sabato 29 agosto 2009

A.S.D. Torres Calcio


Fonte: ASD Torres Calcio
A.S.D. Torres Calcio
Sede Sociale: Via Romita, 1
07100 Sassari - Italia
P.IVA 02267350904
Tel. Uffici: 079274528
FAX 0792858944
e-mail: info@torrescalcio.it

La S.E.F. Torres nacque a Sassari nel giugno del 1903. Le primissime riunioni, risalenti ai primi mesi di quell'anno, si ebbero in un magazzino di proprietà del professor Camillo Sattabranca, in vicolo Bertolinis.
L'idea di costituire una polisportiva a Sassari fu opera di uno dei suoi soci fondatori: il professor Berlinguer, a cui va anche il merito della scelta del nome Torres alla Società Educazione Fisica.

La Torres, come società calcistica, fece il suo esordio nell'ambiente sportivo cittadino soltanto a metà degli anni venti. Nell'agosto del 1926, contro la Terranovese, si disputò la prima partita ufficiale sul campo dell'Acquedotto. Le due formazioni si erano già affrontate in altre circostanze, ma mai in un clima di così grande entusiasmo. In maglia rosa, i sassaresi scesero in campo nel seguente ordine: Fois (cap.), Dessì, Gobbi, Brecchi, Berlinguer, Sanna, Spinelli, Mura Giovanni, Carbonetto, Mura I, Mura II. I sassaresi vinsero, in quell'occasione, per 4-1 e concessero il bis nella partita di ritorno, questa volta sul campo di Terranova. La vittoria in trasferta per 2-0 fu accolta con un tale entusiasmo che il presidente Conte di Sant'Elia offrì ai giocatori, rientrati dopo la gara in città, un vermouth nel celebre "Cafè Abbondio".
Per molti anni la città di Sassari garantì sport a buoni livelli. La mancanza di strutture idonee rese difficile l'avvicinarsi allo sport per molti atleti sardi.
Fu merito della Torres Calcio che lo scenario sportivo provinciale iniziò a prendere coscienza delle proprie potenzialità e sull'esempio della formazione sassarese nacquero squadre come l'Ilva, il Tempio, il Sorso, L'Olbia, l'Alghero, l'Argentiera, futuri trampolini di lancio per molti atleti dell'isola. La Torres approdò al campionato di I° Divisione (l'attuale serie C) nel 1932. Compagini come il Perugia, il Grosseto, il Foggia, l'Arezzo, il Foligno, fecero il loro esordio all'Acquedotto. Alla fine della stagione, la formazione sassarese, nonostante fosse esordiente in quella categoria, si piazzò al quarto posto alle spalle del Perugia, promossa alla Serie B soltanto per un soffio.

Gli anni successivi non furono all'altezza delle aspettative e la squadra sassarese non andò oltre il settimo e l'ottavo posto. Questa una delle formazioni rossoblù negli anni trenta: Piras, Bozzo A., Macis, Vercesi, Piciaredda, Casazza, Laom, Marongiu, Serradimigni I, Farina, Castagneto. Qualche anno dopo, l'alto costo del campionato costrinse la Torres a compiere dei tagli economici che costarono il ritiro della squadra a metà torneo. L'attività agonistica riprese lentamente nel 1939 per merito di uno dei più grandi personaggi della storia della Società: Antonino Diana, socio fondatore e presidente onorario.
Il dopoguerra
Con la chiamata alle armi in occasione del secondo conflitto mondiale, tutte le attività sportive si dovettero interrompere e molti atleti rossoblù partirono per il fronte. La formazione della Torres degli anni '40Scorreva l'anno 1941. Ci vollero ben tre anni prima di rivedere a Sassari una partita ufficiale.
Il 24 settembre 1944 un gruppo di ex calciatori ricostituì la squadra e, per gentile concessione della Commissione alleata, i rossoblu giocarono contro gli inglesi della R.A.F., inaugurando così la nuova stagione agonistica. La Torres vinse 4-3, reti di Chiappe, Moi, Arca e Mastino.
Questa la formazione che vinse contro gli inglesi: Zolezzi, Dongu, Sciascia, Arca, Desole, Era, Mastino, Moi, Piras, Sau, Chiappe. Le prime partite ufficiali furono giocate nel "Campo Sociale della Torres" e il costo del biglietto oscillava dalle 15 £ per le tribune alle 10 £ per il prato.

Lo stadio Acquedotto riaprì le porte al calcio giocato soltanto a metà ottobre del 1944, con la partita ufficiale Torres - Cagliari. Sotto un vento impietoso, i sassaresi si aggiudicarono quella partita per 1-0, goal al 6' minuto di Torricelli, militare di leva a Sassari in quel periodo.
A metà novembre iniziò il campionato di I° Divisione e, all'esordio, i rossoblu archiviarono la pratica Pirri con un secco 3-1. Il 18 gennaio del 1945, si ebbero le elezioni per le cariche sociali e il Consiglio direttivo affidò la presidenza ad Aldo Berlinguer con Ignazio Satta vice presidente. La Torres dovette accontentarsi, in questa stagione, del quarto posto, mentre il Cagliari, vincendo il campionato, approdò alla Serie C.

Per festeggiare l'evento, arrivò all'Acquedotto la formazione bianconera della Juventus e, in quella partita, Giampiero Boniperti fece il suo esordio con la maglia bianconera. Purtroppo, la stagione successiva non fu molto esaltante e la Torres si trovò subito invischiata nella lotta per non retrocedere.
La sterilità in attacco della formazione guidata da Gnemmi, nella doppia veste di allenatore - giocatore, fu all'origine del tracollo torresino e nemmeno l'arrivo della punta Catesi servì a risollevare le sorti della Società rossoblu.
Alla fine del campionato, la Torres si piazzò al penultimo posto in classifica e il presidente Pani, impossibilitato a continuare il mandato, rassegnò le dimissioni. Al suo posto, subentrò Giuseppe Tomé, eletto presidente il 26 settembre dello stesso anno.
Più positiva la stagione 1948/49. Il 2-2 contro la temibile formazione dell'Argentiera rivelò una formazione forte in tutti i reparti e l'arrivò dell'estremo difensore Luciano Casadei garantì sicurezza al reparto difensivo e permise ai rossoblu di classificarsi al terzo posto in classifica, alle spalle dell'Italpiombo e del Monteponi.

Gli anni '50

Gli anni 50 riecheggiano come macigni nella memoria del popolo rossoblu. Sono gli anni di Lepri, Umberto Serradimigni e Vanni Sanna.
La formazione della Torres nel 1951In quegli stessi anni arrivarono alla corte del dott. Maccari, allora presidente della Torres, allenatori che fecero la storia dello sport sassarese: Latella, Plemich e l'ungherese Kincses.
Nel 1950, il finanziamento di cinque milioni a fondo perduto per la costruzione di nuove tribune e di un nuovo impianto di drenaggio, consentirono alla società sassarese di ultimare i lavori di ristrutturazione dello stadio e del campo. La pista d'atletica e le nuove tribune furono completate solo nel 1953.

Costruita per un campionato di vertice, la Torres affrontò le fasi finali del campionato di I° Divisione, girone nord, con la consapevolezza di essere la squadra da battere.
La sconfitta per 5-3, nella finalissima contro i biancocelesti dell'Ilvarsenal, allontanò il sogno di una possibile promozione e la possibilità di confrontarsi con le squadre più blasonate della penisola.

La formazione della Torres nel 1953 Sotto la guida dell'esperto Latella, i rossoblu provarono l'anno successivo l'attacco al primato in classifica. Con la vittoria per 5-0 contro la formazione maddalenina del Cral Marina, la Torres battezzò con un secco 5-0 la stagione 1950/51. Questa la formazione che mister Latella schierò all'esordio: Campus, Gnocchi, Maggi, Arca, Scavio, Serradimigni II, Puttinati, Sanna, Bardanzellu, Meridiani, Grisetti.

Per dovere d'ospitalità, la Torres disputò quella partita con la maglia blu, lasciando agli ospiti il diritto d'indossare la casacca rossoblu, colori simbolo di entrambe formazioni.Con una sola sconfitta al passivo, la Torres vinse il campionato di I° divisione quasi senza colpo ferire e Vanni Sanna, con 21 reti, si piazzò al secondo posto nella classifica dei marcatori.
Nel girone sardo - laziale del campionato di promozione, la Torres contese il primato in classifica alla Romulea e al Monteponi. Il passo falso del Monteponi a Terracina e della Romulea a Frascati consentì ai rossoblu l'aggancio alle prime della classe. La penultima giornata avrebbe deciso la regina del campionato.
Sul terreno amico dell'Acquedotto, i sassaresi giocarono la gara della vita contro la capolista Monteponi. Privi delle due mezzali titolari e con Vanni Sanna a mezzo servizio, i sassaresi non riuscirono ad arginare lo strapotere della formazione ospite che, con la rete di Tartara al 17', espugnò il bunker rossoblù. Il terzo posto in classifica consentì ugualmente l'accesso al campionato denominato di IV° serie.
A seguito della riforma Barassi, le prime tre di ogni girone del campionato di Promozione e le retrocesse dal campionato di serie C andarono a costituire un nuovo campionato denominato di IV° serie, suppletivo a quello di promozione.

Costruita per un'annata di transizione, la Torres disputò la stagione 1952/53 con un rendimento molto alterno, ottenendo i punti della salvezza in casa contro l'Arezzo. L'arrivo dell'allenatore Plemich e l'acquisto della punta Lepri garantirono gioco e continuità di rendimento.
Di notevole importanza la quaterna rifilata al Monteponi nella stagione 1954/55. In quella circostanza, Lepri con tre reti fu il mattatore di quella gara.
Con la sconfitta decisiva in casa del Frosinone per 2-1, la Torres dovette abbandonare definitivamente le speranze di un possibile aggancio al Colleferro che, al comando della classifica sin dalle prime giornate, guadagnò meritatamente la promozione in serie C.

Gli anni d'oro della formazione rossoblù continuarono con l'arrivo, nella stagione 1957/58, dell'ungherese Kincses che riuscì a dare alla squadra fiducia nei propri mezzi ed un'organizzazione di gioco insolita in un campionato di serie C. La manovra si dimostrò subito ariosa e ficcante, specie sulla fascia sinistra, dove le accelerazioni di Cadé portarono più di un'insidia alle maglie delle difese avversarie.
Formazioni come l'Avezzano, la Squibb e la Romulea trovarono, questa volta, una formazione isolana veramente competitiva che si giocò l'accesso al campionato superiore sino alla fine, cedendo lo scettro solo all'ultima giornata quando il pareggio per 2-2 sul campo dello Spoleto consegnò il primato in classifica alla squadra romana della Squibb.

Rinforzata di nuovi elementi, la Torres vinse il campionato di IV° Serie l'anno successivo, con Remo Galli nuovo allenatore rossoblù. Un girone d'andata pressoché perfetto consentì ai rossoblù di vincere il torneo con quattro giornate d'anticipo.
Lepri, con 24 reti, arrivò secondo nella classifica dei goleador più prolifici.


Questa la formazione tipo del campionato 1958/59: Mistioni, Bisiacchi, Colusso, Marchisio, Fogli, Milan Sebastiani, Sabattini, Travison, Cadé, Lepri.
Gli anni '60

La formazione della Torres 1959-60 All'inizio degli anni 60, il ritorno di Vanni Sanna nello scacchiere rossoblù, garantì alla Torres più fantasia in fase offensiva.
I risultati, in ogni modo, altalenanti non consentirono alla Torres un piazzamento diverso dalla sesta posizione ottenuta nella stagione 1962/63 nel campionato di Serie C.
Dopo 10 anni alla guida della Società rossoblù, lasciò la presidenza Tonino Maccari.
Gli subentrò un gruppo di dirigenti che affidarono la squadra alla capacità
tecnica dell'allenatore Piacentini.
Il settimo posto nella stagione 1963/64 mise in luce pregi e difetti di una società proiettata, forse, in una dimensione oltre le proprie reali potenzialità.
Il talento di Lepri, abile nel dribbling e nel cercare la via del goal, e la velocità dell'esterno sinistro Milani furono troppa poca cosa per una formazione che aveva nella promozione l'obiettivo principale.
Questi i ragazzi schierati da Piacentini in quell'anno: Biagi, Sabattini, Colusso, Zini, Fogli, Cavallini, Nardi, Galli, Galasi, Milani, Lepri.

La formazione della Torres 1961-62 che sconfisse il Cagliari all'Acquedotto L'anno successivo la situazione peggiorò rapidamente rimanendo coinvolto nella bagarre generale persino lo spogliatoio. In quell'anno i rossoblù si piazzarono al decimo posto e, nemmeno le ottime partite giocate contro la capolista Pisa e quella al cardiopalma contro l'Anconitana furono sufficienti per salvare la panchina del tecnico rossoblù.
L'arrivo di Varo Bravetti, proveniente dal Perugia, come General Manager al posto di Allasio portò esperienza in casa rossoblù.
Il nuovo "diesse" puntò tutto sull'acquisto di un terzino e di un mediano che garantissero, al centrocampo, quell'assetto del tutto assente gli anni precedenti. Arrivarono, così, Vaiani e Ripari. La squadra fu affidata al dott. Bosi, prima di allora allenatore del Perugia.
Gli schemi del nuovo tecnico non furono supportati dai risultati e, dopo 4 sconfitte consecutive, la Torres optò per il suo esonero.
Alla 17° giornata, Bravetti assunse l'incarico d'allenatore d'emergenza e, con il suo entusiasmo, portò i ragazzi di Sassari ad una vittoria scaccia crisi sul campo di Pistoia. L'esperienza di Bravetti consentì alla formazione rossoblù di salvarsi con qualche giornata d'anticipo, un ottimo risultato considerando il momento buio d'inizio campionato.

L'anno seguente, Vinicio Viani accettò l'incarico di allenare la formazione rossoblù e Bravetti ritornò alla mansione di direttore sportivo. Il campionato fu abbastanza deludente e la Torres si piazzò al 12° posto.
Gli ultimi anni non si discostarono molto dai precedenti. L'arrivo di Tonino Colomban come allenatore portò nuova linfa vitale in casa rossoblù e le speranze di un campionato di vertice aumentarono con l'arrivo di nuovi rinforzi, tra cui Antonello Cuccureddu, che diventerà qualche stagione più tardi pedina fondamentale della difesa Juventina.
Le aspettative si rivelarono alquanto infondate ed i risultati altalenanti portarono la squadra ad una stagione fallimentare. La tecnica dell'undici rossoblù era d'indubbio valore ma la mancanza di una panchina lunga fu alla basedei risultati poco soddisfacenti.
L'unica nota lieta di quell'anno fu la promozione, a metà stagione, di Umberto Serradimigni come allenatore professionista.
Questa la formazione che, nel campionato 1967/68, si piazzò al decimo posto: Zaccheddu, Missio, Morbidoni, Cuccureddu, Bertolazzi, Polesello, Morelli, Maiani, Meneghetti, Nenci, Morosi.

L'anno successivo arrivò un buon quinto posto ma, i numerosi contrasti con Bravetti, spinsero Colomban a consegnare le dimissioni.
Con il nuovo tecnico Biagini, la Torres non ottenne i risultati sperati e i rossoblù si salvarono solo all'ultima giornata. Cambio anche ai vertici della Società con Giovanni Benassi eletto nuovo Presidente al posto di Cenzo Simon. Il nuovo patron richiamò Allasio con funzioni di "diesse" in sostituzione di Bravetti.
Gli anni '70

La crisi politica che caratterizzò gli anni settanta in Italia, colpì a livello economico anche la società rossoblù e, neanche l'arrivo di Gianuario Pinna riuscì a dare una scossa decisiva all'ambiente sportivo sassarese.
Con queste premesse, la squadra fu quella che assorbì maggiormente il tracollo, dove le retrocessioni, promozioni e soprattutto esoneri si susseguirono ripetutamente.
Vale la pena ricordare la stagione 76/77, nella quale la Torres si qualificò quarta nel campionato di serie D. I risultanti altalenanti tra le mura amiche rappresentarono l'emblema della crisi che attraversò la società in quegli anni.
Se la vittoria esterna con la Romulea, alla seconda giornata, si rivelò una boccata d'ossigeno, la sconfitta in casa con la Fulgorcavi per 2-1, riportò tutti alla realtà.
Le accelerazioni laziali si rivelarono un'arma micidiale, e l'attacco a tre punte non diede scampo alla difesa a quattro del tecnico Carradori. A tutto ciò si aggiunse la condanna della commissione vertenze economiche della lega nazionale semi professionistica, che costrinse la società torresina a versare al giocatore Ceccherini la somma di £ 600.000 a saldo spettanze per l'anno sportivo 75/76.

I segnali di ripresa arrivarono già nella partita con il Velletri, conclusa a reti inviolate dove, nonostante gli importanti forfait di Ferrante in difesa, Guerri a centrocampo, e Serpelloni e Pittoni in attacco, la squadra sassarese mise più volte il bavaglio all'undici laziale.
Il passo falso di Iglesias (0 - 3 in casa dei sulcitani) fu subito riscattato all'Acquedotto con il Formia quando l'ex olbiese Di Carlo, all'esordio in maglia rossoblù, inventò letteralmente il goal partita regalando ai propri colori la prima vittoria interna.
I due pareggi consecutivi con Nuorese e Calangianus e la vittoria per 1-0 con il Latina portarono a cinque le partite utili consecutive. In un campo ridotto ai limiti della praticabilità, Di Carlo e compagni imposero ai laziali il loro ritmo. Il risultato andò oltre il goal di misura. Il Latina si presentò all'Acquedotto con un ottimo ruolino di marcia (una sola sconfitta in nove gare disputate) e il timore reverenziale per la formazione di Leonardi fu d'obbligo.
Il goal fu realizzato da Pittorru che, di testa, indirizzò in fondo alla rete un tiro cross di Rotili.
Ma il vero trionfo arrivò alla 13° giornata, al Bartolani, con il Cisterna, dove i sardi si imposero per1-0. Sino al goal, la Torres controllò saggiamente la gara, merito di un centrocampo accorto dove il solito Rotili, la falsa ala destra Lombardi, Bravo e a turno Bonanomi e Di Carlo furono gli artefici dell'impresa.
Vittoria d'indubbio prestigio, sia per la classifica che per il morale, dando ragione a coloro che volevano il tecnico romano sulla panchina rossoblù.
Il girone di ritorno, iniziato all'insegna dell'ottimismo, portò due punti importantissimi nella sfida con il fanalino di coda Romulea.
Il tecnico della squadra ospite Bernardini, nel tentativo di arginare le giocate di Di Carlo, costrinse il suo miglior difensore Palmieri ad una marcatura ad uomo sul fantasista rossoblù. Il goal arrivò nella ripresa, con un preciso rasoterra di Giacometti.
La vittoria sulla Fulgorcavi per1-0, goal di Di Carlo, riaccese le speranze, se non per una improbabile promozione, quantomeno per un fine campionato all'altezza delle aspettative. Il sogno rossoblù di portarsi a cinque punti dal Bancoroma s'infranse in terra toscana, dove nel recupero di campionato, la Tuscania si impose sulla formazione sarda per 2-0.
Lo 0-0 con il Civitavecchia degli ex Pellé e Rizzato e il secco 2-0 con l'Iglesias, misero in evidenza i limiti, se non tecnici, almeno di carattere dei ragazzi di Carradori, accusati dalla stampa locale a più riprese di poco impegno, talvolta assai scarso, profuso dai singoli sul terreno di gioco.

Tre pareggi consecutivi e la sconfitta con il Formia per 2-0, allontanarono così velleità d'alta classifica.
La settimana successiva, il Calangianus impattò all'Acquedotto per 0-0. La squadra gallurese impostò una formazione di tutto contenimento, imbottita a metà campo di centrocampisti. Il derby si rivelò abbastanza incolore, con Rotili e compagni incapaci di imporre il proprio gioco sul terreno amico.
La vittoria con il Sant'Elena per 3-0, reti di Gavini, Bravo e Rotili, permise alla Torres, trascinata da un superbo Bonanomi, di raggiungere il quarto posto, che mantenne sino alla fine, grazie al passo falso dei barbaricini a Calangianus.

Arrivarono altre vittorie: 1-0 contro l'Almas (goal di Di Carlo), 2-0 esterno contro il fanalino di coda Rieti (goal di Bravo e Rotili), ma i numerosi pareggi che si susseguirono per tutto il girone di ritorno non consentirono ai sassaresi d'ottenere un piazzamento migliore del quarto posto, raggiungendo quel traguardo minimo che la società si era prefissata: la coppa Cossu - Mariotti, riservata alle formazioni di serie D.
La crisi societaria, che visse in quegli anni la Torres, si ripercosse non solo nei risultati ma anche a livello dirigenziale e l'alternarsi di presidenti alla fine degli anni settanta ne fu una prova.
Franco Masala succedette a Gianuario Pinna, ma i piazzamenti in classifica non migliorarono (un ottavo e un settimo posto), sino al campionato 1980 - 81, quando la Torres centrò la promozione in C2 sotto la nuova direzione del presidente Bastianino Vanacore.

Gli anni di Zola. La crisi. La rinascita

Alla morte di Bastianino Vanacore, un triumvirato composto da Bruno Rubattu, Silverio Multineddu e Piero Mele prese le redini della Società.
Con una Società sana, i risultati non si fecero attendere e, dopo il quarto posto nel campionato 1981/82, la Torres sfiorò la promozione in C/1 con il nuovo patron Antonello Lorenzoni.
Sotto la guida del compianto Vanni Sanna, la Torres si giocò sino alla fine il primato in classifica, ma dissapori interni tra la Società ed il tecnico portarono all'esonero di quest'ultimo.
Il 2 marzo, tre giorni dopo il match contro il Sant'Elena, il Consiglio d'Amministrazione, con delibera unanime, esonerò Vanni Sanna. Al suo posto subentrò Mario Tiddia. Dopo una stagione altalenante, i rossoblù si giocarono la promozione all'Acquedotto contro la capolista Prato. La squadra toscana, decisamente più forte di quella sarda, s'impose per 2-0, goal Vitale e Venturini, guadagnando la promozione con due giornate d'anticipo.
L'anno successivo, arrivò alla corte di Lorenzoni Angelo Domenghini. Il nuovo tecnico rossoblù potenziò soprattutto il reparto offensivo, il tallone d'Achille della Torres nelle passate stagioni.
L'arrivo di Cau portò maggiore incisività in avanti, ma i risultati non arrivarono ugualmente e dopo tre pareggi consecutivi con Olbia, Sant'Elena, Civitavecchia, lo 0-0 di Casale, a metà novembre, costò la panchina del tecnico rossoblù.
L'arrivo del nuovo tecnico Roberto Balestri non portò grosse modifiche, almeno tatticamente, allo scacchiere torresino ed i risultati non brillanti che accompagnarono la squadra in questa stagione, non consentirono che un piazzamento a ridosso delle prime della classe.
Poco felici i due anni successivi, dove la Torres non andò oltre l'ottavo ed il nono posto.

La formazione della Torres che ha vinto il campionato di C2 nel 1986/87 Nella stagione 1986/87, la squadra fu affidata a Bebo Leonardi. Bruno Rubattu divenne il nuovo presidente della Torres.
La squadra fu completamente rivoluzionata nel suo organico e l'arrivo di Mario Piga e Gianfranco Zola, allora poco più di un ragazzino, garantirono al centrocampo sassarese, supportato peraltro dall'esperienza di Lubbia e Petrella, il giusto raccordo tra attacco e difesa.
Leonardi ebbe il merito di costruire uno spogliatoio compatto, che si avvalse del carisma di giocatori del calibro di Del Favero, Ennas, Piga, Tolu.
I rossoblù si guadagnarono la promozione in C/1 all'ultima giornata, vincendo per 1-0, goal di Mario Piga, contro l'Alessandria. Questi i gladiatori della promozione: Pinna, Cariola, Poggi, Petrella, Bertini, Del Favero, Tolu, Lubbia, Zola, Galli, Piga, Dossena, Ennas.

Gianfranco Zola L'anno successivo, i rossoblù mantennero l'organico della passata stagione e, dopo un ottimo girone d'andata, i risultati altalenanti di fine campionato costrinsero la Torres ad accontentarsi del settimo posto in classifica, un traguardo di prestigio per una formazione partita ad inizio anno con la salvezza come unico traguardo.
Partita con l'obiettivo di bissare quantomeno la stagione precedente, la Torres si preparò al campionato 88/89 con velleità d'alta classifica. La Società rossoblù si limitò a rinforzare la squadra nei reparti che più avevano bisogno di qualche nuovo innesto: Di Rosa e Barrella a supporto della linea difensiva e soprattutto l'acquisto di Favo, che arrivò a campionato iniziato, permise alla coppia Piga e Zola maggiore libertà di movimento nella manovra offensiva. Colpita a freddo dall'esonero di Bebo Leonardi alla vigilia di campionato, la Torres non risentì più di tanto il cambio di allenatore,Favo imponendosi nettamente con il risultato di 3 - 0 in casa con il Rimini di Iaconi.Questa la formazione schierata all'esordio dall'allenatore in seconda Lungheu: Pinna, Barrella, Di Rosa, Dossena, Mazzeni, Del Favero, Tolu (Di Francesco all'75'), Piga, Bardi, Zola, Ennas (Micciola all'86').
Liguori accettò di allenare i rossoblù al posto di Leonardi. Sotto la guida del nuovo tecnico, Zola e compagni conquistarono, con il quarto posto in classifica, il diritto di disputare la Coppa Italia.
La stagione 89/90 non fu esaltante come le due precedenti. La Torres, rivoluzionò tutto lo schieramento rossoblù e la squadra fu affidata al nuovo mister Paolo Specchia.
La partenza di Gianfranco Zola, destinazione Napoli, non fu supportata da altrettanto talento e, senza il fantasista di Oliena, la Torres non andò oltre il quinto posto, riuscendo a salvarsi, con la vittoria per 2-0 contro la matricola Ischia, soltanto all'ultima giornata.

Gli anni '90. La nuova società

La crisi societaria che colpì la Torres agli inizi degli anni '90, non consentì l'iscrizione nel campionato professionistico di serie C/2 ed i rossoblù si trovarono costretti a giocare tra i dilettanti nella stagione 1991/92. Per il secondo anno consecutivo, la panchina fu affidata ad Angelillo. La formazione sassarese si rese protagonista di un inizio di stagione abbastanza altalenante e, al primo test importante contro la Viterbese, i rossoblù conobbero l'onta di una bruciante sconfitta, che costò la panchina di Angelillo. Al suo posto, subentrò il compianto Vanni Sanna. Il nuovo allenatore ebbe il merito di dare alla squadra una nuova mentalità ed i risultati non si fecero attendere. Le quattro vittorie consecutive contro Grosseto, Tivoli, Alghero e Tharros, permisero alla Torres di presentarsi al giro di boa con una posizione in classifica abbastanza rassicurante che mantenne, tra alti e bassi, per tutto il girone di ritorno. Proprio in quei mesi, il presidente Corrado Sanna presentò istanza di fallimento presso il tribunale, depositando contemporaneamente il nome della Società: Polisportiva Sassari Torres.
Il Club sassarese non perdette il titolo sportivo e l'anno successivo poté iscriversi ugualmente al campionato di Serie D. Il nuovo tecnico Eppe Zolo volle una formazione completamente rivoluzionata nei suoi elementi. Ottima la stagione disputata dai rossoblù, quell'anno. La Torres si giocò contro l'Aquila, in una finale-spareggio, la promozione in Serie C/2. Al Flaminio di Roma, la Torres s'impose per 2-1 sugli abruzzesi, conquistando il diritto di giocare nuovamente tra i professionisti.
Nella stagione successiva, la Torres si presentò al cancelletto di partenza con lo stesso organico della promozione. I rossoblù giocarono un bruttissimo girone d'andata, ma l'arrivo di Massimiliano Pani alla corte di Zolo portò nuova linfa vitale al gioco stentato della formazione sassarese. La salvezza arrivò quasi inaspettata, frutto della serie impressionante di risultati utili consecutivi ottenuti nel finale di stagione. Questa una delle formazioni schierate da Zolo quell'anno: Pintauro, Podda, Paolini, Costa, Pinna, Carta, Fini (Carnevale), Conti V., Greco, Pani, Manca.

Pagato lo scotto del ritorno in serie C/2, la Torres cercò quasi subito di costruire una squadra che potesse affrontare un campionato di vertice. Nella stagione 1994/95, la dirigenza rossoblù confermò gran parte della rosa che, l'anno prima, aveva raggiunto il traguardo della salvezza. Giampietro, Greco, Fragliasso, Chessa e Pani costituirono l'ossatura della squadra, mentre i nuovi rinforzi andarono a completare principalmente il reparto difensivo, l'anello debole del passato campionato. Il campionato sembrò iniziare sotto i migliori auspici ma, contro il Lecco, arrivò la prima pesante sconfitta, aggravata dall'espulsione senza attenuanti di Pintauro e Pani nel corso dell'incontro. Bisogna subito reagire e, sul campo del Saronno, una Torres tutto genio e sregolatezza impose il proprio ritmo agli avversari vincendo per 3-2 un incontro dominato per tutti i 90 minuti di gioco. La sconfitta contro il Novara e il ricorso a molti giocatori della primavera per ovviare all'assenza di alcuni giocatori titolari, costretti a dare forfait per infortunio o squalifica, furono decisivi nel lungo periodo negativo che accompagnò la Torres a metà stagione. Prima Zolo, poi Sibilia si alternarono alla guida della formazione rossoblù. Con l'arrivo del nuovo tecnico, i rossoblu riuscirono a trovare nuove motivazioni e con esse il gusto della vittoria. Il brutto avvio di stagione non permise alla Torres velleità d'alta classifica e, tra alti e bassi, i rossoblù cercarono almeno di evitare gli spareggi play-out. La salvezza arrivò sul campo del Pavia, quando il pareggio a reti inviolate fu sufficiente per garantire ai sardi un altro anno di permanenza in C. L'anno successivo, il campionato non iniziò sotto i migliori auspici. Il passaggio della Società Torres dalla proprietà Marrosu nelle mani di un imprenditore d'oltre Tirreno dalle credenziali alquanto dubbie, Giovanni Gasparoni, suscitò non poche polemiche in seno alla tifoseria, che si trasformarono in aperta contestazione quando le notizie sulla serietà del nuovo presidente divennero più incalzanti.
Prima Canali, poi Angelo Sormani ed infine, nuovamente Canali si alternarono alla guida della formazione Torresina. Il clima in città divenne sempre più ostile e, quando anche gli organi di stampa chiesero la testa del presidente, Gasparoni fu costretto a cedere lo scettro. La nuova gestione Marrosu, con allenatore nuovamente Canali, diede subito i suoi frutti e, in un clima più disteso, arrivarono anche i risultati. La Torres chiuse il girone d'andata con una perfetta media inglese. Ottimo anche il girone di ritorno, che gli valse un posto nei play-off. Contro l'Alzano, in due partite secche, i rossoblù si giocarono un posto per la finalissima. Purtroppo l'Alzano, vincendo 2-1 sul proprio terreno, tolse alla Torres l'occasione di giocarsi una storica opportunità, abbandonando così provvisoriamente il sogno di una promozione alla categoria superiore. Anno di transizione quello successivo, con il nuovo tecnico Buccilli alla guida della formazione torresina. La stagione 1996/97 non fu esaltante come quella precedente. Per la verità, i rossoblù si trovarono invischiati nella lotta per non retrocedere e tre sconfitte consecutive contro Tempio, Lecco e Pro Sesto costarono la panchina al tecnico. Il nuovo tecnico Mario Piga diede fiducia all'undici titolare. Registrata la difesa e rinforzato il centrocampo, i ragazzi di Piga costruirono le vittorie salvezza sulle corsie esterne con Dettori e Sulcis autentici dominatori delle fasce laterali. Con il traguardo a portata di mano, la Torres allentò la concentrazione, ma il 3-1 al Voghera, alla penultima giornata, permise ai sassaresi di evitare gli spareggi play-out.

Memore degli errori compiuti l'anno prima, La Torres affrontò il campionato 1997/98 con la giusta tranquillità, ormai una chimera per la città di Sassari. Ben pochi giocatori furono confermati. L'esperienza di Francolino Fiori, la classe di Frau e il carattere di Fabio Chessa sono qualità molto difficili da trovare in un campionato duttile come quello di C/2 e il tecnico Mario Piga costruì su questi tre elementi l'ossatura della sua squadra. I sogni rossoblù di un campionato alla ribalta cominciarono a vacillare già alla terza giornata, quando la Vis Pesaro espugnò l'Acquedotto con Fioravanti, al 27' del p.t., con un tiro a mezza altezza.
La sconfitta per 2-0 contro la Spal e il successivo pareggio a Viterbo costarono la panchina a Mario Piga. Al suo posto fu chiamato Alberto Mari. Il nuovo tecnico della Torres non esordì come forse ci si aspettava dalla cabala, subendo a Macerata la prima sconfitta del suo mandato. La dirigenza rossoblù fu costretta ad un rapido ritorno sul mercato. La Torres si riscattò la settimana successiva nel derby contro il Tempio, quando Chessa e Fiori imposero la legge dell'Acquedotto ai galletti di Zecchini. La vittoria del derby si rivelò, però, un fuoco di paglia. Il 3-3 nella trasferta di Viareggio fu ampiamente vanificato dalle brucianti sconfitte in casa contro il Teramo per 3-2 (reti di Frau al 29' e Fiori al 60') e l'Arezzo per 1-0, che ricacciarono la Torres in piena zona play-out.
La classifica molto corta lasciò parecchi margini di miglioramento alla formazione di Mari che, al giro di boa, conquistò nove risultati utili consecutivi. L'ottimo girone di ritorno disputato dai rossoblù fu completamente vanificato da un finale di campionato a dir poco disastroso, tanto da giocarsi la salvezza nei play-out contro l'Ospitaletto. La salvezza ottenuta nello spareggio play-out (3-0 e 3-2, entrambi i risultati a favore dei rossoblù), indusse la dirigenza ad un ritorno sul mercato per affrontare il campionato 1998/99 con velleità, quantomeno più ambiziose. Eccellente in casa, abbastanza rinunciataria in trasferta, i rossoblù mantennero la vetta della classifica per gran parte del girone d'andata.
Con l'inizio del nuovo anno, i rossoblù non si seppero ripetere, incappando in una serie impressionante di risultati negativi che la fecero precipitare fuori dal discorso play-off. L'arrivo di Giacalone garantì maggiore fluidità alla manovra e i risultati non si fecero attendere. A marzo, purtroppo, la situazione ritornò quella di prima, con tre pareggi consecutivi, troppi per una formazione con velleità di promozione. Il 2-2 al "Mancini" di Fano, segnò l'ultimo sussulto di un campionato tutto sommato positivo, anteprima dell'ottima stagione disputata dai rossoblù l'anno dopo quando seppero conquistare la tanto sospirata promozione in serie C/1.

Nella stagione 1999/2000, la necessità di una rivoluzione in casa Torres portò un gruppo di imprenditori sassaresi, guidati da Leonardo Marras e Rinaldo Carta, a prendere per mano una Società che aveva bisogno di un forte scossone all'interno del proprio direttivo e, sotto questi auspici, fu acquistata la Torres dal gruppo Marrosu.
Felice il ritorno di Bebo Leonardi alla guida della formazione rossoblù. Ottimo l'inizio di stagione, ma fu con l'arrivo di Luca Amoruso alla corte sassarese che la Torres guadagnò la vetta della classifica. Nel mese di dicembre, un lungo digiuno di risultati, favoriti da infortuni e squalifiche, permisero a Triestina e Rimini di riportarsi in testa al campionato. La vittoria scaccia crisi arrivò all'Acquedotto contro il Padova. Con l'arrivo del nuovo anno, Bebo Leonardi poté contare su tutto l'organico a sua disposizione. Con la rosa al completo, i rossoblù tennero testa alle prime della classe sino alla penultima giornata, quando arrivò il tanto atteso quanto insperato sorpasso. Sfruttando il doppio passo falso di Rimini e Triestina (sconfitte rispettivamente a Gubbio e Castel San Pietro), la Torres guadagnò la vetta della classifica.
Ora bisognava solo vincere e, nella trasferta di Mestre, la Torres ottenne con un netto 3-0 una promozione che mancava da ben sette anni.

Questa la formazione che ottenne la promozione in Serie C/1: Pinna, Panetto, Lacrimini (al 31' s.t- Lungheu), Pinna S., Chechi, Garau, Federico (al 1' s.t. Nicoletto), De Angelis (al 47' s.t. Rusani), Udassi, Amoruso, Langella.



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