venerdì 1 maggio 2009

Più applausi che fischi per Balotelli il San Paolo batte il razzismo


Fonte: Il Mattino - Autore: Dario Del Porto

Doveva essere la notte antirazzista dopo i cori di Torino contro Mario Balotelli. E il San Paolo cerca di non deludere. Schiera compatta la buona volontà di molti, quasi tutti, contro la stupidità di qualcuno. Così alla mezz´ora del primo tempo, appena dopo lo scoppio di un petardo un po´ troppo rumoroso, dalla tribuna vola una bottiglietta ma il pubblico si dissocia e indica agli steward il (presunto) responsabile. Poco più tardi parte un timido «Balotelli figlio di...» al quale, subito, risponde una salva di fischi.
Era iniziata con Giuseppe Cirillo, psicologo e sessuologo, arrivato allo stadio con il volto interamente dipinto di nero e una maglietta azzurra con scritto «un te...nero abbraccio». A tutti Cirillo ha detto: «Oggi mi chiamo Mario, non Giuseppe». Poi ha aggiunto a questo primo, lodevole, messaggio un gesto dal significato almeno in apparenza meno esplicito: «Ho inviato negli spogliatoi a Moratti e alla squadra dell´Inter un pacco di preservativi gratis». Preservativi, professore? «Sì, per preservare, come dice la parola stessa, dall´ipocrisia e dal razzismo». E mentre parla, una coppia di tifosi lo vede, si presenta e si fa fotografare insieme a lui.
In campo naturalmente la storia è diversa. SuperMario è rispettato. Ma quando prende palla fa paura. Lo accompagnano fischi assordanti, ma nessun ululato, che si sciolgono in applausi quando il suo diretto avversario, Fabiano Santacroce, lo anticipa, spesso in bello stile. Neri, e italianissimi, tutti e due. E l´Olimpico di Torino, con il suo "non esistono negri italiani", è servito. Peccato solo per quei petardi che in un paio d´occasioni scuotono il San Paolo. Solo nel finale la curva se la prende con Supermario, ma c´è una ragione: l´interista si scontra con Lavezzi mentre l´argentino lascia il campo.
All´ingresso in campo per il riscaldamento il pubblico aveva ignorato Balotelli riservando all´Inter gli slogan di sempre e qualche coro allo Special One Mourinho. Ma quando lo speaker ha invitato gli spettatori a dare un calcio al razzismo per trasmettere «una ulteriore dimostrazione di sportività e senso civico», è partito un applauso caloroso e convinto. Più o meno nello stesso momento, la curva A srotolava uno striscione per Giovanni Tagliaferri, il ragazzo ucciso a coltellate la sera del lunedì di Pasquetta, nella centralissima via Colombo, per uno sguardo rivolto a una ragazza: «La tua vita innocente troppo presto cancellata, un´anima azzurra per sempre cancellata. Ciao Vanni».
La gara contro la capolista arriva dopo una serie interminabile di partite senza vittorie, 14 da quel Napoli-Catania ormai lontanissimo nel tempo. Troppo, anche per un pubblico appassionato come quello napoletano. In avvio, la tifoseria non risparmia stoccate a squadra e società: «Alcol donne e divertimenti ecco perché in campo siete inconcludenti. Pretendiamo una squadra vera o che giochi la primavera», scrive la A. La curva B prima si divide su Fabio Cannavaro. «Un simbolo» secondo i Fedayn, mentre un altro striscione recita: «L´amore ti era ritornato quando il Real ti ha scaricato». Poi "pizzica" De Laurentiis: «Aurelio, il Napoli non è un marchio». E Marino: «I milioni solo a Cysterpiller e Corioni. Direttore, vogliamo veri campioni».
In tribuna è annunciato il ct Marcello Lippi successore (e predecessore) di Roberto Donadoni sulla panchina della Nazionale. Ma Napoli-Inter è una partita speciale anche per la comunità comunque numerosa di napoletani di fede nerazzurra. Molti sono sugli spalti, come il pm Antonio D´Alessio, che nei giorni scorsi ha indagato sul massacro consumato nella villa dell´imprenditore Franco Ambrosio alla Gaiola. Minoranza silenziosa, mescolata nel San Paolo stracolmo che aspetta il riscatto dopo troppi bocconi amari.

Nessun commento: