fra)
Albania, Haan nuovo Ct | 26.12.2007 - Union des associations européennes de football
Ischia allenerà il Boca Juniors | 26.12.2007 - Apertura 2007 (Arg)
Artur Jorge nuovo CT dell'Iran | 27.12.2007 - Asian Football Confederation
Ballardini nuovo tecnico del Cagliari | 27.12.2007 - Serie A (ita)

Enzo Scifo firma si accasa al Mouscron | 28.12.2007 - Juliper League (Bel)
Il Castellòn licenzia Morè | 28.12.2007 - Segunda Division (Es)
Il Varzim esonera Miranda | 28-12-2007 - Liga Vitalis (Por)
Antonio Conte nuovo Allenatore del Bari | 28-12-2007 - Serie B (Ita)
Fulham, Hodgson nuovo manager | 28-12-2007 - Premiership (Ing)

mercoledì 19 dicembre 2007

Dalla Toscana una lezione di vita la danno i ... Pulcini!

Fonte: Alessandro Rialti - Corriere dello Sport

Passerà alla storia del calcio co­me la rivolta dei ragazzini di Ponte a Elsa. O lo sciopero contro i papà- ultrà. La verità di questa strana storia di Natale la racconta Michele Mango, ds della scuola calcio Ponte a Elsa e, di fatto, il re­gista di questo formidabile con­tributo per il fair play. Mango è uno dei fondatori, con Gino Chiavacci, della struttura della quale da poco è diventato presi­dente Danilo Barnini. La pre­messa racconta delle furibonde litigate sugli spalti dei genitori che si accendevano come zolfa­nelli davanti alle esibizioni dei loro baby-campioni. Arrabbiati davvero, contro l’arbitro che, per altro, era di volta in volta uno dei genitori dei ragazzini della stessa scuola calcio. Litiga­ta dopo litigata si è arrivati al giorno della festa prenatalizia. Ecco il racconto di Mango: «Il 12 dicembre ci siamo ritrovati a ce­na per i consueti auguri. Abbiamo fatto nascere la scuola due anni fa per dare ai ragazzi uno spazio tutto loro. Ma anche per insegnargli il valore della beneficenza. Il 12, dunque, eravamo tutti riuniti e dovevamo destinare la somma che avevamo rac­colto, 1.100 euro, alla Fondazione Cuore di bimbo.

Soldi che sarebbero serviti a un piccolo malato per consentirgli di venire in Italia, un contributo per permettergli di usufruire dei nostri chiururghi e operarsi al cuore. Ma, visto l’accanimento che ave­vamo verificato (durante le nostre partite) contro gli arbitri, considerato che c’erano stati anche epi­sodi gravi con genitori che erano addirittura venu­ti alle mani, abbiamo detto basta. E proprio in quel­la sede abbiamo lanciato l’idea dello sciopero. Sa­bato 15 e domenica 16 ci fermiamo...». Ma i ragaz­zi? Cosa ne pensavano? «Loro? Ne abbiamo del 1995 fino al 2002. I più piccini quando gli abbiamo det­to che non si giocava hanno gridato: Nooo. Ma poi hanno ascoltato. Una discussione di trenta minuti. E loro attentissimi. Alla fine erano tutti d’accordo». Sì allo sciopero, perché non ne possono più di que­ste litigate, di questa tensione. Insieme al signor Mango c’è pure suo figlio, Stefano, un ragazzino sveglio con una gran ciuffo: «Urlano sempre, ci co­stringono a interrompere il gioco. E noi vogliamo giocare». Tutti così, decisissimi ad insegnare il fair play ai genitori. Fino...allo sciopero. E lo faranno, senza una sola esitazione. Intanto, il loro ds-padre­fondatore continua a raccontare: «Di questa nostra iniziativa abbiamo informato anche le altre società della zona e non solo. Solo quattro o cinque ci han­no incoraggiato e pensano a fare la stessa cosa». E la Federazione? Se ha discusso e ridiscusso sulla possibilità del terzo tempo cosa dirà per questo sciopero degli under undici? «Ci è parsa un po’ in­certa ». Loro, comunque, vanno avanti. Senza una sola incertezza. «Non pensavamo che questa nostra piccola iniziativa potesse avere un risalto così im­portante. Siamo rimasti assolutamente sorpresi. Ci stanno chiamando da mezzo mondo. Pure da Pari­gi, volevano mandare una troup, ma non giochiamo e quindi...». Servirà lo sciopero? E cosa ne dicono i diretti interessati? «Il nostro obiettivo - ha continua­to il signor Mango - è quello di far aprire gli occhi ai genitori dei nostri ragazzi. Affinché smettano di trasmettere valori negativi per i figli. Il calcio è bello perché è un gioco e questi bambini vogliono solo giocare. Non gli interessano le risse verbali e le polemiche. Sognano il calcio, un pallone, fanta­sia e serenità». Riuscirà lo sciopero? Non ci sono dubbi, ora tocca a loro, ai papà sedersi in tribuna per applaudire i figli e l’arbitro di turno.

venerdì 14 dicembre 2007

"The English job", la sfida di Capello

Articolo pubblicato da "La Stampa"

L'allenatore italiano ha sottoscritto un contratto di quattro anni e mezzo: con lui Baldini, Galbiati e Tancredi.
La nuova sfida di Fabio Capello parte da Londra. Il 61enne friulano dopo aver vinto praticamente tutto con le squadre di club ha deciso di lanciarsi in una nuova avventura alla guida di una squadra nazionale. Capello ha firmato un contratto di 4 anni e mezzo con la Football Association e il prossimo 7 gennaio si insedierà sulla panchina della Nazionale inglese.

Quattro anni e mezzo di contrattoLa Football Association ha confermato con una nota sul proprio sito che il tecnico di Pieris ha firmato un contratto di quattro anni e mezzo . «Il suo ingaggio è stato deciso in seguito al colloquio con il direttore generale Brian Barwick e il direttore tecnico Trevor Brooking allo stadio di Wembley di mercoledì ed è stato ratificato ieri all’unanimità dal Consiglio della FA - si legge nella nota - Capello ha una vasta esperienza come allenatore ai massimi livelli. I suoi 16 anni di carriera comprendono trascorsi al Milan, Real Madrid, Roma e Juventus e in totale ha vinto nove titoli in Italia e Spagna e ha conquistato la Coppa dei Campioni con il Milan nel 1994».

Con Don Fabio Baldini, Galbiati e Tancredi
Il tecnico si è visto accogliere anche le richieste per quanto riguarda lo staff, che comprenderà come «assistenti Franco Baldini e Italo Galbiati, l’allenatore dei portieri Franco Tancredi e il preparatore atletico Massimo Neri. Capello discuterà anche con Trevor Brooking come integrare una presenza inglese nello staff tecnico». Capello pensa all’Inghilterra come «la madre del calcio» e agli inglesi come i «maestri» del pallone ed il suo status di allenatore di successo lo candida ad essere «l’uomo giusto, al posto e al momento giusto» per far ripartire una nazionale ancora depressa per l’eliminazione dalla fase finale di Euro 2008.

Nel 2000 la prima scintillaCapello ha aspettato il momento giusto. Dopo essere stato esonerato dal Real Madrid nonostante la conquista della Liga, l’allenatore si è seduto sulla pachina della Rai nelle vesti di commentatore aspettando il momento propizio per tornare nel calcio che conta. L’esonero del ct McClaren dalla panchina inglese ha dato il via al corteggiamento. Il tecnico friulano non ha perso tempo, lanciando chiari segnali alla Football Association, ma la prima scintilla tra Capello e l’Inghilterra sarebbe scoppiata già nel 2000.

Staff italiano, solo un ingleseFranco Baldini ex direttore sportivo della Roma e consulente di mercato del Real Madrid durante la permanenza di Fabio Capello nei due club ha rivelato che «Capello aveva avuto contatti con la FA già nel 2000, quando pensarono a lui, ma allora i tempi non erano ancora maturi». Baldini e Italo Galbiati lo affiancheranno sulla panchina inglese con la qualifica di assistenti, Franco Tancredi sarà il preparatore dei portieri, e Massimo Neri il preparatore atletico. Inoltre dovrebbe essere prevista la presenza di un inglese all’interno dello staff.

sabato 8 dicembre 2007

E' possibile allenare nella stessa stagione agonistica dopo un esonero?

Domanda posta da un collega che volentieri giriamo a tutti gli Allenatori. Le norme non lo consentirebbero, ma provenendo da un tesseramento da federazione estera ...

Gentili colleghi, amici di Alleniamo.com avrei un quesito da porre, nella speranza che possiate collaborare. Sono un allenatore di calcio a 5 con regolare patentino e purtroppo sono stato esonerato. Capita; capita quando le cose non vanno bene ma anche quando entri in rotta con alcuni dirigenti che vogliono interferire nel nostro lavoro. Malgrado (nel mio caso) soddisfacenti risultati tecnici e di classifica sono stato malamente messo alla porta dal presidente padre-padrone e dal suo fido leccapiedi ds. Ma veniamo a noi. La domanda che vorrei fare verte su questo.
Secondo l'art. 30 delle NOIF, durante questa stagione, potrei essere tesserato soltanto da una Federazione straniera dopo parere favorevole del Settore Tecnico e comunque con una lettera da parte della mia ex società al Settore tecnico di risoluzione della collaborazione. Ma nel caso di rottura del contratto con questa nuova squadra estera, con il ritorno in Italia il mio status sarebbe di Tecnico svincolato quindi ritesserabile oppure...? Un grazie anticipato a quanti volessero darmi risposte!
Andrea

martedì 4 dicembre 2007

Ma quale "terzo tempo"

Per il rugby è tutt'altra cosa...
Articolo pubblicato da Tg.com a firma di Andrea Saronni

Già la gente del rugby, giustamente orgogliosa e gelosa della propria cultura (anzi, della propria filosofia), non ama gli scimmiottamenti della palla rotonda. Se poi agli scimmiottamenti devono sovrapporsi le castronerie, il rischio di arrabbiarsi diventa grande. Persino la Lega Calcio, nello sdoganare l'iniziativa presa autonomamente dalla Fiorentina, è arrivata a definire "terzo tempo" la prassi del saluto all'uscita del campo tra vinti e vincitori, da tempo immemore praticata nel rugby al pari di tanti altri gesti e comportamenti che disegnano il profilo di uno sport tanto rude quanto leale.
Peccato solo che il terzo tempo rugbistico sia tutt'altra cosa, ovvero l'incontro conviviale tra i protagonisti del match fuori dal campo, vissuto a base di birra, alcolici e qualche leccornia non proprio degna delle diete d'atleta. Per cui, fino a che siamo in tempo, per favore, piantiamola di chiamarlo terzo tempo: chiamamolo corridoio, applauso, baci & abbracci (a Vieri piacerebbe), ma si eviti di imitare, e male, qualcosa di totalmente diverso.
Ps: un terzo tempo vero dei calciatori esiste, almeno dalle parti di Milano: presentatevi alla discoteca Hollywood, oppure al Tocqueville. Lì c'è sempre, anche con giocatori di più squadre.

Mancini: "Terzo tempo non può essere obbligatorio

Articolo pubblicato su "La Stampa" il 04.12.2007
L'allenatore dell'Inter: «Bel gesto, ma solo se spontaneo»

Roberto Mancini plaude all’iniziativa del fair play anche se si dice contrario all’obbligo di questo gesto alla fine di ogni gara. «Il terzo tempo è un bel gesto, però secondo me non dovrebbe essere imposto, ma dovrebbe essere spontaneo» ha detto il tecnico dell’Inter alla vigilia del match contro la Lazio. «Magari uno -ha spiegato Mancini- a fine gara potrebbe essere nervoso perchè ha perso e potrebbe farlo contro voglia».
Il tecnico interista, poi, non si fida della Lazio, prossima avversaria dei campioni d’Italia nel recupero in programma domani. «È una squadra pericolosa soprattutto in trasferta -ha detto Mancini-. Non dobbiamo concedere spazio, la loro classifica è bugiarda per colpa della Champions». Mancini ha anche commentato le voci di una possibile cessione in prestito di Adriano: «Non so nulla, non sono stato informato, bisogna capire come sta e poi si valuterà la cosa» ha concluso il tecnico interista.

lunedì 3 dicembre 2007

Presidente rugby: "mischino i tifosi"


'Ma il 'terzo tempo' e' un'altra cosa', dice Giancarlo Dondi
'Premesso che il '3° tempo' e' un'altra cosa, ovvero il banchetto fra le due squadre, l'iniziativa della Lega Calcio e' da elogiare'. Lo ha detto il presidente della Fir, Giancarlo Dondi. 'La cosa principale che devono prendere da noi e' l'accettazione della sconfitta. Cosi' si torna a considerare lo sport per quello che realmente e''. E poi un'altra cosa: 'Dovrebbero anche loro mischiare i tifosi, metterli tutti insieme, e non dividerli con steccati o ingabbiarli'.

Il "terzo tempo" su tutti i campi

Da "La Gazzetta dello Sport" del 03.12.2007

Dopo la pausa per le festività di fine anno, la cerimonia conclusiva delle partite di calcio diventerà una consuetudine in tutti gli stadi. Matarrese: "Abbiamo molto apprezzato l'iniziativa della Fiorentina con l'Inter"

Alla ripresa del campionato dopo la pausa per le festività di fine anno, la cerimonia conclusiva delle partite di calcio dei campionati di serie A e B, il cosiddetto "terzo tempo", anche se la definizione è impropria perché nel rugby indica l'incontro conviviale post-partita, diventerà una consuetudine su tutti i campi dei campionati italiani. Lo ha deciso il Consiglio di Lega che predisporrà per la prossima riunione, già convocata per il 13 dicembre prossimo, un cerimoniale in questo senso per sottoporlo all'approvazione delle società. Il presidente Antonio Matarrese: "Abbiamo molto apprezzato l'iniziativa messa in atto ieri dalla Fiorentina nella gara contro l'Inter"
Già in passato - è stato fatto notare dal segretario generale della Lega, Marco Brunelli - i club avevano discusso dell'opportunità di adottare una qualche forma di cerimonia di chiusura delle gare e, in qualche occasione, si erano anche sperimentate delle iniziative. Era accaduto che si sperimentassero delle forme di fair play nel campionato Primavera, nei preliminari di coppa Italia e quest'anno nella giornata del fair play. Si era trattato di un saluto dei 22 giocatori richiamati nel cerchio di centrocampo dalla terna arbitrale, "un'iniziativa peraltro sfuggita alla maggior parte degli osservatori e degli spettatori e ritenuta dalle società troppo macchinosa". "Per quanto riguarda il cerimoniale che si è visto ieri a Firenze, questo era stato scartato perché patrimonio di un altro sport, il rugby - ha spiegato Brunelli - mentre per il calcio si cercava qualcosa di peculiare". Dopo la commovente e magnifica manifestazione di ieri a Firenze, però il mondo del calcio ha rotto gli indugi. Il calcio italiano avrà quindi una cerimonia di sportività e fair play che dovrebbe contribuire a svelenire il clima delle partite di calcio. Se ne studieranno le modalità - anche se tutto lascia pensare che si tratterà di un qualcosa di molto simile a quello che si è fatto ieri a Firenze - e si applicheranno il prima possibile. Quasi sicuramente alla ripresa del campionato dopo la pausa.

sabato 1 dicembre 2007

Lettera ai miei Pulcini che hanno vinto 40 a zero

Lettera ai miei Pulcini che hanno vinto 40 a zero
Lettera pubblicata dall'Allenatore dell'Inter Giuliano Rusca sul suo Blog
Autore: Giuliano Rusca
Cari ragazzi, so che le polemiche non erano per fortuna rivolte a voi, ma so benissimo che non riuscite a capire perché qualcuno vi accusi di aver vinto facendo troppi goal. E avete bisogno di spiegazioni, di certezze. Qualcuno vi deve pur spiegare perché siete stati accusati di aver fatto troppi goal. Avete vinto una partita per 40 a zero e invece dei complimenti sono arrivate le critiche, aspre critiche. Questo è un fatto Difficile da capire per un bambino che entra in campo desideroso solo di vincere e di fare più goal possibili, di giocare a calcio nel modo migliore come gli hanno sempre insegnato.
Gli adulti (giornalisti, opinionisti, genitori, allenatori) hanno perso ancora una volta una splendida occasione per tacere, per lasciare il gioco tutto nelle vostre mani: avete giocato bene, avete rispettato le regole, siete stati corretti in campo e con i vostri avversari. Il mondo sporco delle polemiche del calcio doveva rimanere fuori dal vostro gioco, doveva rispettare di più sia voi che avete vinto, sia i vostri piccoli avversari che hanno perso. Avevano una bellissima carta da giocare: il silenzio. Voi siete dei bambini, entrate in campo per giocare fino all’ultimo minuto, restare in campo a palleggiare umiliando i vostri avversari perché ritenuti non all’altezza del vostro gioco è qualcosa di estraneo al vostro mondo di bambini che vogliono giocare, giocare, sempre e solo giocare. Nessuno ha pensato che andavate protetti… tutti. Che tutto questo clamore non doveva sfiorarvi . Si sono dimenticati di voi, si sono dimenticati che anche voi siete dei bambini, esattamente come i vostri piccoli avversari che hanno perso. Non dei campioni o dei super-bambini, semplicemente dei bambini che hanno giocato una splendida partita.
Per questo motivo io vi dico bravi, ancora una volta bravi. Avete giocato bene, vi siete impegnati ed avete vinto. Non ho niente da rimproverare né a me né a voi. Finché entrerete in campo rispettando le regole del gioco, rispettando i vostri avversari, tenendo un comportamento corretto sul campo, non dovete temere di essere rimproverati, non dovete temere che il vostro allenatore vi dica di non segnare più goal. Per questo, coraggio! Andate avanti così, non lasciatevi intimidire dalla critiche, anche questo potrà aiutarvi a diventare se non dei futuri campioni almeno futuri uomini sicuri di sé e dei propri valori.
Avete vinto in modo corretto: nessuno deve infangare o sminuire la vostra netta vittoria.
E i vostri piccoli avversari? Anche loro sono stati vittime di tutto questo inutile chiasso. Hanno perso giocando contro di voi ma non si sono arresi, anche loro hanno giocato fino alla fine. Certo non sono stati contenti di aver perso, quale bambino lo sarebbe? Ma sono sicuro che finita la partita pensavano solamente alla prossima: pronti per una rivincita con un’altra squadra. Invece qualcuno ha voluto trasformarli in piccole vittime. Per questo chiedo scusa a voi e a loro a nome di tutti quelli che hanno parlato a sproposito, infangando il vostro gioco pulito e pieno di entusiasmo.
Voi bambini siete la cosa più bella e più pulita del calcio, il vero motivo per il quale non mi arrendo e continuo ad amare questo sport meraviglioso.

Sla, una strage nel calcio

Articolo di Sebastiano Vernazza pubblicato su "La Gazzetta dello Sport" il giorno 01.12.2007

Tre nuovi casi di morbo di Gehrig nel calcio italiano, tra il 2004 e il 2006. Uno dei tre giocatori colpiti dalla mortale malattia - altrimenti nota come Sla, sclerosi laterale amiotrofica - è un ex centravanti di serie A, poco più che quarantenne. Non ne scriviamo nome e cognome perché non gradisce che la sua storia venga resa pubblica. Gli altri due ammalati sono ex professionisti con discrete carriere negli anni Ottanta. Gli esiti della ricerca condotta dal dottor Gabriele Mora, della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, e dal professor Adriano Chiò, del Dipartimento di Neuroscienze di Torino, appaiono inquietanti. «Abbiamo indagato su 7.325 calciatori italiani - spiega il dottor Mora -. Le statistiche generali dicevano che in un campione così ristretto di popolazione il rischio di contrarre la Sla era pari allo 0,5/0,7 per cento. Al massimo avremmo dovuto trovare un malato. Anzi, neppure quello. Invece, tra 7.325 persone dedite al calcio, otto risultano attaccate. Tante, troppe».
CIFRE - Facciamo chiarezza: i calciatori colpiti - italiani oppure stranieri che hanno giocato da noi - sono più degli 8 evidenziati dall' indagine di Mora e Chiò, effettuata su una piccola comunità e limitata nel tempo. L' inchiesta condotta dal magistrato Raffaele Guariniello della Procura di Torino, su un più ampio «range» temporale, certifica circa 40 casi di Sla tra ex giocatori. Pochi sanno, ad esempio, che anche Fulvio Bernardini, centromediano della Roma anni Trenta e poi c.t. della Nazionale, morì nel 1984 del morbo di Gehrig. 6 casi ogni 100.000 abitanti è il livello di diffusione della Sla nel nostro Paese. Una ricerca dimostra che su un campione di 7.325 calciatori sono stati individuati 8 ammalati di questo morbo. Evidente la sproporzione.
FATTORI - Il dottor Mora non è allarmista: «Non mi sento di definire la Sla malattia professionale del calcio e se avessi un figlio maschio lo lascerei giocare a pallone. Verosimilmente, però, il football, abbinato ad altri fattori, può scatenare l' insorgere del morbo». Quali fattori? «La predisposizione genetica, quello 0,1 per cento del Dna che differenzia ciascuno di noi; i ripetuti traumi alle gambe; l' intensa attività agonistica; il venire a contatto con pesticidi e diserbanti usati per mantenere l' erba dei campi da gioco; l' abuso di farmaci, in particolare degli antinfiammatori. Ecco, consiglio ai calciatori di non imbottirsi di anti-dolorifici per giocare a tutti i costi, a dispetto dell' acciacco. Non bisogna forzare il corpo, botte e traumi devono essere assorbiti nei dovuti tempi». I colpi di testa? «Possono incidere. C' è un' evidenza: i calciatori sviluppano la forma bulbare di Sla, con danni prevalenti al blocco facciale».
CENTROCAMPISTI A RISCHIO - Il lavoro di Mora e Chiò - un «report» di imminente pubblicazione, realizzato con la consulenza della dottoressa Caterina Bendotti e finanziato dalla Fondazione Vialli e Mauro - dice un' altra cosa interessante: i centrocampisti sono più a rischio. Questi i ruoli degli 8 malati individuati da Mora e Chiò: sei mediani e/o registi, un difensore e un attaccante. In assoluto si consideri che non risulta esserci mai stato un portiere affetto da morbo di Gehrig. Il dottor Mora: «I centrocampisti corrono più degli altri, prendono colpi in decine di contrasti. Hanno la massa magra più elevata, possono sovraccaricarsi di sforzi prolungati. Non è casuale che i portieri risultino immuni ed è significativo che in una ricerca avviata su basket e ciclismo non si siano trovati ammalati». La Sla prolifera nel football americano. «Vero. E stiamo per scandagliare il rugby».
CLUB RICORRENTI - Nella Sla-story del calcio italiano alcuni club ricorrono più di altri. La Sampdoria del 1958-59, tre morti: Tito Cucchiaroni, Ernst Ocwirk, Guido Vincenzi. Il Como, in diversi periodi: Piergiorgio Corno, Adriano Lombardi, Albano Canazza. Si sospetta del doping e in particolare degli anabolizzanti, ma l' equazione è complicata: se c' entrasse il doping, ci sarebbe stata una strage di ciclisti, invece i campioni della bici sembrano esenti da Sla. Mora: «Sta per arrivare in Italia il dottor Walter Bradley dell' università di Miami. Ci ha chiesto di condurlo sui campi di alcuni stadi. Bradley, negli Usa, lavora su un possibile nesso tra insorgenza di Sla e cianobatteri presenti in alcuni terreni da gioco». L' Italia è all' avanguardia nella lotta alla Sla. «Sull' onda degli studi italiani, si sono mossi gli inglesi. E hanno già imboccato una pista: tre calciatori di seconda divisione affetti da Sla, tutti e tre del Sud dell' Inghilterra». Brutta bestia il morbo di Gehrig, ma dieci anni fa pochi ricercatori se ne occupavano. Oggi è diverso: più medici impegnati, più finanziamenti, più attenzione delle case farmaceutiche. Insomma, ci sono speranze.

Addio a Lombardi, il morbo di Gehrig ha sconfitto anche lui

Articolo di Ivo Romano pubblicato su "La Stampa"

S’è arreso, alla fine. Come mai avrebbe fatto sul campo, lui che tra le sue prerogative aveva tecnica pregevole e cervello fino, senza per questo derogare al carattere, da buon toscano col cuore grande e la lingua affilata. Ma il calcio è una cosa, la vita un'altra. Se poi il mediano di turno, quello che ti asfissia, è un male subdolo come pochi, sai che non c'è scampo. Vai avanti fin quando puoi. Fino al giorno della resa, inevitabile. Che per Adriano Lombardi, 62 anni, toscano di Ponsacco, Pisa, ex regista vecchio stampo, poi riciclatosi in panchina, è giunta ieri, all'alba, a Mercogliano, un pugno di case ai piedi del Partenio, in Irpinia, terra d'adozione. Nella sua casa, caldo focolare e insopportabile prigione. Da mesi immobile, impossibilitato a parlare, attaccato a una macchina. Ma circondato dall'affetto dei cari, la moglie Luciana, le loro gemelle, Sara a Mara, il cui sorriso per lui era diventato tutto, appiglio alla vita, come il resto della prole, i figli lontani, quelli di primo letto. Fino a ieri, il giorno dell'addio.

Se l'è portato via un male noto e sconosciuto al tempo stesso, la Sla (o morbo di Gehrig), che l'ha consumato, ne ha divorato i muscoli, inibito i movimenti. Senza mai azzerargli orgoglio e coraggio. Altrimenti non sarebbe venuto allo scoperto, anni fa. Petto in fuori e sguardo fiero, per raccontare un dramma e lanciare un monito. Mai un'accusa, al suo mondo: «Il calcio non c'entra», ripeteva. Solo un invito a far presto: «La ricerca sulle cellule staminali è importante», ammoniva. Perché, come dalle parole della moglie Luciana, «questo è un male che avanza veloce, che non aspetta, quindi tocca anche a chi di dovere far presto». Concetti chiari. Espressi fin quando ha avuto voce per farlo. In una edizione di Telethon, fra l’abbraccio dei compagni e la soddisfazione per aver portato alla luce il problema. E in una puntata di Sfide, laddove il calcio è raccontato da una differente prospettiva. Il calcio, la sua vita, 18 stagioni in campo: circa 500 partite, spesso da capitano, in giro per l’Italia - dalle giovanili della Fiorentina all'Empoli, dal Lecco al Como, da Piacenza a Perugia, fino ad Avellino. Soprattutto, Avellino. Calcio di retroguardia, nei meandri della cadetteria. Poi la notorietà, improvvisa. La promozione in A nel 1978, la prima a San Siro, la Scala del calcio, contro il Milan: Lombardi che dimentica i documenti, l'arbitro Mattei che non vuol sentire ragioni, il capitano che deve accomodarsi in tribuna. Un anno in A, poi via, verso altri lidi. Salvo tornarci, da allenatore, poi da presidente onorario (l'Avellino giocherà col lutto al braccio, forse ritirerà la sua maglia, la numero 10). E per viverci, anche nel dramma. Ieri se n'è andato, lasciando in eredità il suo pensiero, tradotto dalla moglie Luciana: «Di lui mi aveva colpito il gran cuore. Purtroppo, non ha avuto dalla vita e dal calcio tanto quanto lui ha dato. L'ha sconfitto un male subdolo, che va veloce, come dovrebbe andare la ricerca».