venerdì 8 ottobre 2010

La lezione di speranza di chi gioca solo per giocare


Articolo pubblicato dal Centro Sportivo Italiano Vallecamonica

Sono arrivato a Johannesburg l’altro ieri. Sono venuto sin qui per il Mondiale. No, non sono clamorosamente in ritardo di almeno due mesi. In questi giorni in Sud Africa si sta disputando un altro Mondiale, forse più bello di quello che a luglio ci ha regalato tanta delusione. Partecipano squadre under 12 provenienti da 40 Paesi di ogni parte del mondo. Il bello è che l’Italia è rappresentata da due squadre del Csi: il Tor Tre Teste Roma e il Lattedolce Sassari. Sono le squadre che negli ultimi due anni hanno vinto la fase italiana del torneo, staccando così il biglietto per Johannesburg. Siamo orgogliosi che sia il Csi a rappresentare il nostro Paese in quella che è la manifestazione mondiale più rilevante (almeno per numeri) di questa fascia di età. Qui è uno spettacolo, ve lo assicuro. Vedere ragazzi provenienti da tutto il mondo vivere e giocare insieme per tre giorni, regala emozioni che non si possono mettere nero su bianco. Un paio di considerazioni vale la pena condividerle. Lo sport è uno strumento educativo straordinario. Lo sappiamo e lo viviamo da sempre e non abbiamo certo bisogno di venire in Sudafrica per affermarlo. Tuttavia vedere ragazzi di Paesi diversi - lontani tra loro per migliaia di chilometri, culture, religioni, tradizioni - che si incontrano in aeroporto senza conoscersi e che - dopo poche ore - sembrano amici da sempre, fa riflettere. Le potenzialità educative dello sport sono proprio devastanti e non conoscono limiti insuperabili. Fa riflettere anche la mentalità africana. Atterrando a Johannesburg si vedono subito tanti campetti da calcio. Ce ne sono in tutta la città. Alcuni belli, altri orribili. In tutti (e per strada) è vietato giocare senza gioia e allegria. Qui funziona così, punto e basta. Basta guardare i ragazzi per leggerlo nei loro occhi. Stando in questa terra non riesci a non dire a te stesso: lo sport per i ragazzi è questo, e allora perché da noi rischiamo di perdere quella gioia e quell’allegria che qui è naturale respirare come l’aria?. Le nostre due squadre qui - è certo - non dimenticheranno questa esperienza per tutta la vita, ma è anche certo che non importa se si tratta di una finale mondiale o di una partita in oratorio; non importa se giocano 40 squadre in rappresentanza di tutti i continenti o se partecipano tre squadre del quartiere; non importa se si gioca nello stadio della finale di luglio o sul campetto sgangherato dell’oratorio… Quello che importa è che lo sport, se mette al centro la persona, aiuta a vincere la sfida educativa. A qualsiasi latitudine e in qualsiasi contesto.

sabato 4 settembre 2010

Traversata Bocche di Bonifacio a nuoto

Alla conquista delle Bocche. Marco Ferraro le sta attraversando a nuoto


Comunicato n. 1 delle ore 9,30 (Gallura Informazione)
È partito questa mattina alle ore 8,10 da Capo Sperone in Corsica (Francia) Marco Ferraro, maddalenino di 42 anni, dipendente della Difesa, provetto nuotatore. Sta tentando l’impresa di attraversare a nuoto le Bocche di Bonifacio. Alle 9,30 si trovava già in vista di Lavezzi. Sta procedendo al ritmo di 70 bracciate al minuto. Il mare è un po’ mosso. È accompagnato da 3 imbarcazioni e quattro gommoni, dei quali 2 francesi. In uno è presente il medico maddalenino Vincenzo Leotta, in un altro personale del 118 di La Maddalena guidato da Sergio Torturu. È presente personale del Parco Nazionale con Mirko Ugo. E’ ancora in acque territoriali francesi. Al confine con le acque territoriali italiane è atteso da 2 mezzi della Guardia Costiera e da 1 della Marina Militare. Previsto arrivo a La Maddalena (Italia), a Cava Francese, attorno alle ore 17,00. Aggiornamento su Gallura Informazione alle ore 11,00.

Comunicato n. 2 delle ore 11,10 (Gallura Informazione)
Marco Ferraro alle 10,40 circa si è lasciato alle spalle la Francia ed è entrato nelle acque territoriali italiane. Procede spedito, nuotando a stile libero, verso l’isola di Razzoli. Ha leggermente diminuito la media delle bracciate (67 al minuto). Ogni 30 minuti osserva una breve sosta (l’ultima è stata alle 11,00) per bere e ingerire piccoli cibi solidi. Ha una muta nera a maniche lunghe, cuffia bianca e occhialini.

Comunicato nr. 3 delle 12,39 (Alleniamo.com)
Marco sta attraversando Razzoli, 65 bracciate al minuto, beve con maggiore frequenza. Forti correnti lo stanno portando leggermente fuori rotta.

Foto di Giuseppina Masu

mercoledì 1 settembre 2010

I colpi di testa tra gli adolescenti? Pericolosi, almeno a sentire la Federazione dei Paesi Bassi, che ha pensato di proibirli a tutti i calciatori


Addio ai colpi di testa?
Fonte: Sport.it

Addio ai colpi di testa?Sembrerebbe di sì, almeno a sentire la federazione olandese. Il massimo organo federale dei Paesi Bassi ha proibito i colpi di testa, in partita ed in allenamento, a tutti i minori di 16 anni. Il motivo della decisione, che fa già discutere da parecchi mesi, prende le mosse da una ricerca condotta dal Comitato scientifico governativo olandese. Secondo gli studi, in un adolescente colpire il pallone con la testa può produrre danni neurali anche molto forti.
Addirittura i continui impatti con il pallone vengono giudicati equivalenti ad un trauma cerebrale o ad un edema. La ricerca è stata condotta su un campione composto da tre tipologie di giovani sportivi: calciatori, pugili e giocatori di hockey sul ghiaccio. Se i risultati erano in qualche modo prevedibili nel caso delle altre due discipline, desta invece sorpresa vedere associati questi rischi ad una pratica sportiva considerata innocua come il calcio e vedere paragonato un colpo di testa ad un uppercut di un pugile.
A complicare il tutto c’è il fatto che, secondo le conclusioni del Comitato, i danni causati da questi microtraumi si manifestano a medio-lungo termine, perlopiù a carriera agonistica ormai conclusa. Perdita di memoria, deficit nella capacità di concentrazione, difficoltà motorie, emicranie persistenti, questo quanto rischiano i giovani calciatori.
La decisione della federazione olandese, che potrebbe un giorno essere seguita da altre federazioni è stata però oggetto di diversi dubbi e contestazioni. Innanzitutto, sono state mosse alcune obiezioni di natura “metodologica”, che contestano la validità degli studi. Su un campione composto da 88 giovani calciatori, solo 16 rivelavano l’esistenza di piccoli traumi cerebrali. Secondo alcuni, quindi, una percentuale troppo piccola per poter trarre conclusioni di carattere generale.
A favore del colpo di testa ci sono anche altre motivazioni. Alcuni osservano che oggi la tecnologia permette di fabbricare palloni con materiali assolutamente innocui, garantendo così la massima tutela della salute degli atleti (magari non quella dei minori, sfruttati in tanta parte del mondo per cucire l'oggetto del desiderio di tanti coetanei) Altri obiettano che il compito delle scuole calcio è proprio quello di insegnare agli adolescenti il giusto modo di colpire la sfera.

Fonte: Periodico L'Allenatore,
Esiste un rapporto fra la sclerosi laterale amiotrofica ed il calcio? Fatti ed ipotesi di Giorgio Galanti*, Valentina Di Tante** e Paolo Manetti***

I recenti e numerosi casi di ex-calciatori colpiti dal morbo di Lou-Gehrig hanno alimentato dubbi e timori cui ci auguriamo possa dare una esauriente risposta l’interessante articolo che proponiamo.

I fatti
Cosa è la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o malattia di Lou-Gehrig?
La sclerosi laterale amiotrofica o malattia di Lou-Gehrig è una malattia neurodegenerativa che provoca la progressiva distruzione dei motoneuroni presenti nella corteccia motoria e nelle corna anteriori del midollo spinale; queste cellule nervose trasmettono i comandi per il movimento dal cervello ai muscoli e quando, per il progredire della malattia, non sono più in grado di inviare i propri comandi, i muscoli volontari vanno incontro ad una progressiva atrofia e paralisi.
L’incidenza della malattia nella popolazione generale è di 0,6-2,6 nuovi casi per 100.000 abitanti/anno. I valori di incidenza/prevalenza in Italia sono i più elevati dei paesi occidentali, con 1,7 casi per 100.000 abitanti/anno: circa 800 nuovi malati ogni anno. Tuttavia due sono le zone del mondo particolarmente colpite: l’isola di Guam, nel Pacifico, e la penisola di Kii, nel Giappone; probabilmente in relazione a fattori ambientali, quali le abitudini alimentari.
La SLA colpisce prevalentemente gli adulti, con maggiore incidenza nella fascia d’età compresa tra i 50 e i 70 anni, di entrambi i sessi (con lieve prevalenza nel sesso maschile).
Nella maggioranza dei casi si tratta di una malattia sporadica, che può colpire chiunque; solo nel 10% dei casi viene trasmessa geneticamente (SLA familiare), per lo più con modalità autosomica dominante (SLA familiare di tipo 1). Nelle forme familiari la patologia si manifesta precocemente e presenta un’evoluzione piuttosto rapida.
L’esordio della malattia è generalmente subdolo; il malato riferisce astenia e affaticamento muscolare. Talora presenta crampi, strane cadute a terra e/o difficoltà a tenere in mano gli oggetti, segni e sintomi aspecifici di un male che porta inevitabilmente all’exitus nel giro di circa 3 anni. Con il progredire della malattia sempre più muscoli vengono interessati fino alla paralisi completa degli arti, alla difficoltà o impossibilità a masticare, deglutire, parlare. Normalmente sono risparmiate le funzioni vescicali e sessuali.
Nelle fasi molto avanzate della malattia si rendono necessari presidi medico-chirurgici per rendere possibili l’alimentazione e la respirazione. Più dell’80% dei soggetti affetti muoiono per un disturbo respiratorio, aggravato da superinfezione bronchiale.
La SLA è una malattia drammatica che distrugge progressivamente ogni distretto muscolare, rendendo il paziente incapace di compiere qualsiasi atto della vita quotidiana, lasciandolo tuttavia completamente cosciente del proprio decadimento. Le cellule nervose corticali, deputate al controllo dell’intelletto, della memoria e dell’emotività, non sono infatti interessate dal processo degenerativo. L’impatto psicologico della malattia è notevole e la depressione dell’umore è comune a quasi tutti i malati e necessita di precoci e specifici provvedimenti.
La diagnosi si effettua usando vari tests ed esami di laboratorio, Risonanza Magnetica, Biopsia nervosa e muscolare, esami elettrodiagnostici.

Attualmente non esiste terapia efficace.
Le ipotesi
La ipotesi genetica
Le cause della specifica degenerazione motoneuronale sono tuttora sconosciute. Uno dei fattori di rischio più significativi e meglio sostenuti da osservazioni scientifiche epidemiologiche è la familiarità per SLA. Nel 1993 Rosen e collaboratori identificarono la mutazione genetica responsabile di circa il 10% dei casi di SLA familiare. Il gene in questione codifica per un enzima, la superossido dismutasi di tipo 1 (SOD1), che ha azione protettiva nei confronti della cellula liberandola dai radicali liberi. Tale proteina, presente nel citoplasma di tutte le cellule dell’organismo, se mutata sembra acquisire proprietà tossiche selettivamente sui motoneuroni. La mutazione di un altro gene, ALS 2, è responsabile della forma giovanile di SLA di tipo 2, provocando la perdita di funzione di una proteina, l’alsina, coinvolta nella organizzazione del citoscheletro della cellula. Tuttora non è chiaro come e perché le mutazioni della SOD1 e dell’ASL2 provochino la degenerazione selettiva delle cellule motoneuronali.
Numerosi studi sono attualmente in corso per identificare i fattori di rischio genetici associati alla predisposizione individuale a contrarre la malattia nei casi di SLA sporadici. Nel sangue di soggetti affetti da SLA è stato rilevato un aumento dei livelli di glutammato; inoltre recentemente è stata osservata, in questi soggetti, una riduzione di una delle proteine responsabili della rimozione del glutammato extracellulare (trasportatore gliale del glutammato) proprio nelle regioni del midollo spinale e del cervello interessate dalla malattia. Il glutammato svolge normalmente un’azione eccitatoria per i motoneuroni, ma se presente a livelli superiori alla norma diventa tossico per i motoneuroni stessi.
La suscettibilità genetica a contrarre la SLA è anche evidente nell’espressione fenotipica del soggetto. Gli atleti risultati affetti dalla malattia o deceduti a causa di essa presentavano per lo più una costituzione fisica snella e un indice di massa corporea basso.

SLA, traumi ed attività sportiva
Nei calciatori è stata osservata in Italia un’incidenza di SLA 5 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Inoltre l’età di insorgenza della malattia in questo gruppo di soggetti è significativamente precoce rispetto alla media. Da queste osservazioni numerosi studiosi hanno formulato ipotesi per spiegare il motivo di questa “epidemia” nel mondo del calcio.
Il calcio rappresenta, per molti studiosi, una disciplina sportiva a rischio di insorgenza di SLA per i continui traumatismi ai quali il sistema nervoso centrale è sottoposto mediante il colpo di testa. I giocatori di calcio infatti, diversamente rispetto ad altri sport, colpiscono la palla di testa senza avere nessuna protezione. La forza con cui il pallone impatta sul cranio è di circa 500-1200 Newton, tuttavia essa si distribuisce prontamente anche sul collo e sul tronco.
Diverso è invece, ad esempio, il caso dei pugili, categoria anche questa a rischio per lo sviluppo di un’altra malattia neurodegenerativa, la cosiddetta “demenza pugilistica”. Questi atleti ricevono pugni sulla faccia e sulla scatola cranica che hanno una forza molto più elevata (fino a 6300 Newton) e che viene quasi del tutto assorbita dalla testa e dal cervello. Interessante è che solo i pugili che presentano una determinata predisposizione genetica (allele APO E4) sviluppano la demenza di grado severo.
Altri studi hanno inoltre dimostrato, in seguito a traumi cerebrali anche di lieve entità, un incremento dei livelli plasmatici e nel liquido cefalo-rachidiano, di una proteina (s-100 betaproteina) indice della sofferenza delle cellule nervose. Per mesi (fino a 9) sono presenti i segni di tale sofferenza e se nel frattempo la zona precedentemente lesa viene colpita nuovamente, la lesione che si viene a creare è di gran lunga più grave della prima. Già nel 1996, per tale scoperta, la federazione hockey internazionale, vietò di giocare senza casco omologato; attualmente l’intervento di testa è severamente vietato per i calciatori di età inferiore ai 16 anni dalla federazione olandese gioco calcio. Rod Markham, neuropsicologo di Sydney, nel giugno 2004, espone al giornale La Stampa la sua ricerca; avendo studiato per tre anni la malattia, analizzando le scatole craniche di alcuni calciatori professionisti, ha concluso che dovrebbero essere vietati i colpi di testa (oppure i calciatori dovrebbero indossare un casco protettivo), in quanto responsabili di micro-traumatismi cumulativi. Tuttavia sono ancora scarse le evidenze scientifiche sul ruolo del neurotrauma nelle genesi della SLA e alcuni studi, tra i quali uno recente pubblicato su Neuroepidemiology nel 1999, non hanno confermato tale associazione.
Anche se i risultati degli studi scientifici sulla relazione fra traumi cranici, del collo e della colonna e SLA sono spesso contrastanti, in parte per la presenza di dubbi relativi alla definizione di trauma, non si può negare che, in soggetti geneticamente predisposti, il neurotrauma sia un fattore di rischio per la SLA.
Un’altra ipotesi avanzata da alcuni scienziati (Felmus 1976; Granieri 1988; Gregoire 1991) e suffragata da altri, è che l’attività fisica vigorosa possa, assieme ad altri fattori ambientali e costituzionali, essere responsabile dell’insorgeneza della malattia. Studi precedenti, ma indiretti, hanno dimostrato che durante l’esercizio fisico si ha la produzione di specie reattive dell’ossigeno. I radicali liberi dell’ossigeno si creano, nei calciatori, dalla combinazione dello sforzo fisico intenso con altri fattori; in effetti le abitudini dietetiche (alimenti pro-ossidanti), l’uso prolungato di farmaci antinfiammatori, le ischemie ripetute seguite da iperivascolarizzazione (dovute ai microtraumatismi o all’attività anaerobica prolungata seguita da improvvisa riossigenazione) possono rappresentare ulteriore fonte di stress ossidativo, al quale il sistema nervoso centrale è particolarmente senisibile. Esso contiene infatti una grande quantità di substrati facilmente ossidabili.

Altre ipotesi
Alcuni studi epidemiologici hanno evidenziato un’associazione fra SLA ed esposizione ad agenti tossici. Tra quelli maggiormente chiamati in causa sono i pesticidi e i fertilizzanti. In effetti secondo uno studio epidemiologico condotto in Sardegna, la prevalenza della malattia tra gli agricoltori è doppia rispetto alla popolazione generale. Tali sostanze utilizzate anche per la manutenzione del campo da gioco potrebbero essere responsabili oltremodo dell’insorgenza della malattia tra i calciatori.
Alcuni studiosi hanno proposto invece la patogenesi autoimmunitaria. Hanno infatti dimostrato la presenza di disordini linfoproliferativi e anticorpi anticanali del calcio “L-type voltage-gated” in alcuni casi di SLA.

“Motor neurone Mystery”
In un articolo di review apparso su Current Medical Research and Opinion (vol 20 n 4 del 2004) gli autori parlano di “Motor neurone Mystery”, frase usata per la prima volta da Tom Kington nel suo articolo comparso il 25 Febbraio 2003 sul sito internet della Uefa, nel quale si faceva riferimento ad inchieste giornalistiche e giudiziarie italiane sull’abuso di farmaci nello sport. Dallo studio epidemiologico condotto su 24.000 calciatori che avevano giocato tra il 1960 e il 1996, sembra emergere che la sclerosi laterale amiotrofica abbia una prevalenza nei giocatori di calcio 20 volte superiore a quella della popolazione in generale.
E’ stata quindi ipotizzata una correlazione fra doping e SLA specialmente in atleti di alto livello che si sottopongono a sforzi fisici importanti. In un recente studio, pubblicato su Lancet Neurology, Simone Beretta ha ipotizzato che l’abuso di farmaci antinfiammatori possa avere un importante ruolo nella morte motoneuronale. Secondo Beretta infatti mentre il corretto uso di queste sostanze impedisce l’attivazione gliale (coinvolta nella morte motoneuronale), l’abuso provocherebbero una permanente inibizione di questa attivazione, responsabile della degenerazione dei motoneuroni nella SLA.
Tuttavia le possibili connessioni tra SLA e Doping non sono ancora state trovate. Anche perché questi dati, che non sono stati pubblicati in riviste scientifiche nazionali o internazionali ma sono frutto di inchieste giudiziarie e giornalistiche, rendono difficilmente sostenibile l’ipotesi che il doping e lo sforzo fisico strenuo possano essere responsabili dell’insorgenza della malattia; infatti in un gruppo di 6000 ciclisti professionisti degli ultimi 30 anni, nei quali si sono registrati numerosi casi di eteroplasia, nessun ex corridore risulta deceduto o affetto dalla SLA. Tutto ciò ha comunque scatenato un interesse generale cosicchè molti ricercatori stanno tuttora indagando sulla possibile relazione tra doping e calcio.

Conclusioni
• Fino ad oggi in letteratura non ci sono evidenze scientifico-epidemiologiche che mettano in relazione il doping o l’esercizio fisico strenuo alla malattia di Lou-Gehrig.
• Attualmente è opinione comune che la SLA sia una malattia a genesi multifattoriale, nella quale, su una determinata predisposizione genetica, probabilmente dovuta ad una specifica combinazione di geni, agiscono numerosi fattori ambientali.
• Benchè il neurotrauma appaia essere un fattore di rischio per la SLA, perlomeno in soggetti geneticamente predisposti-atleti alti e magri-solo una valutazione prospettica su larga scala in soggetti che abbiano avuto neurotraumi potrà dare una risposta definitiva a questa controversia epidemiologica..
• Insieme agli studi epidemiologici saranno necessari anche studi sperimentali per indagare le conseguenze a lungo termine di ripetuti traumi cerebrali per poter chiarire i meccanismi responsabili delle lesioni nervose capaci di indurre neurodegenerazione, studi che dovranno essere fatti anche negli animali geneticamente predisposti.

Bibliografia
Rosen DL. Et al. Mutation in Cu/Zn superoxide dismutase gene are associated with familial amyotrophic lateral sclerosi. Nature 1993; 362: 59-62.
Charles T., Swash M. Amyotrophic lateral sclerosi: current understanding. J. Neurosci. Nurs. 2001; 33 (5): 245-53
Beretta S. et al. The sinister side of Italian soccer. Lancet Neurology 2003; 11:656
Cruz DC. Et al. Physical trauma and family history of neurodegenerative diseases in amyotrophic lateral sclerosis: a population-based case-control study. Neuroepidemiology. 1999; 18 (2):101-10
Riggs JE. The latency between traumatic axonal injury and the onset of amyotrophic lateral sclerosis in young adult men. Mil. Med. Aug 2001; 166 (8): 731-2
Sienko DG. Et al. Amyotrophic lateral sclerosis. A case-control study following detection of a cluster in a small Wisconsin community. Arch. Neur. 1990 Jan; 47(1): 38-41
Gregoire N. et al. Risk factors in amyotrophic lateral sclerosis. Initial results a propose of 35 cases. Rev. Neurol. (Paris) 1991; 147 (11): 706-13
Granieri E. et al. Motor neuron disease in the province of Ferrara, Italy, in 1964-1982. Neurology 1988; 38 (10):1604-8
Kington T. Motor neurone mystery, dated 25 February 2003;
available from http://www.uefa.com/trainingground/news/Kind=8/newsId=55783.html [Accessed 16 December 2003]

* Cattedra di Medicina dello Sport Università di Firenze.
** Agenzia di Medicina dello Sport Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi.
*** Medico ACF Fiorentina.


Fonte: Notiziario dell'Università degli Studi di Teramo
Sla, parla il prof Adriano Chiò - di F. Calsolaro


L´hanno battezzato Sunc1, ed è il più significativo fra i sette geni che favoriscono la comparsa della sla, la sclerosi laterale amiotrofica. La recente scoperta, un passo avanti eccezionale nella ricerca delle cause scatenanti di una malattia di cui si sa ancora molto poco, si deve allo studio internazionale sulla genesi della sla nelle forme non ereditarie (che sono le più comuni), coordinata, a livello nazionale, da Adriano Chiò, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino.
1. Professore la recente importante scoperta è che sono sette i geni che regolano lo sviluppo della sla, uno in maniera fondamentale. Cosa significa?
Quello che si è osservato è che ci sono dei geni che in qualche modo favoriscono la comparsa della malattia, cioè chi è portatore di questi geni ha una maggiore probabilità di avere la malattia, il che non vuol dire però che la svilupperà certamente, ma semplicemente che in condizioni favorenti, che ancora non conosciamo, la malattia si sviluppa.
Ma dire geni che regolano la Sla non significa dire cause che la provocano. Riguardo alle cause, i dati dimostrano che c'è una relazione stretta tra calcio e Sla: solo dal 1970 al 2001 ci sono stati 8 casi tra calciatori di serie A e B, l'incidenza è di 6 volte e mezzo superiore rispetto alla media nella popolazione generale. Tra le diverse ipotesi sulle cause di questa alta incidenza ci sono i traumi cerebrali, conseguenza dei colpi di testa, la frequenza dei microtraumi alle articolazioni, l'abuso di farmaci antinfiammatori. Un'inchiesta di Rainews24, lo scorso anno, accertò, però, che i terreni dei campi da calcio sono spesso trattati con erbicidi, concimi e vernici che possono risultare pericolosi. La tesi che vi sia un collegamento tra la composizione dei terreni dei campi da calcio e l'insorgere della Sla è rinforzata da studi che hanno rilevato che tra le categorie professionali gli ex agricoltori sono particolarmente colpiti, come tra gli sportivi lo sono golfisti e giocatori di football, tutti a contatto con i materiali citati.
2. Lei è consulente del pm torinese Raffaele Guariniello nell'inchiesta che indaga proprio su questi particolari aspetti dell'anomala relazione tra calcio e Sla. Quanto regge per lei questa tesi, quanto i materiali che compongono il terreno di gioco possono influire sull'insorgere della malattia?
In realtà è un'ipotesi, non ancora una certezza. Nel caso specifico, la commissione che sta lavorando con il consigliere Guariniello ha incluso di recente anche degli agronomi della facoltà di agraria proprio per valutare questi possibili fattori. Il punto è che l'esistenza di questi possibili fattori metterebbe bene in relazione la malattia con un'osservazione che era stata fatta in passato, cioè con un aumento di rischio di malattia per gli agricoltori.
3. Anche nell'indagine sul rugby che ha avviato con il Prof. Mora i riscontri vanno in questa direzione?
Per il momento nel rugby non vi sono delle indicazioni di un aumento di rischi di Sla. Il rugby ha delle caratteristiche, compreso il campo di gioco, molto diverse rispetto al calcio, quindi questo sembrerebbe, in realtà, dare una maggiore specificità al calcio, o qualcosa connesso con il calcio, come fattore della malattia.
4. Indagando in particolare sullo stadio Sinigaglia di Como, l'inchiesta di Rainews portò alla luce che il substrato del terreno potrebbe essere composto da materiale di scarto delle vicine fonderie di Dongo, ricco di metalli tossici quali carnio, piombo e cromo, ottimi drenanti, in più a costo zero. La società comasca è tra quelle con il più alto numero di calciatori colpiti da Sla. Solo una coincidenza?
Che sia una coincidenza è difficile dirlo ma anche che sia causale. È uno dei rami d'indagine. Ci sono dati di alcuni studi che rilevano che una categoria che è a maggiore rischio di Sla sono proprio i saldatori, quindi soggetti che fanno utilizzo di metalli nebulizzati nella saldatura. Resta più complesso definire come il residuo di fonderia presente al livello del terreno del campo riesca a salire in superficie.
5. E il doping? Può essere una concausa o no, visto che in altri sportivi dove pure c'è la pratica del doping, come il ciclismo, non si sono verificati casi di Sla?
Tendenzialmente io non credo molto al doping, ma questa la prenda come una mia opinione personale, nel senso che al momento attuale non abbiamo informazioni. Abbiamo studiato i ciclisti apposta per verificare questo e in effetti non abbiamo trovato casi. La sensazione è che il doping c'entri poco. È pur vero che si potrebbe dire che il doping usato nel calcio, e le sostanze usate come doping, siano diverse da quelle usate nel ciclismo, quindi pur non credendoci molto non è un'ipotesi completamente chiusa.
6. Tornando alla ricerca, Lei ha detto che la scoperta dei 7 geni è un punto d'inizio, ma è un punto d'inizio che può arrivare a una terapia?
Si ma in modo molto mediato, molto complesso e purtroppo non breve, nel senso che allo stato attuale noi abbiamo trovato questo gene principale e gli altri come regolatori, però non sappiamo ancora in quale modo regolano, e quindi in quale modo favoriscono la comparsa della malattia; p.artendo da questo, quando lo si sarà capito, si potrà forse arrivare ad un intervento terapeutico
7. Il professor Francesco Fornai, dell'Università di Pisa, e la sua equipe stanno lavorando sul litio, usato già in psichiatria. 16 ammalati di Sla, con speranza di vita limitata a un anno, e sono sopravvissuti oltre i 16 mesi con la somministrazione di litio. Ci sono speranze in questa direzione?
Sono in corso degli studi, fatti in un modo più scientifico, perché lo studio fatto dal Professor Fornai non rispettava le regole che usiamo per la valutazione dei farmaci. È uno studio nazionale, guidato proprio da noi di Torino. Le sensazioni che abbiamo non sono purtroppo positive, però non ci sono ancora dei dati formali; abbiamo visto una enorme quantità di effetti collaterali in questi pazienti, molti si sono addirittura ritirati, quindi ci sono dei dubbi sull'utilizzo del litio in termini di sicurezza e non solo di efficacia.

domenica 22 agosto 2010

Allenatori Serie D

Allenatori Serie D

Storie di Calcio: ACD Asti 1932


ACD Asti 1932
Indirizzo: Via Ugo Foscolo 19
Città: Asti
Numero di telefono: 0141 211855
Fax: 0141 211855
Sito internet: www.asticalcio.com
E-Mail: segreteria@asticalcio.com
Colori sociali: Bianco-Rosso
Presidente: Gianmaria Piacenza
Direttore sportivo: Antonio Isoldi
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La storia

L’Associazione Calcio Asti è la principale società calcistica della città di Asti. Nata ufficialmente nel 1932 con il nome A.C. Asti (Associazione Calcio Asti), ha cambiato denominazione diverse volte negli anni successivi a causa delle tante fusioni con società calcistiche locali. La società nel 2008 è ritornata alla denominazione originaria A.C. Asti in occasione dei festeggiamenti per il 75° anno di attività.

I pionieri del Football Club Astense
Le prime notizie calcistiche di Asti risalgono al 1902. Durante le festività di San Secondo si organizzò, all’ippodromo di Piazza del mercato, un quadrangolare tra il blasonato Genoa, che contava nel suo palmares già 4 scudetti, il Milano Cricket and Football Club, lo Sport Audace Torino e l’Andrea Doria. Il 31 agosto dello stesso anno, sulla scia di questo avvenimento, una compagine astigiana si cimentò contro una rappresentativa della “nemica” città di Alba.

Solamente nel 1907 sorse la prima società di calcio astigiana: nei locali del Caffè Sport di piazza Alfieri nacque il Football Club Astense, con maglia rossa e calzoncini bianchi (i colori della città). L’esordio avvenne il 14 aprile 1907, contro la squadra dell’Istituto Leardi di Casale Monferrato (diventato poi il Casale). Il match si chiuse a reti inviolate.

Nel 1908 l’Astense disputò il suo primo campionato di Terza categoria, nel 1914 acquistò un terreno in strada Volta, nel Borgo San Lazzaro, che costituì il suo primo campo di gioco. Nel 1914 e 1915 il club disputò il campionato di Eccellenza.

La Polisportiva Fulgor
Al termine della Grande Guerra, tutta l’attività sportiva in Asti gravitava nell’orbita della Società Polisportiva Fulgor. Nel 1918 nacque la sezione calcistica,la squadra indossava una maglia bianca decorata dallo stemma sabaudo.
Nel 1919 nacque la società calcistica Laico,la cui prima squadra era denominata Asti Football Club, con maglia viola bordata di bianco, nata in aperta antitesi alla “cattolica” Fulgor.
Le due società si unirono il 26 marzo 1921, dando vita alla Unione Calciatori Asti (U.C. Asti), con maglia rossa a bordi bianchi e calzoncini e calzettoni neri.
La nuova società raggiunse la promozione in Seconda Divisione nel 1924.

Il campionato di guerra Alta Italia
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, la società si ritrovò, nel 1944, a competere in un torneo che raggruppava la Juventus, il Torino, il Genoa, il Casale, l’Alessandria ed altre squadre calcistiche del Nord-Italia, terminando con un onorevole settimo posto.

Il dopoguerra e la Ma.co.bi.
Nel 1946 la società ripartì dalla Serie C arrivando per ben tre stagioni consecutive a disputare gli spareggi per la promozione, senza però mai riuscire a imporsi.

Nella stagione 1952-53, con il riassestamento dei campionati nazionali, l’Asti scivolò nel campionato di Promozione regionale. Nel 1953 iniziarono i lavori per la costruzione dello Stadio Comunale.

Gli anni Sessanta videro la nascita di una nuova formazione nel panorama calcistico astigiano, l’Astense Ma.co.bi., con maglie granata e calzoncini bianchi. La Ma.co.bi. nacque per volere dell’industriale tessile Bruno Cavallo, allora vice-presidente del Torino e membro della dirigenza dell’Asti, allontanatosi da quest’ultimo per incomprensioni. In pochi anni, la Ma.co.bi. raggiunse nella stessa categoria la squadra astigiana: gli ultimi anni Sessanta furono caratterizzati da un sentito dualismo tra le due compagini, anche se il presidente Cavallo cercò più di una volta la fusione delle società.

Nella stagione 1967-68 la Pro Vercelli, vincitrice del campionato di Quarta serie, fu penalizzata di quattro punti per un presunto illecito sportivo. La Ma.co.bi, seconda in classifica, fu promossa in Serie C. Questo diede il via alla fusione delle due società astigiane che nel 1969 si presentarono ai blocchi di partenza del campionato di C come Asti-Ma.co.bi. La permanenza in terza serie durò una sola stagione, l’unico merito di quel periodo fu l’aver fatto esordire giocatori di ottimo livello, primo fra tutti Giancarlo Antognoni, ceduto poi alla Fiorentina nel 1972 per la cifra record di 435 milioni di lire, Bussalino e Beruatto. Proprio nella stagione 1971/72 la squadra juniores dell’Asti Ma.co.bi. vinse il Campionato Nazionale Dante Berretti di Serie D, praticamente lo scudetto giovanile per squadre dilettantistiche.

Nasce l’Asti T.S.C.
Nei primi Anni Settanta emerse dal panorama dilettantistico astigiano la società di calcio U.S. Torretta, con presidente l’imprenditore Giuseppe Nosenzo. La società bruciò le tappe nelle serie minori raggiungendo la Serie D al termine del campionato 1977-78; dopo un paio di anni che videro militare nello stesso campionato di serie D l’Asti e il Torretta, quest’ultima, nella stagione 1979-80, raggiunse la serie C2.
Il 15 giugno 1980, a “furor di popolo” avvenne la fusione delle due società: nacque l’ Asti-Torretta Santa-Caterina (Asti T.S.C.), con presidente Nosenzo e colori sociali bianco-rosso-blu, stemma cittadino con il galletto e due torri, la torre Rossa e la torre Troyana. In panchina, dopo tre giornate sedette l’ex azzurro Angelo Domenghini, che fu però esonerato nell’ultima parte del disastroso campionato. La squadra, al termine della stagione, retrocesse nuovamente in D. L’anno successivo la squadra ottenne una nuova promozione.

Nella stagione 1983-84 Nosenzo ingaggiò l’allenatore Ezio Volpi, fu acquistato in blocco il reparto offensivo del Prato, che bene aveva fatto nella stagione precedente, a potenziare una già competitiva rosa comprendente il portiere Roberto Bocchino, che vestirà poi la maglia della Sampdoria, e il difensore Spollon (successivamente al Monza). La stagione si concluse con la promozione in Serie C1, il momento di maggior successo della gestione Nosenzo.
Da quel momento in poi si assistette al declino della squadra astigiana che, dopo qualche anno di permanenza in C, retrocesse nelle serie minori.

Rinasce l’Associazione Calcio Asti
Nel 1988, con la presidenza di Gianmaria Piacenza e dei Vice Presidenti Chiesa Piero e Turello Remo, la squadra ritornò all’antica denominazione di Associazione Calcio Asti, con colori sociali bianco e rosso.

Nel 1994-95, con in panchina l’allenatore Gerardo Bocchicchio, avvenne l’ultimo salto di categoria della squadra, che ottenne la promozione nel Campionato Nazionale Dilettanti e la conquista della coppa Italia regionale. La nuova retrocessione nella stagione successiva e la crisi societaria dell’ultimo decennio portò l’Asti, nel 2006, alla fusione con l’ Unione Sportiva Nova Colligiana di San Damiano d’Asti, ed assume la nuova denominazione di Associazione Calcio Asti Colligiana. Dopo un solo anno e dopo aver disputato un campionato non esaltante la squadra è ritornata alla denominazione originaria A.C. Asti .

venerdì 20 agosto 2010

Bundesliga 2010/11 Trailer

La seconda possibilità per Bachini

Il destino bussò per la prima volta alla porta di Jonathan Bachini l’otto novembre 1998, durante la partita Udinese-Juventus, quando sul 2-0 per la Juve un suo gol avviò la rimonta friulana.
Livornese, ala sinistra guizzante, dalla grande facilità nel dribbling e dall’ottimo fiuto del gol, dopo alcune stagioni di gavetta si era rivelato al grande pubblico proprio a Udine, arrivando anche a conquistare la maglia della Nazionale. Due stagioni dopo era proprio la Juventus a ricordarsi di chi l’aveva castigata in passato, e per il “Baco” sembrava giunta la grande occasione, la consacrazione definitiva. Invece la storia cominciò a prendere un’altra piega. Un anno e mezzo passato spesso in panchina accanto ad Ancelotti, prima di essere prestato senza troppi rimpianti al Brescia. La grande occasione sprecata, il destino che non bussa più.
Ma in provincia il tornante livornese riemerge e, sotto l’ala protettrice di Roberto Baggio, aiuta a far risalire le rondinelle dal fondo della classifica fino al settimo posto finale. La Juve però non è squadra che dà seconde occasioni e, nonostante una serie di prestazioni eccellenti, al rientro dal prestito viene considerato pura merce di scambio, finendo al Parma nell’operazione che porterà a Torino Gianluigi Buffon. Poi dal Parma di nuovo al Brescia, in cambio di Aimo Diana. Il destino sta per bussare di nuovo, ma Bachini ancora non lo sa.
Scende in campo per soli 45 minuti, poi svanisce nel nulla per sei mesi. La versione ufficiale è “intossicazione alimentare”, contratta mangiando cozze avariate. Tra l’ironia degli appassionati di calcio e le voci di una grave malattia, la verità sembra essere nel mezzo: il tornante sarebbe in una clinica americana per disintossicarsi dalla cocaina. Ritorna per le ultime giornate di campionato, in forma come non mai: sgroppate sulla fascia degne dei tempi di Udine, un gol clamoroso su calcio d’angolo e la segnatura decisiva all’ultima gara contro il Bologna che vale al Brescia un’altra, insperata salvezza.
Sembra essere la rinascita, si rivelerà l’inizio della discesa agli inferi. Un grave infortunio al ginocchio lo costringe a saltare buona parte della stagione 2002/03, mentre nella successiva scivola ai margini della prima squadra. Infine, nel settembre 2004, Bachini viene trovato positivo alla cocaina al termine di Brescia - Lazio. Le voci non confermate di qualche anno prima diventano realtà. Nove mesi di squalifica e la rescissione istantanea del contratto con la società bresciana. Bachini sconta la sua pena e riesce, nella scorsa estate, a trovare una società disposta a dargli ancora fiducia, il Siena. Buoni propositi, tanta volontà di riscatto, l’attesa della fine della squalifica per disputare tre buone partite con la maglia dei toscani. Poi, nello scorso dicembre, ancora una volta dopo una gara contro la Lazio, una nuova positività alla cocaina. Neanche la sincerità del giocatore, che ammette di aver acquistato e consumato la dose, servirà a ottenere clemenza: la recidività comporta la squalifica a vita, che arriva il 30 marzo 2006. Per Jonathan Bachini non ci saranno altre seconde occasioni.

Mi chiamo Milco, cercate un allenatore incapace?

Articolo pubblicato dal Centro Sportivo Italiano di Vallecamonica

"Io per i genitori sono e sarò sempre un allenatore incapace. Mi chiamo Milco, sono un allenatore di calcio di settore giovanile ormai da 14 anni, sempre nei quartieri di Bergamo, e attualmente sono il mister di una squadra allievi Figc. Vi racconto con ironia il perché del titolo di questa mia lettera di sfogo». «I genitori non sono e non saranno mai contenti e la loro infelicità diventa un mio limite. Ho partecipato per tre anni a un campionato categoria giovanissimi Figc denominato "fair play". Questo campionato aveva due regole principali. La prima era che la partita era suddivisa in tre tempi da venti minuti ciascuno e inoltre vigeva l'obbligo di far giocare per un tempo tutti i ragazzi che erano a disposizione in panchina». «I sette cambi io li facevo sempre all'inizio del secondo tempo, in più ovviamente c'erano tutte le altre regole comuni del gioco del calcio. Avevo venti giocatori in rosa e di conseguenza c'erano quaranta genitori. Il regolamento mi consentiva di inserire in distinta solo diciotto giocatori (undici titolari e sette a disposizione), quindi purtroppo due ragazzi non potevo convocarli». «Pronti via ed ecco che per i quattro genitori di quei due ragazzi non convocati io ero un allenatore incapace. Dai Milco, mi dicevo, non ti abbattere, ne hai ancora trentasei che ti stimano. Arrivava il giorno della partita e io mi dovevo attenere al regolamento, undici titolari e sette a disposizione». «I ragazzi erano vestiti, uscivano dallo spogliatoio ed entravano in campo per il riscaldamento. I titolari all'interno del campo di gioco, gli altri da un'altra parte a palleggiare tra loro. Boooommmm! Ecco che anche per quei quattordici genitori resisi conto di avere i propri sette figli non titolari io ero diventato un allenatore incapace, nonostante avessi comunque convocato i loro figli». «Non devo mollare, mi dicevo allora, ho ancora ventidue genitori che mi vogliono bene. L'arbitro era pronto a fischiare l'inizio della partita, i ragazzi titolari si disponevano in campo in base ai ruoli da me dati. Non era possibile, porca miseria che sfortuna, per otto genitori i loro quattro figli giocavano fuori ruolo. Mi veniva da morire, nonostante li avessi convocati, nonostante giocassero titolari, anche per loro otto io ero un allenatore incapace». «Barcollavo ma non mollavo, avevo pur sempre ancora quattordici genitori che mi stimavano.... Ma no! Finito il primo tempo e nel rispetto del regolamento, facevo entrare tutti e sette i ragazzi che erano a disposizione. Ma io mi chiamo Milco ed ero, sono un allenatore incapace e sapete cosa combinavo con i cambi? Lasciavo in campo i quattro giocatori che "erano fuori ruolo" e sostituivo gli altri sette, così anche per gli ultimi quattordici genitori io mi trasformavo in un allenatore incapace, nonostante la convocazione e la maglia da titolare». «Mi chiamo Milco, cercate un allenatore incapace?»

venerdì 9 aprile 2010

Derbi español


El derbi español, más conocido como El Clásico, es el partido de fútbol que disputan el Real Madrid y el FC Barcelona y es la rivalidad más importante del fútbol español. Actualmente es uno de los encuentros de fútbol entre clubes más seguido del mundo, siendo televisado en países de todos los continentes. La prensa deportiva denomina a este encuentro futbolístico "el clásico", partido que guarda una importante repercusión en todos los medios de comunicación a nivel mundial.

Ambos clubes ocupan los primeros puestos de la mayoría de clasificaciones o rankings históricos a nivel europeo:

* En la clasificación histórica del ranking mundial de clubes realizada con datos desde el año 1991 por IFFHS, el Fútbol Club Barcelona ocupa el primer puesto con 807 puntos y el Real Madrid el tercer puesto con 633 puntos.[2]
* En la clasificación histórica de las competiciones europeas, el FC Barcelona ocupa el primer puesto y el Real Madrid el segundo, seguidos por la Juventus en tercer lugar.[1]
* En cuanto al número de títulos conseguidos, el AC Milan ocupa el primer lugar con 18 títulos, el Real Madrid ocupa el segundo puesto con 15 títulos, y el FC Barcelona ocupa el quinto puesto con 11 títulos. No obstante, teniendo en cuenta Copa de Ferias el FC Barcelona contaria con 14 títulos y ocuparia el tercer lugar en la clasificación.[3] [4]

A nivel de participación en competiciones europeas ambos clubes ocupan puestos privilegiados. A nivel nacional el liderazgo de ambos es indiscutible. En cuestión de distinciones individuales de los jugadores, de los cuatro mejores jugadores de fútbol del siglo XX considerados por FIFA (Pelé, Diego Armando Maradona, Johan Cruyff y Alfredo Di Stéfano) sólo el primero no ha vestido la camiseta de ninguno de los dos clubes. Tanto en el FIFA World Player como en el Balón de Oro los dos equipos ocupan los primeros lugares en los rankings, el FC Barcelona ostenta el mayor número de podios en ambos premios, y es seguido por el Real Madrid que ostenta el segundo lugar en ambos. Entre los dos equipos, a lo largo de la historia, han pasado un total de 15 jugadores laureados con el Balón de Oro, y 10 premiados con el FIFA World Player.

Inicios de la competición
Desde que se disputara la primera edición de la Liga española, en la temporada 1928/1929, se vio el comienzo de una rivalidad que dura hasta nuestros días. Aquella primera Liga fue un mano a mano entre madridistas y culés. En el primer encuentro de Liga entre ambos clubes, gano el Real Madrid 1-2 al Barcelona, no obstante el equipo de la Ciudad Condal acabó la temporada alzando el primer título de Liga. Las dos temporadas siguientes serían favorables para el Athletic Club. El Real Madrid tuvo que esperar hasta la temporada 1931/32 para alzar su primer título de Liga, ganando el segundo de forma consecutiva. En la temporada 1934/35 el Real Madrid consiguió en casa un 8-2 contra el FC Barcelona, y en la misma temporada en el partido disputado en casa del FC Barcelona, el equipo de la Ciudad Condal consiguió un 5-0 a favor.

Los resultados de los encuentros entre el Madrid y el Barcelona a finales de los 20 y durante la década de los 30, fueron favorables para el Real Madrid (7 victorias como local frente a 2 del FC Barcelona).

Años 40
Hubo partidos con gran cantidad de goles durante esta década. En la temporada 1942/43 el FC Barcelona empató a 5 goles con el Real Madrid, en la temporada 1944/1945 el FC Barcelona consiguió un 5-0 contra el Madrid, y en la temporada 1949/50 el Madrid obtuvo un 6-1 a favor. En el año 1943 el Real Madrid ganó en una semifinal de la Copa del Generalísimo 11 a 1 al Barcelona.

El Real Madrid y el Barcelona empataron a resultados en el derbi en la década de los 40, obteniendo ambos como equipo local, 6 victorias, 3 derrotas y un empate. El Real Madrid no alzaría su tercer título de Liga hasta la temporada 1953/54. El Barcelona en cambio consiguió tres títulos de Liga y una Copa del Generalísimo durante esta década. El Real Madrid tuvo que conformarse con dos Copas.

Años 50
Los años 50 fueron el comienzo de la etapa de mayor esplendor del Real Madrid. De la mano de jugadores como Alfredo Di Stéfano consiguió de forma consecutiva 4 títulos de Liga. Además durante esta misma década el Real Madrid se coronó en Europa con la recién creada Copa de Europa, ganando el título de forma consecutiva en las primeras 5 ediciones de esta competición. Por su parte, el Barcelona consiguió durante esta década, 4 Ligas y 5 Copas del Rey, de esta forma consiguió el doblete en 3 ocasiones durante esta misma década. Los partidos más destacados: en la temporada 1950/51 el FC Barcelona endosó en su casa un 7-2 al Real Madrid, y en la temporada 1953/54 el Real Madrid ganó por 5-0 al Barcelona, y en el otro partido de la misma temporada el Barcelona le ganó 5-1 al Real Madrid.

El balance de encuentros disputados en Liga entre ambos equipos, resultó nuevamente favorable para el Real Madrid (ganó los 10 encuentros que disputó en su estadio contra el FC Barcelona).

Años 60
En los 60 el Real Madrid consiguió el título de Liga en 8 ocasiones y una Copa de Europa. El Barcelona tuvo que conformarse con dos Copas, pues durante estos años no consiguió alzarse con el título de Liga. En 1961 el Barcelona alcanzó su primera final en la Copa de Europa pero no pudo llevarse el título. Los encuentros disputados entre ambos equipos siguieron teniendo un predominio del club blanco.

Años 70
A mediados de los años 70 el equipo culé comenzó una etapa mejor que las predecesoras. Con Johan Cruyff en el equipo, el Barcelona consiguió el título de Liga en la temporada 1973/74 tras 14 años sin conseguir dicho trofeo. Además a Cruyff también se debió la histórica goleada que endosó el FC Barcelona al Real Madrid en Chamartín por 0-5. En esta década el Barcelona también consiguió dos Copas. Por su parte el Real Madrid consiguió 6 títulos de Liga y una Copa.
En esta década, se produce un cambio de tendencia respecto a las anteriores, sobre el balance de encuentros entre el Real Madrid y el FC Barcelona en Liga. El club blaugrana consiguió salir victorioso de más encuentros, y endosar el mismo número de derrotas en casa que su rival.

Años 80
En la década de los 80 el Madrid seguía con la hegemonía en el título liguero, merced a la Quinta del Buitre (Butragueño, Míchel, Sanchís II, Pardeza y Martín Vázquez), que dominaron el panorama nacional con 5 Ligas consecutivas, y 2 Copas de la UEFA. No obstante, el Barcelona sumó a su palmarés, entre otros títulos, 2 Recopas, 1 Liga y 3 Copas del Rey, gracias sobre todo, a la presencia de Diego Armando Maradona. El Barcelona consiguió alcanzar una final de la Copa de Europa en el año 1986 pero de nuevo perdió la oportunidad de sumar ese título a su palmarés.

El cambio de tendencia provocado en la anterior década se confirmaba en los 80, de la mano de jugadores como Maradona y Schuster. El Barcelona ganó 9 encuentros frente a los 7 del Madrid, y solo perdió una vez como local, frente a 2 derrotas de su máximo rival.

Años 90
La primera mitad de la década de los 90 tuvo un claro color azulgrana. El apodado Dream Team, con Johan Cruyff como entrenador, se proclamó campeón de Europa en 1992, alcanzó otra final en 1994, y ganó 4 títulos de Liga de manera consecutiva (entre 1991 y 1994), curiosamente dos de ellas, gracias a dos derrotas del Real Madrid en la última jornada, frente al C.D.Tenerife, y otra gracias a la derrota en la última jornada del Deportivo de la Coruña contra el Valencia.

Entre las curiosidades de esta rivalidad, cabe destacar el 5-0 que endosó el equipo culé al Real Madrid en la temporada 1993/1994 (con goles de Romario (3), Koeman e Iván), que fue contestada justo un año más tarde por el equipo madridista con otro 5-0 (con goles de Zamorano 3, Luis Enrique y Amavisca). Aquella temporada, con Jorge Valdano en el banquillo, el Real Madrid ganó la Liga.

De nuevo es el Barcelona el que domina en los encuentros ligueros, llegando a ser invicto en los partidos disputados en casa. Cabe destacar que en los años 80 y 90 ambos equipos se han enfrentado en varias finales de Copa del Rey y Supercopa de España siendo más favorable a los culés en la Copa, y más para los merengues en la Supercopa. En cuestión de palmarés, el FC Barcelona ganó: 6 Ligas (quedando en otras dos ocasiones subcampeón), 3 Copas del Rey (quedando subcampeón una vez), 1 Copa de Europa en 1992 (quedando subcampeón dos años después) y 2 Recopas de Europa (quedando subcampeón en una ocasión). El Real Madrid en cambio ganó: 3 Ligas (quedando subcampeón tres veces), 1 Copa del Rey (quedando subcampeón dos veces) y 2 Copa de Europa en 1998 y 2000.

Años 2000-2010
En la temporada 2000/2001 el Real Madrid se hizo con el título de Liga. El club blanco con Vicente del Bosque al frente se lanzó a revalidar el título de campeón europeo pero fue eliminado en semifinales por el Bayern Múnich. Por su parte, el Barcelona quedó en cuarto puesto en la Liga, y fue eliminado tanto de la Copa del Rey como de la Copa de la UEFA en semifinales.
En la temporada 2001/2002 fue el Valencia el que se llevó el título de Liga, el Real Madrid se quedó en un tercer puesto, pero logró la victoria en la final de la Copa de Europa ante el Bayer Leverkusen por 2-1. Eran los tiempos dorados del Madrid galáctico, que consiguió importantes títulos. Estuvo a punto de conseguir el doblete, pues en la Copa del Rey alcanzó la final. El Barcelona fue eliminado en semifinales de la Copa de Europa precisamente por el Real Madrid, y ostentó el cuarto lugar en la clasificación de la Liga.
En la temporada 2002/2003 el Real Madrid consiguió arrebatar la Liga a la Real Sociedad en el penúltimo partido de la competición, sacándole una diferencia de 2 puntos. El Barcelona cayó en cuartos de final de la Champions League, y quedó en un sexto puesto en la Liga.
En la temporada 2003/2004 el Valencia consiguió el título de Liga con una diferencia de 5 puntos sobre el segundo, el Barcelona. El Real Madrid perdió la oportunidad de ganar la Copa del Rey en la misma final, y quedó en un cuarto puesto en Liga. El Madrid galáctico entró en declive durante esta temporada, tras 4 años de éxitos, le siguieron tres años de sequía, algo que no le sucedía al club blanco desde hacia décadas.
En la temporada 2004/2005 el Fútbol Club Barcelona, con Frank Rijkaard al frente del equipo, ganó el título de Liga y alcanzó los octavos de final en la Liga de Campeones. Ronaldinho era el abanderado del club en esos momentos, que junto con Samuel Eto'o realizaron una gran juego durante toda la temporada. Samuel Eto'o consiguió marcar 24 goles pero el trofeo pichichi se le llevó Diego Forlán con 25.
En la temporada 2005/2006 el Barcelona revalidó el título de Liga, y consiguió reinar en Europa después de 14 años. El Barcelona consiguió su segunda Copa de Europa, en una final contra el Arsenal (2-1), con goles de Samuel Eto'o y Belletti. El Real Madrid quedó en segundo lugar, esta vez a 12 puntos del Barcelona.
En la temporada 2006/2007 fue el Real Madrid el vencedor, y lo hizo contra todo pronóstico, tras 3 temporadas en blanco y en una de las ediciones de la Liga con final más emocionante de las que se recuerdan, y que ha acabado siendo una temporada particularmente decepcionante y crítica para el Barcelona, que perdió la final del Mundialito de clubes en Japón ante El internacional de Porto Alegre, cayó en la final de la Supercopa de Europa ante el Sevilla FC y quedando eliminado por el Getafe CF en la Copa del Rey por un humillante 4-0 en Madrid, cuando el resultado de la ida en el Camp Nou fue muy favorable para el Barça (5-2). Como curiosidad, el Ministerio de Industria mandó retirar el anuncio de la cadena de televisión La Sexta para el clásico del Camp Nou de la temporada 2006/07, debido a que simulaba un accidente de tráfico.[5]
En la temporada 2007/2008 el Real Madrid revalidó el título como más deseaba: La jornada antes de recibir al Fútbol Club Barcelona. Tenía que ganar en Navarra y lo hizo tras remontar un 1-0 con un jugador menos faltando cinco minutos para terminar el partido. Un gol de Robben y otro de Higuaín proclamaban al Real Madrid campeón de Liga y, por tanto, la jornada siguiente el Barcelona hizo el "Pasillo de Campeón" al conjunto merengue. Finalmente, el Madrid se proclamó Campeón con 10 puntos sobre el Villarreal y 18 puntos sobre el Barcelona. Además, Íker Casillas consiguió el trofeo al portero menos goleado (32 goles en 36 partidos).
En la temporada 2008/2009 el Barcelona jugaba la ida en casa con 9 puntos de diferencia sobre el Real Madrid. El partido finalizó con un 2-0 para los blaugrana. En el partido de vuelta el Barcelona le sacaba 4 puntos al Real Madrid, que estaba segundo en la clasificación. El partido finalizó con un histórico 2-6 favorable al Barcelona, donde marcaron Messi y Henry por doble partida cada uno, y lo centrales Pique y Puyol. Convirtiéndose en la mayor goleada que Barcelona ha metido al Real Madrid en su propio estadio, para los madridistas fue la mayor decepción de su historia, mientras los cules ya celebraban el título de Liga. El Barcelona se alzó con la Copa del Rey ante el Athletic Club por 4-1, siendo estos los dos clubes que más títulos han conseguido de esa competición (25 el Barcelona, y 23 para el Athletic de Bilbao).
A tres jornadas de finalizar la temporada, el Barcelona confirmó matemáticamente el título de Liga. El Barcelona con Pep Guardiola al mando del equipo, obtuvo unos datos espléndidos, logrando con sus victorias batir varios récords en cuanto a número de goles y victorias consecutivas. El Barcelona fue el equipo visitante más goleador de la historia, con 42 goles, también se convirtió en el más goleador de su historia entre todas las competiciones (Liga, Champions y Copa del Rey) con 146 goles, superando los 143 goles de las temporadas 59-60 y 96-97.[6]
Finalmente el Pep Team pasó a la historia con el triunfo del club blaugrana en Roma, en la final de la Copa de Europa contra el Manchester United. El Barcelona se impuso por 2-0, goles de Eto'o y Messi, y se coronó en Europa como el mejor equipo del momento. Pep Guardiola y los suyos pasaron a la historia siendo el único equipo español en conseguir el triplete (Liga, Copa y Copa de Europa), y el quinto equipo europeo en conseguirlo, junto con el Celtic, Ajax, PSV y Manchester United.[7] En agosto de 2009 se hizo también con su octava Supercopa de España ante el Athletic Club, y con su tercera Supercopa de Europa ante el Shakhtar Donetsk,luego cerraria un 2009 fantastico ganando la Copa Mundial de Clubes en Emiratos Árabes Unidos ante el campeon de la Copa Libertadores de América Estudiantes de La Plata logrando de esta forma seis títulos de forma consecutiva.
El balance de encuentros de Liga entre Real Madrid y FC Barcelona marca una década bastante igualada (4 victorias locales del Madrid frente a 3 del Barça, y por otro lado dos derrotas locales del Barça frente a 3 del Madrid). Jugadores de la talla de Messi, Van Nistelrooy, Ronaldinho y Casillas siembran grandes encuentros entre ambos clubes. De nuevo en la Copa del Rey el Barcelona marca su predominio, consiguió su vigésimo quinto título de esa competición en el año 2009, y alcanzó el doblete por quinta vez, y al ganar la Copa de Europa ante el Manchester United, consiguió el triplete por primera vez, siendo el único equipo español que lo ha logrado (y el quinto equipo europeo en conseguir tal hazaña).

En cuestión de palmarés, el FC Barcelona ganó 2 Copas de Europa (2006 y 2009), 3 Ligas (quedando subcampeón 3 veces), y 1 Copa del Rey. En cambio el Real Madrid ganó 1 Copa de Europa (2002), 4 Ligas (quedando subcampeón 3 veces), y alcanzó dos finales de la Copa del Rey. Entre las competiciones de Copas del Rey y Copa de Europa, el Barcelona fue eliminado en 5 ocasiones en unas semifinales (3 en Copa del Rey y 2 en Copa de Europa). Por otro lado, el Real Madrid en 3 ocasiones fue eliminado en unas semifinales (1 en Copa del Rey y 2 en Copa de Europa).

Jugadores que han militado en ambos clubes
A lo largo de la historia, son varios los jugadores que han jugado en ambos equipos, algunos de los cuales, pasaron inadvertidos para la afición rival, mientras que otros fueron el objetivo de la dura rivalidad de las respectivas aficiones. Estos son los jugadores que han jugado en los dos equipos:

* Alfredo di Stéfano Bandera de Argentina: Militó en River plate cedido en 1949 al Millonarios Colombiano, a finales del 1953 FC Barcelona se pone en contacto "La Saeta Rubia" llegando a un acuerdo con el jugador, y posteriormente con el River plate pagándole la cantidad por los derechos del jugador, el Real Madrid entonces se entrometió en la operación pagando dinero al club cedido el Millonarios por los derechos del jugador. Entonces la Federación Española por esta situación, hizo que el FC Barcelona hiciera esperar su fichaje, bajo secreto de sumario por real decreto según cita diarios deportivos de la época, en agosto de 1954, la federación cerró el plazo de fichajes, evitando que pudiera fichar por el FC Barcelona, entonces a las 2 semanas la Federación anunció que de manera excepcional, permitiría su fichaje por el Real Madrid, y que cada año debería alternar de equipo, entre Real Madrid y FC Barcelona, FC Barcelona renunció a ese trato, y acabó militando en el Real Madrid, este acto provocó la indignación del actual presidente Barcelonista, dimitiendo del cargo. Inicia a partir de esta fecha, los momentos de más rivalidad entre ambos clubes, y inicia la época dorada del Real Madrid, con la creación de la copa de Europa y el balón de oro por don Santiago Bernabeu y la revista francesa de futbol "l'Equipe", la Saeta Rubia consigue 2 Balones de oro, 5 copas de Europa y 1 copa intercontinental.

* Javier Saviola Bandera de Argentina: A su llegada a Cataluña, brilló con goles, pero eran muchos los jugadores que se postulaban para el puesto, y Frank Rijkaard no contó con él. Después de jugar cedido por Europa, regresó al Barça para jugar unos pocos minutos y Txiki Begiristain desaconsejó su renovación. En el verano de 2007, se anunció su fichaje por el Real Madrid, del que ya se escuchaban rumores desde antes de finalizar la temporada 2006-07. En el Real Madrid ni Bernd Schuster primero, ni Juande Ramos después, contaron con él para el once titular, de modo que sus apariciones siguieron siendo esporádicas. Finalmente fue traspasado al Benfica portugués en verano de 2009.

* Samuel Eto'o Bandera de Camerún: Llegó muy joven a las secciones inferiores del Real Madrid. Aunque subió pronto al primer equipo, nunca tuvo minutos en la cancha. Se marchó cedido al Mallorca, con el que se convirtió en estrella de los rojinegros. El Madrid trató de reincorporalo a sus filas, pero el camerunés llegó a un acuerdo con el Barça y en el verano de 2004 llegó a Barcelona de la mano de Joan Laporta. Desde el 2004 su titularidad en el equipo blaugrana no fue discutida hasta la llegada de Pep Guardiola al mando del equipo, al comienzo de la temporada 2008/09 no se contaba con él, finalmente Eto'o decidió quedarse en el Barça y su relación con Guardiola evolucionó satisfactoriamente a lo largo de la temporada, la cual resultó ser una de las mejores del club en toda su historia. En 2009 fue traspasado al Inter a cambio del traspaso de Ibrahimovic al conjunto blaugrana.
* Luís Figo Bandera de Portugal: Sin lugar a dudas fue el caso más polémico. Figo llegó como fichaje estrella al Barça en el año 1995. Con su buen juego, goles y liderazgo en la cancha, se ganó a la afición culé, con el Barcelona ganó la Liga en dos ocasiones, consiguió dos Copas del Rey, una Supercopa de España, una Recopa de Europa y la Supercopa de Europa. Cuando Florentino Pérez en el año 2000 se postuló candidato a la presidencia del Real Madrid, prometió el fichaje del portugués, algo poco creíble y hasta desmentido por Figo. Pérez ganó las elecciones y logró fichar al astro portugués quien se convirtió en ese momento en el personaje más odiado por la afición catalana. El Camp Nou se trasnformaba cuando Figo regresaba vestido de blanco, y fueron frecuentes los lanzamientos de objetos desde las gradas. Tanto en el Camp Nou como en el Santiago Bernabeu se vivieron momentos de gran tensión. En el año 2005 Figo es traspasado al Inter de Milán. Se retiró en 2009.

* Ronaldo Nazario Bandera de Brasil: Llegó del PSV al Barcelona como una futura promesa. Contribuyó con una Copa del Rey y una Recopa de Europa. Se llevó el trofeo Pichichi y por la espléndida temporada que realizó consiguió el Balón de Oro en 1997. En ese mismo año fue fichado por el Inter. En 2002 volvió a recibir el Balón de Oro y tras finalizar el Mundial fue fichado por el Real Madrid. Finalmente en el año 2006 el rendimiento del jugador es puesto en entre dicho. Diversas críticas sobre su forma física y sus efímeras actuaciones propiciaron su salida del club blanco, regresando a Italia en 2007, siendo contratado por el AC Milan. Actualmente juega en el Corinthians brasileño.

* Luis Enrique Martínez Bandera de España: A inicios de los años 90, debutó en el cuadro merengue. Paso casi desapercibido por Madrid, con efímeras actuaciones. Fue fichado por el Barça iniciando así un nuevo romance con la camiseta blaugrana. En 2004 jugó su último partido con el club blaugrana. Actualmente es el entrenador del Fútbol Club Barcelona Atlètic, de Segunda División B de España, sustituyendo así a Pep Guardiola en el cargo, desde el 18 de junio de 2008, día que Joan Laporta hizo oficial su contratación.

* Michael Laudrup Bandera de Dinamarca: En 1989 fichó por el FC Barcelona, por expreso deseo del entonces entrenador barcelonista Johan Cruyff. En el Barcelona vivió los mejores momentos de su carrera deportiva, que se relanzó hasta situarlo en la cúspide del fútbol mundial.
A ello contribuyeron los éxitos del Barcelona, con el que conquistó la Copa de Europa en 1992 y cuatro Ligas consecutivas. Laudrup era uno de los pilares indiscutibles del equipo, y uno de los tres jugadores extranjeros de aquel Barcelona al que denominaron "Dream Team". Los otros dos eran Ronald Koeman y Hristo Stoichkov. La llegada del brasileño Romário, otro extracomunitario, complicó la situación para Cruyff, pues solo podía alinear a tres jugadores extracomunitarios. Laudrup ostentó más el banquillo que el resto y su relación con Cruyff se deterioró notablemente, lo que propició su salida del club blaugrana en 1994. Ese mismo año fichó por el Real Madrid, ganó la Liga de 1995, y se tomó la venganza personal con Cruyff al contribuir a la goleada por 5-0 al Barcelona. Curiosamente, la temporada anterior, Laudrup había contribuido a que el Barcelona también derrotase por 5-0 al Real Madrid. En 1996 decidió aceptar una buena oferta económica del Vissel Kobe, un equipo de la Liga Japonesa. Acabó su brillante carrera como futbolista jugando una temporada en el Ajax Ámsterdam. Actualmente es entrenador.


Otros jugadores que han jugado en ambos clubes pero que tuvieron una menor repercusión:

* Celades Bandera de España: Partió de las categorías inferiores del Barcelona. Jugaría en el primer equipo de 1995 a 1999, luego pasaría al Celta de Vigo una temporada, y seria fichado por el Real Madrid en el año 2000. En 2005 ficharía por el Real Zaragoza.

* Daniel García Lara Bandera de España: Partió de las categorías inferiores del Real Madrid. Jugó una sola temporada con el primer equipo, de 1997 a 1998. Con el FC Barcelona jugó entre 1999 y 2003.

* Alfonso Pérez Bandera de España: De 1990 a 1995 jugó con la camiseta blanca. Seguidamente ficharía por el Betis, equipo en el que brilló cinco años. En el año 2000 el Barça apostaría fuerte por él, pero no funcionó en el equipo, y tras un año de malos números (2 goles en 21 encuentros) fue cedido al Olympique de Marsella. En 2002 regresaría al Betis, equipo en el que permanecería hasta 2005, año de su retirada.

* Gheorghe Hagi Bandera de Rumania: Fue fichado por el Real Madrid en 1990, dos años después seria fichado por el Brescia Calcio, y volvería a España de la mano del FC Barcelona, donde jugó dos temporadas. Acabó en el Galatasaray, jugando desde la temporada 1996/97 hasta el año 2001.

* Miquel Soler Bandera de España: Estuvo varias temporadas en el FC Barcelona. Jugó con el Real Madrid una sola temporada en 1995.

* Julen Lopetegui Bandera de España: Estuvo en el Real Madrid entre 1989 y 1991, más tarde en el FC Barcelona de 1994 a 1997.

* Fernando Muñoz García Bandera de España: Estuvo en el FC Barcelona de 1990 a 1992, y luego pasó a pertenecer al Real Madrid de 1992 a 1996.

* Luis Milla Bandera de España: Formado en las categorías inferiores del FC Barcelona, jugó varias temporadas con el club blaugrana. En 1990 ficharía por el Real Madrid, equipo en el que permanecería hasta el año 1997. Seguidamenta pasaría al Valencia donde jugó hasta el 2001, año de su retirada.

* Robert Prosinečki Bandera de Croacia: Jugó tres temporadas en el Real Madrid a principios de los 90. En 1995 ficharía por el FC Barcelona, donde jugaría una sola temporada.

* Bernd Schuster Bandera de Alemania: Jugó 8 años en el FC Barcelona, de 1980 a 1988. Seguidamente pasaría a formar parte del Real Madrid, para jugar 2 temporadas, hasta 1990. De 1990 a 1993 jugó en el Atlético de Madrid. Entrenó al Real Madrid en la temporada 2007/08.

* Lorenzo Amador Bandera de España: Fue un portero que perteneció al Real Madrid, y más tarde jugó con el FC Barcelona de 1980 a 1986.

* Lucien Müller Bandera de Francia: Jugó tres temporadas en el Real Madrid, de 1962 a 1965, y seguidamente tres temporadas en el FC Barcelona, de 1965 a 1968. Fue entrenador del FC Barcelona entre 1978 y 1979.

* Fernand Goyvaerts Flag of Belgium (civil).svg: Perteneció al FC Barcelona de 1963 a 1965 y más tarde al Real Madrid de 1966 a 1968.

* Jesús Pereda Bandera de España: Debutó con el Real Madrid en Primera División en 1957, más tarde jugó como delantero del Valladolid, del Sevilla y del FC Barcelona, en el que permaneció entre 1961 y 1969.

* Evaristo Macedo Bandera de Brasil: De 1957 a 1962 participó en el club blaugrana. Fue jugador del Real Madrid entre 1962 y 1965.

* José Samitier Bandera de España: Fue parte del FC Barcelona entre 1919 y 1933, año en el que pasaría al club blanco para jugar una sola temporada. Entrenó al FC Barcelona entre 1944 y 1947.

* Justo Tejada Bandera de España: Jugó con el Real Madrid dos temporadas, y con el Barcelona de 1953 a 1961.

* Hilario Juan Marrero Pérez Bandera de España: Primero fue del Real Madrid y luego del Barcelona (1939).

* Alfonso Navarro Bandera de España: Primero perteneció al Barcelona y luego al Real Madrid (1950).

* Ricardo Zamora Bandera de España: Del Barcelona pasó al RCD Español, y finalmente al Real Madrid (1930).

* W. Rozitsky Bandera de Polonia: Primero jugó con el FC Barcelona y más tarde con el Real Madrid (1913).

* Arsenio Comamala Bandera de España: Primero jugó con el FC Barcelona y más tarde con el Real Madrid (1911).

* Alfonso Albéniz Bandera de España: Primero jugó con el FC Barcelona y más tarde con el Real Madrid (1911).

* José Quirante Bandera de España: Primero jugó con el FC Barcelona y más tarde con el Real Madrid (1906).

* Charles Wallace Bandera de Inglaterra: Primero jugó con el FC Barcelona y más tarde con el Real Madrid (1906).

* Luciano Lizarraga Bandera de España: Primero jugó con el Real Madrid y más tarde con el FC Barcelona (1905).

(Fonte: Wikipedia)

sabato 6 marzo 2010

Definizione di Psicocinetica


La scorsa settimana Sergio Ruosi ha proposto la seguente discussione con gli Allenatori di Calcio e Preparatori Atletici: Come definiresti la Psicocinetica? Che tipo di esercizi usi per raggiungere questo obiettivo? Il Preparatore leggendo vari articoli su siti specializzati, ha pensato che si facesse confusione tra psicocinetica e reazione convenendo comunque che la prima sia il naturale sviluppo della seconda ma bisogna fare distinzione. Sarebbe come dire che gli esercizi di equilibrio sono propriocettivi.
In molti hanno dato le loro definizioni che possono tutte trovarsi alla pagina "Contenuti per Allenatori" di Facebook oppure nel Blog di Alleniamo.com.
Qui di seguito riportiamo il parere di chi ha lanciato questa discussione che però, volendo, è sempre aperta.

Psicocinetica: che tipo di esercizio usi per raggiungere questo obiettivo?
La psicocinetica, l'aspetto coordinativo e le esercitazioni tecnico-coordinative sono tematiche relativamente nuove e che hanno poche basi di letteratura, questo porta ogni allenatore a farsi un'idea personale ed all'uso di terminologie non uniformi.


I. Intenzioni
Con questo “articolo” vorrei avviare una discussione inerente la Psicocinetica. Non ho la presunzione di dare soluzioni, vorrei stimolare un confronto con l'intento di fare chiarezza su questo argomento.

II. Premesse
La psicocinetica è una “scuola psicomotoria” che si è diffusa in Italia, ovvero una metodologia di lavoro in ambito educativo pedagogico, dove gli obiettivi sono differenti rispetto a quello sportivo.

Psicocinetica è un termine che, al di fuori di un contesto psicomotorio, non vuol dire nulla perché ogni movimento è legato ad un ragionamento (consapevole o no).

III. Obiettivo
Date le premesse, l'obiettivo che ci dovremmo porre è arrivare al termine della discussione avendo una definizione della psicocinetica che si usa in ambito calcistico.

IV. Letteratura
1.http://www.allenatore.net/dinamiche/download/download.php?
2.http://www.allenatore.net/dinamiche/download/download.php?file=store~96~pre-psicocinetica.pdf
3.http://www.alleniamo.com/settore.giovanile/2010/relazione_psicocinetica_olona_scribd.htm
4.http://www.football.ch/ftc/cm/Lezione_teorica_di_cinetica.pdf
5.http://www.spartacalcio.it/public/Psicocinetica.pdf
6.http://ancheiopossoallenare.com/contenuti/2009/10/1386/
7.http://www.mistermanager.it/?p=246
8.http://fliiby.com/file/60545/b9degeqivu.html

Quelli sopracitati sono alcuni dei lavori che ho trovato nei quali si parla di teoria e pratica psicocinetica nel calcio.
Rispecchiano in modo abbastanza fedele il risultato dal sondaggio a cui abbiamo partecipato su facebook, cioè un insieme disparato di definizioni, scopi ed esercitazioni.

DEFINIZIONE
La più ricorrente è “collegamento tra psiche e cinetica”; un allenamento specifico per riconoscere situazioni di gioco; qualcuno si avventura nella storia della psicomotricità; secondo alcuni è una capacità che può essere allenata secondo altri dipende dalla genetica.

A COSA SERVE
A migliorare il campo visivo, a conoscere lo spazio e il proprio corpo; aumentare la velocità di pensiero; aumentare l'attenzione e la reazione; abituare l'atleta ad analizzare la situazione prima di dare una risposta.

ESERCIZI
In linea di massima molti esercizi presentano segnali visivi e acustici che modificano l'andamento dell'esercizio; ci sono situazioni di gioco; esercitazioni a secco; esercitazioni per grandi e piccoli; progressioni didattiche dal semplice al complesso.

V. Applicazioni
A volte la psicocinetica viene quasi paragonata a un fondamentale del calcio e quindi poi si parla di quando farla, quante volte, con che progressione... mentre altre volte viene affiancata alla parte tecnica, tattica o atletica.

VI. Conclusioni
Come potete capire dal mio riassunto o dopo aver letto gli articoli sopracitati il risultato non è molto omogeneo ed è per questo che spero in una proficua discussione.
Sergio Ruosi

Le opinioni raccolte

Marco Omacini
Abbinare il pensiero al movimento da fare .....

Prato Stefano
La Psicocinetica è un metodo che mi permette di lavorare sulla velocità di pensiero attraverso stimoli di vario genere come quelli uditivi, visivi e tattile il tutto, possibilmente, in un contesto di pressione. Con i miei portieri adotto spesso e volentieri esercitazioni che includano componenti psicocinetiche, in particolar modo nelle sedute del venerdì od in quella di rifinitura.

Fabio Lucotti
Uso i colori per indicare le zone da raggiungere o gli ostacoli da superare ...

Andrea Carioni
Nuovo ??!! Non direi proprio !!!

Antonello De Angelis
Mezzo di allenamento che unisce al carico fisico anche un carico "cognitivo".
Utilizzo la psicocinetica soprattutto nei riscaldamenti, ma è un validissimo mezzo da usare, dalle esercitazioni aerobiche a quelle di rapidità....soprattutto nei più piccoli, ma anche ai grandi non fa di certo male ...

Aiac Agrigento
Scusate se mi intrometto in questa Vs. discussione ma devo un doveroso saluto ad un Mio Maestro ed una breve precisazione. Ho commentato con il mio nome questo post perchè credo che un Allenatore non debba assolutamente strumentalizzare "per forza" quello che è e che deve essere un gioco. La "Psicocinetica" và usata in campi specialistici che nulla hanno a che fare con le persone "normo-dotate". Un "Allenatore", ribadisco "UN ALLENATORE" ha solo un dovere: Creare l'Uomo -Calciatore ed insegnare a questo la tecnica ed il gesto tecnico del Giuoco del Calcio. Insegnare al Calciatore che il "piatto" serve per porre e mangiare il cibo mentre l'Interno per colpire "scientificamente" la sfera comune chiamata pallone. Dei carichi, dei mezzi cognitivi, di tutto il resto non è compito dell'Allenatore. Lasciatelo agli "Scienziati" del calcio che non sarà più. Quanto meno, scusate la presunzione, capiamo prima cosa è un gesto tecnico e poi "filosofeggiamo" sull'Astronauta che deve essere l'ipotetico calciatore. Mi scuso pure sul fatto se ho usato un termine non proprio consono alla figura di un Allenatore. Gradirei, però che questo mio commento non venisse cancellato !!!

Contenuti Per Allenatori
Gentile AIAC Agrigento, la fin qui interessante discussione, ci è stata suggerita da alcuni Preparatori Atletici, figure imprescindibili per gli Allenatori di Calcio, per stimolare pareri ed impressione su questo tema, la Psicocinetica. Spero ce ne saranno altre in futuro, con argomenti che magari potrai tu stesso porre alla attenzione di quanti frequentano questo spazio ed aprire altrettante interessanti discussioni. Quanto alle non risposte, stiamo cercando di raccogliere prima tutti i pareri per poi confrontarci anche con botta e risposta, moderati da Sergio Ruosi, ideatore della proposta. Nel frattempo un saluto

Renato Iacobbe
ciao a tutti, sono Renato Iacobbe, istruttore, calcio pulcini US INVERIGO (CO) nel lavoro psicocinetico l'istruttore deve essere particolarmente metodico e ordinato, deve avere un programma preciso con obbiettivi semplici, 1 esempio: 3 colori smarcamento - rapidita'elaborazione - esecuzione motoria A) passare la palla con le mani colore diverso3'. B... passare la palla con piede (libero )colore diverso 3' un pallone a testa (in tutte le esercitazioni non vale restituire a chi ha fatto il passaggio) C) passare la palla con le mani a colore diverso3'. D) passare palla con piede (2 tocchi) colore diverso 3' E) passare la palla con piede(1tocco) colore diverso (1 tocco lo consiglio piu' avanti) si inizia con 2 palloni. 2 esempio: 3 colori sequenza di colori prestabilita (si puo' arrivare anche a 5 colori) A) verde passa a giallo, giallo passa a rosso,rosso passa a verde, (con le mani)2 palloni 3'. B) verde passa a giallo, giallo passa a rosso, rosso passa a verde ( con piede 2 tocchi) 2 palloni 3'.
3 esempio: lavoro su triangolo e smarcamento A) verde passa a rosso, rosso, con un triangolo restituisce a verde la palla, intanto giallo si sara' smarcato per ricevere il passaggio di verde - con le mani 1 passaggio passaggio di testa, 2 palloni 3'. B) verde passa a rosso, rosso con un triangolo restituisce a verde, intanto giallo si sara' smarcato per ricevere il passaggio di verde con le mani 1 passaggio interno piede C) VERDE PASSA A ROSSO ROSSO CON UN TRIANGOLO RESTITUISCE A VERDE, INTANTO GIALLO SI E SMARCATO PER RICEVERE IL PASSAGGIO DI VERDE, DI PIEDE, TRIANGOLO DI PRIMA, GIOCATA AL TERZO2 TOCCHI 2, 3 PALLONI IN BASE AI RAGAZZI.

Alfredo Martini
Un plauso innanzi tutto a questa forma di collaboarazione. un appunto devo farlo ad AIAC Agrigento: che centra il piatto, l'interno piede? Sono altri argomenti, dei quali sarai sicuramente preparato, ma qui l'argomento è un altro. PSICOCINETICA: far lavorare i ragazzi in una serie di situazioni complesse dove soprattutto il campo visivo e determinante per effettuare le scelte e le soluzioni. Opto molto x casacche a tre colori, con esercitazioni che piu' o meno sono simili alle precedenti esposizioni.

Renato Iacobbe
e importante che l'ambiente deve essere costruttivo, mai oppressivo, ne repressivo e bisognera' badare a fornire un filo logico alla progressione, per migliorare l'apprendimento dei concetti, d'accordo sul piatto che c'entra?.

Gianfranco Pisano
nn avevo ancora letto i vari commenti, seppure avevo intravisto il post principale. Dico subito che condivido, magari anche con qualche piccola riserva, quasi tutti i commenti..rimango fortemente incredulo su ciò che ha commentato l'Aiac Agrigento ..domanda: ci sei o ci fai?.. Diceva il mitico Mohamed Alì "sono troppo grande per essere modesto", che tradotto significa sono talmente bravo che posso anche permettermi di essere presuntuoso, che poi in realtà nn si tratta di presunzione ma di autostima ...tu invece mostri di essere solo presuntuoso senza peraltro potertelo permettere, e questo lo dimostra ciò che hai scritto .. la psicocinetica, come la psicomotricità in generale ha il suo campo di applicazione nn solo nella terapia e quindi con soggetti diversamente abili, ma anche nel campo rieducativo ed educativo motorio e quindi anche con i cosiddetti normo - dotati .. in particolare gli sport di situazione, ad abilità aperte (open skills) come lo è sicuramente il calcio, trovano terreno fertile per la sua applicazione .. nn è filosofia, è solo uno dei tanti strumenti che permette di allenare l' allievo nn solo dal punto di vista tecnico-motorio ma nella sua globalità interessando anche l' area cognitiva, intellettiva, affettiva ed emozionale della personalità del soggetto posto costantemente davanti ad una scelta .. chiedo scusa per essermi dilungato, ma certe cose nn si possono vedere, specie se a scriverle si presume sia un ALLENATORE!

Massimiliano Osman
Ogni allenatore in virtù del proprio bagaglio culturale, formato tra campi e libri, potrà sposare ed utilizzare metodologie d'allenamento che più riterrà opportune, idonee al gruppo di lavoro, che più crederà esser valide. La psicocinetica come anticipato da qualche collega non è"mera filosofia"ne assolutamente tecnica specialistica per il recupero di chissà quale "persona" ,.. forse prima di commentare bisognerebbe conoscere l'argomento.
La psicocinetica si può (ed io l'ho fatto) applicare dai più piccoli sin alle prime squadre, naturalmente definendo una certa gradualità e difficoltà all'interno delle sedute di allenamento. Gli esercizi sono molteplici e utilizzabili anche per imparare a calciare di"piatto"...e col piatto il "pranzo è servito"!...a buon intenditor...

Aiac Agrigento
Vorrei tranquillizzare tutti. O ci sei o ci fai !!! - Ci sono. Continuate ad Allenare. Del resto dalle mie parti vale il detto "Ogni Testa è un Tribunale"... Buon lavoro a tutti !!!

Fabio Lucotti
Disegno un bivio con i cinesini di due colori diversi, il bimbo (cat. Piccoli amici) parte con la palla io ho i due colori nascosti e ne mostro uno al momento dell'avvicinarsi al bivio.
Il bimbo deve andare dalla parte del colore mostrato .....

Maurizio Erbetta
Provo: psicocinetica è guidare i movimenti di corsa o calcio tramite i sensi di udito e vista.
Metto su una linea tre porte larghe 1 metro, distanti tra loro circa 5 metri e con sopra una casacca di colore diverso. Poi mi pongo a distanza di circa 10 metri con la palla tra i piedi. L'allievo me la deve portare via e mentre cerco di ostacolarlo il + possibile gli indico il colore della porta entro la quale far passare la palla appena riesce a liberarsi. Mi metto accosciato con a fianco due casacche di colore diverso, invito i ragazzi a puntarmi velocemente e quando sono a circa 2-3 metri indico il colore dalla parte cui devono passare

Contenuti Per Allenatori
Anche nei nostri campionati dilettanti, i ritmi sono alti. Frutto di una migliore preparazione dei tecnici, rispetto ad anni fa. Si gioca in 30/40 mt e se non ci prepara ad agire e pensare in velocità si finisce che sulla palla arrivano prima gli avversari. Sulla base di questa premessa, uso la psicocinetica per abituare i ragazzi, con molteplici esercizi anche di fantasia e contingenti al numero più o meno congruo, a determinare questi tre fattori: AZIONE - SCELTA - ESECUZIONE.

Maurizio Alonzo
metto in cerchio i ragazzi ognuno con un pallone in mano (o ai piedi); al mio segnale tutti a dare il pallone al compagno alla sua sinistra (o destra) e ricevere il pallone dal compagno alla sua destra (o sinistra).

Sergio Ruosi
ciao a tutti! io con psicocinetica intendo quella serie di esercitazioni in cui i ragazzi devono scegliere tra più possibili esecuzioni in base alla SITUAZIONE che si presenta e non ad un segnale. Per esempio: 3 squadre di 3 colori, passaggio a colore diverso dal mio e da quello di chi mi ha dato palla ..

Mario Murru
Credo che il concetto espresso da SERGIO RUOSI sia il proseguimento naturale delle esercitazioni nelle quali si utilizza un segnale, in particolar modo se si parla di bambini.

Daniele Antonini
puo' essere utile anche come "STARTER" visivo anziche' acustico o come punto di riferimento per uno stop a seguire (chiamando il colore verso il quale indirizzare la palla) o un tiro da una determinata posizione ....

Marco Bedini
PSICHE = ragionamento, CINESI = movimento. La psicocinesi (per me) è qualsiasi movimento o azione ragionata in seguito ad uno stimolo che può essere visivo, acustico ma anche tattile. Di esercitazioni ce ne sono moltissime. Saluti

Daniele Antonini
nel calcio giocato lo stimolo e' quasi sempre visivo, quindi a mio giudizio le esercitazioni e gli "starter" devono essere a maggioranza di natura visiva ...

Insanguine Francesco
Daniele Antonini, per me hai perfettamente ragione e condivido pienamente la tua tesi.

Eugenio Guaglianone
ciao Sergio, alleno una squadra dilettante di seconda categoria, visto il poco tempo di lavoro (4 ore a settimana), avendo una squadra giovane la più giovane del girone, gli esercizi di psicocinetici iniziano già con il riscaldamento di pallamano e non .. con molti varianti a volte anche troppe però devo dire che da settembre ad oggi ho avuto ottimi risultat . Ma vorrei segnalare la realtà del calcio dilettante, la possibilità di non poter avere a disposizione strutture e attrezzatura gli allenamenti si svolgono dopo le ore 20 e d'inverno a volte ci troviamo con temperature - 4/-5 gradi .... Sono sempre alla ricerca di nuove idee imput che mi possano dare maggior rendimento alla squadra nelle 4 ore che poi sono sempre 3. Il pre-campionato lavoro su programma .... modificato per esigenze .... di V. Molinas. Penso che sarebbe un bene per noi allenatori di categorie dilettanti, siamo tanti tantissimi, poter aver dei confronti di idee da parte vostra e tua visto il buon / ottimo lavoro sopra svolto.

Sergio Ruosi
Ciao Eugenio, questo tipo di esercizi penso che si adatti molto alla realtà dilettantistica (che conosco bene per averci giocato per 10 anni) in quanto permette di abbinare esercizi sia tecnici sia tattici e che con le dovute modalità ti permette di far lavorare tutto il gruppo con poco materiale. Tieni presente però che l'impegno che si chiede ai ragazzi aumenta e quindi bisogna dosare le richieste e tenere in considerazione la situazione di disponibilità della squadra.

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La mia opinione

DEFINIZIONE
Insieme di esercitazioni che incrementano il carico mentale dell'esercizio. Credo che sia l'evoluzione della reazione motoria e propedeutica all'apprendimento della tattica.

A COSA SERVE
Per abituare l'atleta a ragionare incrementando la sua predisposizione alle consegne tattiche. Un giocatore che sa pensare durante la gara si adatterà in meno tempo a nuovi schemi, a nuovi avversari e a nuovi compagni perchè saprà analizzare più velocemente la situazione anche con nuove indicazioni.

ESERCITAZIONI
tutte quelle che pretendono dal giocatore un ragionamento prima, durante o dopo l'esecuzione delle consegne.
PRIMA: il compagno riceve palla quindi mi sposto per ricevere
DURANTE: ho ricevuto palla dal rosso quindi la passo al giallo
DOPO: ho passato la palla al compagno vado nella fila opposta

Questo tipo di esercitazione può essere applicata a tutti gli obiettivi, siano essi tecnici, tattici o atletici. Va però tenuto in considerazione che la difficoltà dell'esercizio aumenta. (e possiamo anche fare una progressione didattica tenendo in considerazione la distanza dalla palla, la presenza o meno di avversari, di compagni, della zona di campo...)


OSSERVAZIONI
credo che si debba fare distinzione tra esercizi sulla reazione motoria e psicocinetici.
Nel primo caso abbiamo uno o più segnali ai quali gli atleti devono rispondere mentre nel secondo i giocatori devo rispondere solo quando riconoscono una determinata situazione. Sono anche convinto che siano uno l'evoluzione dell'altro ma mentre nel primo caso lavoriamo su una capacità coordinativa (il più delle volte abbinata alla velocità/rapidità che è condizionale) nel secondo lavoriamo su una capacità cognitiva."

giovedì 14 gennaio 2010

Antilopi e pallottole


Articolo pubblicato da "Il Manifesto" a cura di Cosimo Cito

L'anno dell'Africa inizia presto, domani. Inizia a Luanda, di fronte i padroni di casa dell'Angola opposti al Mali. In uno stadio stupendo, enorme, 50mila posti che non c'erano prima, intorno a un verde infinito. È la Coppa d'Africa, edizione numero 27, la prima di sempre in Angola, ex colonia portoghese, immenso paese del sudovest africano da 12 milioni di abitanti. Saranno le prove generali di grande calcio in attesa del Mondiale. Sedici squadre, una marea di campioni, probabilmente l'edizione più grande di sempre. Non c'è il Sudafrica, incapace, paradossalmente nell'anno del suo Mondiale, di qualificarsi alla fase finale della competizione, in uno dei momenti calcistici meno felici dal suo ritorno alle competizioni internazionali datato 1992. Sarà l'unica assente tra le sei nazionali del Continente Nero qualificate per la Coppa del Mondo. Nigeria, Camerun, Costa d'Avorio, Algeria e Ghana, le cinque sorelle che a giugno proveranno a riscrivere la storia calcistica dell'Africa, ci saranno e tutte, e tra grandeur («Non vedo perché non potremmo vincere il Mondiale a giugno» accenna con cautela Samuel Eto'o), ambizioni e realismo, tenteranno di lasciare il segno.
Quattro gironi, si gioca in quattro città, Luanda, Benguela, Lubango e Cabinda, l'exclave angolano compresso tra le due repubbliche congolesi, a nord della madrepatria. A Luanda giocherà l'Angola padrona di casa, inserita in un girone duro con Mali, Malawi e Algeria. L'Angola dalla lingua, dai nomi, dal tecnico (Manuel José) portoghesi, può contare sull'aiuto del pubblico, sul grandissimo entusiasmo, sui reduci da Germania 2006 - due punti con Messico e Iran, sconfitta di misura col Portogallo - cui si aggiunge il giovane talento Djalma Campos. Le Antilopi nere affrontano allo start l'ambizioso Mali di Diarra, Sissoko e Keità, cuori neri del centrocampo di Real, Juve e Barcellona, uomini dal granitico temperamento e di grande sostanza.
Due anni fa, nella finale di Accra, in Ghana, l'Egitto sconfisse con un gol di Aboutrika il Camerun di Samuel Eto'o. Vittoria cui non è seguita la conquista di un posto mondiale da parte dei Faraoni. Il Camerun invece approccia la Coppa con i favori del pronostico. L'interista Eto'o, con 16 gol il miglior cannoniere nella storia della competizione, guida i Leoni alla conquista della possibile cinquina. Gabon, Zambia e Tunisia non spaventano il tecnico francese Paul LeGuen, diciassettesimo ct degli Indomabili in vent'anni, pochi risultati in relazione all'immenso patrimonio di talento e organizzazione, ai soldi - tanti - convogliati da sponsor ricchi alla ricerca di una miniera d'oro che resta assai potenziale. Titolo olimpico di Sydney a parte, il Camerun non è più stato all'altezza del mito di quella squadra davvero indomabile, trascinata da Roger Milla, che a Italia '90 mancò per soli 7 minuti le semifinali dopo aver battuto Argentina, Romania e Colombia, piegata solo dall'arbitro messicano Codesal e da due rigori di Gary Lineker. Eto'o, costretto dalla sua federazione a rimanere in Africa, lontanissimo dalla sua Inter che stentava e vinceva tra fischi, ghiaccio e polemiche a Verona, non è solo: da seguire anche il centrocampista del Marsiglia M'Bia e l'attaccante Kameni.
A Cabinda c'è l'altra favorita d'obbligo, la Costa d'Avorio, gli Elefanti arancioni che Didier Drogba proverà a trascinare di peso all'ultimo atto, mancato due anni fa per un soffio - 4-1 dall'Egitto in semifinale. Drogba, certo, ma anche Yaya Touré del Barcellona, Gervinho del Lille, Koné del Marsiglia. Squadra fortissima, guidata dall'esperto tecnico bosniaco Halilodzic. Dura contro Burkina Faso, Togo e soprattutto il Ghana di Michael Essien, del quale Ancelotti ha dovuto privarsi nel momento caldo della stagione. Fuori dalla rosa dei 23 Appiah e Muntari, in rotta col tecnico, dentro Asamoah dell'Udinese e Badu della Sampdoria. Complessivamente gli «italiani» sono una decina. Nel novero anche Ghezzal, Meghni, Diamoutene, Mariga, il prossimo milanista e bomber del recente mondiale Under 20 vinto dal Ghana Dominic Adiyiah. Brilla nel Ghana la stella di André Ayew, classe '89, attaccante esterno dell'Arles-Avignon, figlio di Abedì Pelé, mitico fantasista di Marsiglia e Toro.
Egitto, Nigeria, Benin e Mozambico chiudono il programma, in un girone prevedibilmente sbilanciato verso le prime due. Nella Nigeria non mancheranno i gol e la velocità di Obi Mikel (Chelsea) e dell'ex interista Obafemi Martins (Wolfsburg). Passano le prime due di ogni raggruppamento, poi quarti, semifinali e finale, il 31 gennaio a Luanda. Predoni di talenti di tutta Europa sono già in agguato sulle tribune dei modernissimi stadi angolani, completati a tempo di record anche grazie agli interventi di investitori stranieri, soprattutto cinesi. Paese povero l'Angola, dilaniato per anni da guerre intestine tra opposte fazioni, dove gran parte dei dodici milioni di abitanti vive con meno di un dollaro al giorno e il malaffare prospera, nonostante alcuni segnali positivi, come la mutata skyline di Luanda, la costruzione di un moderno aeroporto, di strade e strutture turistiche che potrebbero riempirsi in coincidenza con la bella stagione e la Coppa. Intanto però in Angola si spara ancora, anche contro il calcio. Il pullman della nazionale togolese è stato mitragliato nei pressi del confine tra la Repubblica Democratica del Congo e l'enclave di Cabinda, una delle province dell'Angola, lacerata da un conflitto separatista dopo l'indipendenza nel 1975. Sono rimasti feriti il portiere Kodjovi Obilale e il difensore Abou Diaby, colpito alla schiena insieme aal preparatore dei portieri e al responsabile della comunicazione. «Mentre attraversavamo la frontiera - ha raccontato il centrocampista Thomas Dossevi - vi è stata un'intensa mitragliata e tutti noi ci siamo buttati sotto i sedili. La polizia ha risposto al fuoco, è stata come una guerra. Sono scioccato. In questo momento non abbiamo molta voglia di giocare. Pensiamo ai nostri compagni feriti». L'esordio del Togo è previsto contro il Ghana, lunedì a Cabinda.



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