martedì 26 maggio 2009

Posizione irregolare di Ferrara in base all'art. 38. Ulivieri tace, Fascetti invece prende posizione.


In attesa di avere risposte da parte del Presidente AIAC Renzo Ulivieri sulla posizione irregolare di Ciro Ferrara, che in virtù dell'art. 38 del Regolamento Settore Tecnico ha di fatto sottoscritto un doppio tesseramento (aspettiamo fiduciosi le controdeduzioni), Eugenio Fascetti, che ormai la sua carriera (e che carriera) l'ha fatta, coerentemente prende posizione e si schiera contro questa irregolarità che molti stanno facendo finta di non vedere.

Intervista di Alessandro Zauli ad Eugenio Fascetti.

Mister la questione Ciro Ferrara...
Ferrara non può allenare la Juventus, i regolamenti parlano chiaro, io tempo fa dissi che ogni società dovrebbe essere libera di mettere in panchina chi vuole, anche un cavallo..tanto le regole non contano.
Perchè non contano?
Contano per gli allenatori dilettanti, ma per gli altri a un certo punto arriva qualcuno dall'alto che fa capire che certi favori a certe persone vanno fatti.
Lei in passato si è battuto spesso in questo senso...
Certo e ho preso le mie squalifiche e le mia multe, come nel caso Zoff, nello scandaloso caso Mancini del 2001 e ora.
Ma i corsi allenatori servono?
Certo ma poi arriva l'amico del tale che dice che le cose devono andare in un altro modo e allora....La realtà è che l'Associazione Allenatori non conta niente, se si pensa che si può andare a giocare senza l'allenatore a referto, la sua presenza non è obbigatoria per iniziare una gara. Gli allenatori valgono poco, non c'è rispetto per loro.
Ma l'Associazione Allenatori farà una protesta?
Certo ma poi a un certo livello di potere è costretta ad abbassare la testa.
Cosa pensa dell'iniziativa di una nuova associazione allenatori promossa da Alessandro Zauli?
Quel ragazzo ha del coraggio, però ci deve provare, anche se ho poche speranze che si cambino le regole, il messaggio che però voglio inviare a tutti gli allenatori come lui è che bisogna continuare ad essere delle persone per bene e cercare sempre di lottare per cambiare le cose, d'altronde se lo faccio io che ho 70 anni. Comunque Alessandro provaci e il mio sostegno morale lo hai di sicuro e quando ci sarà la prima riunione se ho voglia di farmi un viaggetto da Viareggio lo farò.

Eugenio Fascetti classe 1938 è un decano degli allenatori di calcio, dopo una ottima carriera da calciatore vestendo tra le altre le maglie di Bologna, Juventus, Messina e Lazio, ha intrapreso quella di allenatore, partendo veramente dal basso.
Ha infatti iniziato dalla Fulgor Cavi Latina in prima categoria (!), per poi portarla alla serie D, da li dopo il Supercorso di Coverciano, Varese, Lecce, Lazio, Avellino, Torino, Verona, Lucchese, Bari(facendo esplodere Antonio Cassano)e poi ancora Vicenza,Como, Fiorentina. Una persona che si è sempre distinta per il coraggio delle proprie opinioni, dote rara nell'ingessato mondo del calcio.



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lunedì 25 maggio 2009

Onore a Mimmo Di Carlo autore di una salvezza fantastica


E impresa fu. Mimmo Di Carlo l'aveva promesso cinque mesi fa, «Il Chievo si salva, ma la salvezza passerà attraverso la sofferenza». Ieri il mister gialloblù ha stretto mille mani. Quelle dell'Universo Chievo, quelle degli scettici, quelli di chi pensava che la campana a morte per Pellissier e compagni fosse suonata poco prima Natale. Di Carlo ha messo tutti d'accordo. Ha stupito. In questi casi si dice: chapeau. Ha avuto ragione lui. Vincendo una, cento, mille battaglie. E uscendo da trionfatore dalla guerra.
Di Carlo, aveva ragione lei allora.
Quando ho capito il valore della mia squadra, ho capito che l'impresa era possibile.
Merito suo?
Merito di Campedelli, della società, dello staff tecnico e dirigenziale e dei miei ragazzi. Merito di tutti.
Perché vi siete salvati?
Perché non abbiamo mai pensato di essere spacciati. Perché i valori sono usciti al momento giusto, perché quando gli altri erano ancora in vacanza lo scorso inverno, noi preparavamo a Veronello la nostra riscossa. La forza del gruppo è stata determinante. La salvezza è il nostro premio. Ce lo siamo meritati.
E lei si merita la riconferma?
Mi piacerebbe accadesse. Ma la priorità è sempre stata la salvezza. Adesso siamo tranquilli, dobbiamo onorare l'impegno di Napoli, poi vedremo.
La partita chiave?
La vittoria ottenuta all'ultima di andata proprio contro il Napoli. Per forza e intensità ho visto in campo un grande Chievo. Quella partita ha segnato il rilancio della squadra. Siamo partiti senza fermarci mai.
Ora che avete messo la ciliegina sulla torta che cosa si sente di dire?
A me piacciono le imprese impossibili. Cerco sempre di andare oltre. È bello sfidare se stessi per non darsi limiti.
Una dedica particolare?
Ai genitori di Eugenio Bortolon, il tifoso vicentino morto tragicamente a Parma. Lo so, le parole servono a poco. Ma io da ex calciatore del Vicenza mi sento molto vicino ai familiari di questo sfortunato ragazzo.
La salvezza in una parola?
Fantastica.
Il mondo Chievo l'ha colpita al cuore?
Certo. E non voglio dimenticare proprio nessuno. Nemmeno la Primavera di Nicolato che è riuscita ad entrare nella fase finale del torneo. Nemmeno Pellissier che verrà convocato in Nazionale come giusto premio dell'impegno profuso per tutta la stagione. Nemmeno i tifosi, semplicemente eccezionali.
Se pensa al futuro?
Ci sono le basi per ripartire bene. Il gruppo ha dimostrato di possedere grandi qualità. Oggi, però, penso solo a festeggiare questo fantastico traguardo. Sono contento di essere nella favola perché la favola continua ancora. Una dedica particolare ai genitori di Eugenio Bortolon, il tifoso biancorosso morto l'altro giorno a Parma, sono un ex del Vicenza e mi sento molto vicino alla famiglia del ragazzo...



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sabato 23 maggio 2009

"Il male arriva all'improvviso e ti cambia la vita". Intervista di Jvan Sica a Salvatore Sullo


L'intervista, realizzata da Jvan Sica, è pubblicata su Letteratura Sportiva e concessa ad Alleniamo.com

Salvatore Sullo era l’idolo della curva messinese, un centrocampista di carattere, dal destro morbido e preciso. Nel mezzo di una grande stagione con il suo Messina in serie A si accorge della presenza di una strana pallina cresciuta all’altezza dell’inguine. Pensa ad una ciste e la fa asportare senza dire niente nemmeno in famiglia. Venti giorni dopo l’intervento riceve a casa gli esami istologici che gli sbattono in faccia una verità tremenda: è affetto da un linfoma B, tumore particolarmente aggressivo che colpisce il sistema linfatico. Da quel momento Sullo diventa un soldato in lotta contro il male, aiutato da un’intera città e da tutto il mondo dello sport. Dopo 8 mesi di cure, la battaglia è vinta e Sullo torna in campo nella sua Messina con la fascia da capitano al braccio.

Telefoniamo a Sullo che risponde con la sua voce perentoria e non ci nega nessun particolare della sua storia.
Salvatore, la tua storia è simile a quella di tanti altri. Raccontaci la tua, come e quando ti ha aggredito il male?
Nel periodo natalizio del campionato di serie A 2004/2005 all’inguine mi si è gonfiato un linfonodo. All’inizio non ci ho fatto caso, ma appena è diventato visibile mi sono rivolto ad un chirurgo di Messina, il Prof. Ciccolo, che ha deciso di operarmi. Io ero completamente asintomatico e tutti i controlli risultavano negativi. Dopo venti giorni dall’operazione mi è arrivato il responso dell’esame istologico: linfoma non hodgkin B diffuso a grandi cellule. Il male arriva all’improvviso e ti cambia la vita.
E a quel punto, quale è stata la tua prima reazione?
All’inizio ovviamente ero sgomento, non riuscivo nemmeno a pensarci, in fondo stavo giocando in serie A, mi sentivo in piena forma. Ho contattato subito il Prof. Astoril del Policlinico S. Matteo di Pavia dove sono stato rioperato e ho iniziato il mio percorso terapeutico.
Il tuo caso ha prodotto un’eco davvero grandissima. Messina città e la società di calcio ti sono state molto vicine e hanno diffuso in Italia la notizia affinché tutti potessero seguire il tuo percorso e darti una mano.
Oltre alla mia famiglia che mi è stata molto vicina, Messina si è dimostrata una splendida città e il Messina calcio una grande società. Non mi hanno fatto mai mancare nulla. Dai compagni di squadra allo staff tecnico, dai dirigenti a tutta la famiglia Franza, sono stati a dir poco eccezionali e mi hanno fatto sentire importante, molto più di quando giocavo. E questo per una persona che incontra la malattia è qualcosa di incredibilmente importante. Un ricordo forse ancora più gradito per me è l’affetto dei tifosi, delle persone comuni di Messina che mi hanno fatto sentire uno di loro, insignendomi anche della cittadinanza onoraria, uno dei maggiori traguardi della mia vita.

Quali sono i tuoi rapporti con l’AIL?

L’AIL fa tanto per malati e famiglie e lotta affinché si diffonda l’idea della prevenzione. Non posso che collaborare in qualsiasi iniziativa sono coinvolto e ammirare chi fa tanto per una causa così importante.
Uno degli scopi della nostra associazione riguarda l’introduzione di una legge per l’esame dei valori ematici obbligatori dai 6 ai 18 anni, occorrenti per il rilascio della certificazione medica per i praticanti sportivi agonistici e non; un tuo giudizio in merito a questa proposta e per i controlli obbligatori?

Sarebbe un passo avanti fondamentale. E non solo per le malattie gravi come leucemia, linfomi e mielomi ma anche per le malattie ematiche meno problematiche. Testare tutti i giovani che praticano sport è un successo che dobbiamo raggiungere.
Sasà Sullo cosa farà da grande?
Tra qualche giorno appenderò le scarpe al chiodo. L’8 giugno inizierò il Corso per allenatori di Coverciano e questa strada la percorrerò fino in fondo. Il calcio è parte della mia vita e ho tutta l’intenzione di rimanere nel calcio tutto il resto della mia vita. Allenare è l’obiettivo che devo e voglio prefissarmi.
Scommettiamo che Salvatore Sullo finirà presto su una panchina importate del nostro calcio?



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mercoledì 20 maggio 2009

Renzo Ulivieri facci sapere ...


Lettera aperta al (nostro) Presidente dell'Associazione Italiana Allenatori di Calcio.

Egregio Presidente, non ti sarà di certo sfuggito dell'esonero di Claudio Ranieri. Ci sta, e tu lo sai bene. Noi tesserati non possiamo far altro che prenderne atto. Sappiamo che il vaporetto va così, amen. Ma non possiamo però permettere che le regole sul tesseramento dei tecnici vengano usate a seconda dell'importanza del tesserato.
Fino a prova contraria, la norma per la quale è vietato il doppio tesseramento dei tecnici per la stessa stagione, vale per Matteo Rossi che allena la Folgore Canicattì di seconda categoria che per Ciro Ferrara, già tesserato quale tecnico Federale ed in procinto però di accomodarsi nella panchina bianconera.
Ogni tecnico, è scritto in calce all' art. 38, può sottoscrivere un solo tesseramento annuale per Società, a meno che non provenga o non vada in un'altra Federazione.
Quindi Ciro Ferrara (che tra l'altro ricopre la carica di Resp. del Settore Giovanile della Juventus ma senza svolgere mansioni di Allenatore) secondo i succitati regolamenti, teoricamente domenica non può sedere in panchina.
Diciamo "teoricamente" perchè come per il caso Mancini nel 2001, siamo certi non succederà nulla. Ripeto, il regolamento e l'inflessibilità degli organi del Settore Tecnico sono esemplari quando parliamo di Allenatori di Promozione o Prima Categoria. Quando saliamo diventa una barzelletta.
Però nel 2001, all'epoca del caso Mancini (ricordi ... era allenatore in seconda alla Lazio e poi si tesserò per la Fiorentina) tu non eri Presidente AIAC.
Qui di seguito pubblichiamo l'Art. 38 del Regolamento Settore Tecnico in virtù del quale Ciro Ferrara non può guidare la Juve nella stagione in corso:

1. I tecnici, nel corso della medesima stagione sportiva, non possono tesserarsi né, indipendentemente dal tesseramento, svolgere attività per più di una società, neppure con mansioni diverse, fatta eccezione per eventuali ipotesi previste dagli accordi collettivi con l’associazione di categoria riconosciuta dalla F.I.G.C. o nei protocolli d’intesa conclusi fra tale Associazione e la Lega Nazionale Dilettanti e ratificati dalla FIGC, nonché per quanto previsto dal comma 2 dell'art. 30. Tale preclusione non opera per i Preparatori Atletici, medici sociali ed operatori sanitari che, nella stessa stagione sportiva, abbiano risolto per qualsiasi ragione il loro contratto per una società e vogliano tesserarsi con altra società per svolgere rispettivamente l’attività di preparatore atletico, medico sociale e operatore sanitario. Inoltre i tecnici, già tesserati prima dell’inizio dei campionati di serie A e B con incarico diverso da quello di allenatore responsabile della prima squadra presso società della L.N.P., possono essere autorizzati dal Settore Tecnico, previa risoluzione consensuale del contratto economico in essere, ad effettuare un secondo tesseramento nella stessa stagione sportiva nell’ambito di società appartenenti alla medesima L.N.P. con l’incarico di responsabile della prima squadra.
2. Ai Tecnici è vietato di prestare la loro opera, sia pure temporanea ed occasionale, a favore di società per le quali non hanno titolo a tesserarsi.
3. Ai Tecnici inquadrati nell'Albo del Settore Tecnico è fatto divieto di trattare direttamente o indirettamente e comunque di svolgere attività collegate al trasferimento ed al collocamento dei calciatori. Essi sono soltanto legittimati a fornire alle società di appartenenza la loro consulenza di natura esclusivamente tecnica.
4. Ai Tecnici è altresì vietato di svolgere mansioni riservate, in base al presente Regolamento, a Tecnici di categoria superiore, senza la specifica autorizzazione in deroga, di competenza del Comitato Esecutivo.
5. Il Comitato Esecutivo, tenuto conto dell’esito degli eventuali giudizi disciplinari, può revocare eventuali autorizzazioni o deroghe già rilasciate.
6. La violazione delle disposizioni di cui ai commi precedenti comporta l'adozione di provvedimenti disciplinari della Commissione Disciplinare del Settore Tecnico.



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Ciro Ferrara non può allenare: se domenica va in panchina, deve essere squalificato


Ciro Ferrara non può allenare la Juventus, ha già un tesseramento come tecnico federale, oppure anche in questo caso hanno inventato la scappatoia? Anni fa mi fecero un sacco di storie perchè allenavo una squadra e COLLABORAVO ogni tanto con un altra scuola calcio..e allora?
Allora bisogna svegliarsi e cominciare a difendere i propri diritti. Vi ricordate il caso Mancini nel 2001? Era allenatore in seconda alla Lazio e durante la stagione andò ad allenare la Fiorentina con una norma ad hoc...Basta!!! E' ora di finirla, ci siamo stancati. Dobbiamo cambiare le cose!!!
Inoltre propongo la nostra prima riunione lunedì 21 settembre a San Sepolcro(Arezzo), dove ho molti amici ed è un luogo piùo meno equidistante per tutti. Un caro saluto a tutti.
Alessandro Z.


Attraverso queste pagine facciamo presente al Settore Tecnico la posizione in essere del Sig Ciro Ferrara in relazione al Punto 1 dell'Art. 38 delle Norme del Settore Tecnico.
Abbiamo in archivio numerosi casi di colleghi (con provvedimenti pubblicati nei Comunicati Ufficiali dei competenti Comitati Regionali) che per doppio tesseramento sono incorsi in lunghe squalifiche. Il regolamento non fa distinzioni tra dilettanti e professionisti, quindi per eguaglianza tra tesserati, aspettiamo le giuste determinazioni e/o delucidazioni dalla F.I.G.C.




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lunedì 18 maggio 2009

Mourinho, uno scudetto contro gli ipocriti e i voltagabbana


Articolo di Xavier Jacobelli.

Adesso che Jose' Mourinho si e' consegnato alla storia del calcio italiano anche per essere il primo allenatore portoghese ad avere vinto lo scudetto al primo tentativo, e' immancabilmente scattata la rincorsa al suo carro. In questi casi, il fenomeno e' universale, s'intende e non meramente ristretto alla penisola, ma basta leggere o ascoltare i peana di queste ore, per rendersi conto che il trionfo interista non sarebbe potuto essere piu' appagante per chi l'ha firmato. La verita' e' che questo titolo appartiene prima di tutto ad un uomo abituato a dire cio' che pensa pensando a cio' che dice; e' un tricolore da sbattare in faccia agli ipocriti e ai voltagabbana; e' l'impresa di una squadra e di una societa' alle quali il signore di Setubal ha fatto da scudo come solo Helenio Herrera e Giovanni Trapattoni, tanto per fare nomi, erano stati capaci di fare in passato. In principio c'erano le vedove di Mancini. Poi sono venuti quelli che volevano tappare la bocca a Jose', magari con del cemento, cosi' il problema sarebbe stato risolto una volta per tutte. Quindi sono arrivati gli accademici del pallone, magari senza panchina da anni, i quali, con eleganza pari alla classe, avevano sentenziato: "Il portoghese l'ha fatta fuori dal vaso". E ancora: i frustrati, gli invidiosi, i perdenti che di volta in volta sono saliti sui pulpiti tv per spiegare al tecnico dell'Inter come gira il mondo, rodendosi il fegato a causa del suo ingaggio, contestandone la preparazione e la bravura grazie alle quali, in carriera Mourinho ha vinto 14 titoli nelle ventisette competizioni alle quali hanno partecipato le squadre che ha diretto. Lui, che ha capito tutto di noi, ha tirato diritto per la sua strada e ha dimostrato che cosa significhi il coraggio di non avere paura. Di misurarsi con un calcio tritacarne, senza memoria ne' gratitudine (vogliamo parlare di cio' che sta accadendo ad Ancelotti, dal proprio datore di lavoro tacciato di essere l'uomo che ha fatto perdere lo scudetto al Milan? Vogliamo parlare del trattamento riservato a Ranieri, da mesi inverecondamente attaccato e mediaticamente linciato nonostante a Torino, alla guida di questa Juve, abbia camminato sulle acque ?). Con rispetto parlando per i due club e per il loro blasone, cio' che a Mourinho era riuscito prima al Porto e poi al Chelsea non e' paragonabile alla portata di questo scudetto interista n.17. Meritato, legittimato, conquistato dalla squadra piu' forte. E dal tecnico migliore. Ha vinto Mourinho, ha vinto l'Inter, ha vinto Moratti. Al quale e' stato addirittura il Milan a consegnare il titolo, addirittura ventiquattro ore prima che i nerazzuri scendessero in campo. Per un interista e' davvero il Massimo. Con la emme maiuscola.



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domenica 10 maggio 2009

Francesco Totti, un esempio di correttezza e lealtà sportiva


Quando c'è aria di crisi, quando le cose non vanno bene, bisogna prendere per mano la squadra. Lui lo fa sempre, non si tira indietro. Quando Cossu è preso dai crampi, e Biondini, Lopez e Conti gli fanno cenno di buttarla fuori, lui imperterrito continua, perchè c'è da fare male, perchè le disposizioni regolamentari lo consentono. Quindi Perrotta segna. Bravo Massimo Tecca, il commentatore di Sky che non è tifoso della Roma, a stigmatizzare l'accaduto, bravo Di Gennaro. La regola del continuare a giocare valeva anche per il primo tempo però, dove i giocatori del Cagliari hanno messo la palla fuori due volte per soccorrere altrettanti falli subiti dai giallorossi. Grande Fair Play, che la dice lunga sulla stagione della Roma, che un pur antipatico Mister aveva predetto: "szero titoli"



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venerdì 1 maggio 2009

Più applausi che fischi per Balotelli il San Paolo batte il razzismo


Fonte: Il Mattino - Autore: Dario Del Porto

Doveva essere la notte antirazzista dopo i cori di Torino contro Mario Balotelli. E il San Paolo cerca di non deludere. Schiera compatta la buona volontà di molti, quasi tutti, contro la stupidità di qualcuno. Così alla mezz´ora del primo tempo, appena dopo lo scoppio di un petardo un po´ troppo rumoroso, dalla tribuna vola una bottiglietta ma il pubblico si dissocia e indica agli steward il (presunto) responsabile. Poco più tardi parte un timido «Balotelli figlio di...» al quale, subito, risponde una salva di fischi.
Era iniziata con Giuseppe Cirillo, psicologo e sessuologo, arrivato allo stadio con il volto interamente dipinto di nero e una maglietta azzurra con scritto «un te...nero abbraccio». A tutti Cirillo ha detto: «Oggi mi chiamo Mario, non Giuseppe». Poi ha aggiunto a questo primo, lodevole, messaggio un gesto dal significato almeno in apparenza meno esplicito: «Ho inviato negli spogliatoi a Moratti e alla squadra dell´Inter un pacco di preservativi gratis». Preservativi, professore? «Sì, per preservare, come dice la parola stessa, dall´ipocrisia e dal razzismo». E mentre parla, una coppia di tifosi lo vede, si presenta e si fa fotografare insieme a lui.
In campo naturalmente la storia è diversa. SuperMario è rispettato. Ma quando prende palla fa paura. Lo accompagnano fischi assordanti, ma nessun ululato, che si sciolgono in applausi quando il suo diretto avversario, Fabiano Santacroce, lo anticipa, spesso in bello stile. Neri, e italianissimi, tutti e due. E l´Olimpico di Torino, con il suo "non esistono negri italiani", è servito. Peccato solo per quei petardi che in un paio d´occasioni scuotono il San Paolo. Solo nel finale la curva se la prende con Supermario, ma c´è una ragione: l´interista si scontra con Lavezzi mentre l´argentino lascia il campo.
All´ingresso in campo per il riscaldamento il pubblico aveva ignorato Balotelli riservando all´Inter gli slogan di sempre e qualche coro allo Special One Mourinho. Ma quando lo speaker ha invitato gli spettatori a dare un calcio al razzismo per trasmettere «una ulteriore dimostrazione di sportività e senso civico», è partito un applauso caloroso e convinto. Più o meno nello stesso momento, la curva A srotolava uno striscione per Giovanni Tagliaferri, il ragazzo ucciso a coltellate la sera del lunedì di Pasquetta, nella centralissima via Colombo, per uno sguardo rivolto a una ragazza: «La tua vita innocente troppo presto cancellata, un´anima azzurra per sempre cancellata. Ciao Vanni».
La gara contro la capolista arriva dopo una serie interminabile di partite senza vittorie, 14 da quel Napoli-Catania ormai lontanissimo nel tempo. Troppo, anche per un pubblico appassionato come quello napoletano. In avvio, la tifoseria non risparmia stoccate a squadra e società: «Alcol donne e divertimenti ecco perché in campo siete inconcludenti. Pretendiamo una squadra vera o che giochi la primavera», scrive la A. La curva B prima si divide su Fabio Cannavaro. «Un simbolo» secondo i Fedayn, mentre un altro striscione recita: «L´amore ti era ritornato quando il Real ti ha scaricato». Poi "pizzica" De Laurentiis: «Aurelio, il Napoli non è un marchio». E Marino: «I milioni solo a Cysterpiller e Corioni. Direttore, vogliamo veri campioni».
In tribuna è annunciato il ct Marcello Lippi successore (e predecessore) di Roberto Donadoni sulla panchina della Nazionale. Ma Napoli-Inter è una partita speciale anche per la comunità comunque numerosa di napoletani di fede nerazzurra. Molti sono sugli spalti, come il pm Antonio D´Alessio, che nei giorni scorsi ha indagato sul massacro consumato nella villa dell´imprenditore Franco Ambrosio alla Gaiola. Minoranza silenziosa, mescolata nel San Paolo stracolmo che aspetta il riscatto dopo troppi bocconi amari.