Articolo apparso nella sezione sport del giornale di Genova "Il Secolo XIX" a cura di Mauro Casaccia e gentilmente segnalato dal nostro collaboratore, Giorgio Pivotti.
Diceva Enzo Jannacci che per fare certe cose bisogna avere orecchio, ora Walter Mazzarri insegna che per marcare bisogna avere occhio. Nessuna novità in questo, si deve badare al diretto avversario nel calcio di oggi come in quello di ieri. Ma la velocità dell’azione è cresciuta, la zona la fa da padrona e comporta l’aumento di riferimenti per ogni difensore, inoltre la retroguardia a tre implica precisi meccanismi, diversi da quelli della più comune linea a quattro. «La squadra si costruisce da dietro», predica il tecnico blucerchiato. Allora esercizi specifici per chi dietro sta: lezioni di diagonale, anticipo, “appiccicamento” agli attaccanti. Domenica, a Livorno, Francesco Tavano e compari. A montare la guardia Gigi Sala, Hugo Armando Campagnaro e Stefano Lucchini (nella foto), che dice: «Facciamo allenamenti specifici per i movimenti a tre». In gergo si parla di “difesa elastica” e di “controllo visivo attivo”. S’allena l’occhio, per mettere la museruola in campo agli avversari e per contraddire l’idea che non si sappia più marcare come una volta.
Il senso della Sampdoria per la difesa è dunque la vista, insieme naturalmente al tatto, perché in certe zone del campo la punta va “sentita”. «In area si passa alla marcatura a uomo - continua il difensore blucerchiato - che è il riferimento oltre alla palla, capita magari di seguire quella e perdere l’uomo, in una frazione di secondo decisiva». Serve occhio svelto, quindi, anche perché in contemporanea si devono usare come indicatori la propria porta e i compagni. «Con la difesa a tre, in genere contro le due punte, hai quasi sempre la superiorità. Puoi rischiare di più l’anticipo». Anche lì, aguzzando la vista: «Conta la distanza del possessore dal pallone». Ipotizzando: palla vicina, passaggio corto; palla a un metro o giù di lì, lancio lungo. «Ma prima di tutto - la preferenza di Lucchini - si guarda se il tuo compagno pressa o meno chi ha palla. Io mi baso perlopiù sulla posizione del compagno».
Resta il fatto che bisogna avere occhio. Per questo Giorgio Pivotti, allenatore e autore del “Dizionario-glossario del gioco del calcio”, suggerisce di allenare accuratamente il «controllo visivo attivo», lavorando sui «movimenti laterali con il capo» e «la posizione (postura) del difensore rispetto al diretto avversario».
Finora Mazzarri e i suoi “guardiani” lo hanno fatto bene. Se si escludono i 38 minuti di naufragio con il Milan, quella blucerchiata è stata una delle migliori difese del campionato. A tratti, uno spot del bravo marcatore. Eppure - qui il discorso va ben oltre la Sampdoria - convinzione diffusa è che il lavoro di marcatura non sia più quello di una volta, con accuse alla zona insegnata in maniera integralista in tante scuole calcio. Marco Lanna, esperto in materia, spiega: «Io ho imparato tanto da Luca Pellegrini e da stopper come Pietro Vierchowod e Moreno Mannini. Seguire l’uomo, seguire la palla soprattutto contro attaccanti forti tecnicamente, avere sempre la percezione di dove sei e di chi hai dietro, aiutato anche dalla voce dei compagni. Ecco la comunicazione verbale è una cosa che un po’ manca oggi». E poi? «Due elementi: la zona e l’avvio dell’azione. La zona ha portato a cattive interpretazioni, tanti non capiscono che a volte si deve tornare a uomo. E una volta il difensore badava all’uomo e basta, non doveva impostare come adesso. Pochi sanno fare entrambe le cose: ad esempio Fabio Cannavaro è eccezionale nel marcare, ma non è un regista difensivo; Chivu imposta, però ha lacune in marcatura. Credo che in ogni squadra almeno due o tre giocatori vadano allenati in maniera specifica nella marcatura sull’uomo. Con i relativi “trucchetti”».
Lucchini, che sull’uomo è arcigno, un po’ storce il naso quando gli si chiede delle marcature di oggi che non sono più come ieri: «È un discorso che sento spesso anch’io, ma è da dimostrare: il gol c’erano anche prima, quindi si perdeva l’uomo anche prima». Forse c’entra la maggiore rapidità di gioco? «Sicuramente la velocità porta a sbagliare - dice Lanna - ma vale sia per i difensori che per gli attaccanti». Perché valga più per gli attaccanti, alla Samp s’allena pure la vista. Adesso occhio a Tavano.
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