domenica 23 novembre 2008

La partita di Cesare. Prandelli, il calcio a misura d'uomo


Autori: Bucciantini Marco Prizio Stefano
Editore: Limina
Genere: arti ricreative. spettacolo. sport
Pagine: X-166
Data pubblicazione: 2008
Prezzo: € 16,00

Descrizione
Cesare Prandelli è in campo. Il calcio è il mestiere, la vita che ha scelto di fare. Che ama. In amore si da. Con il cuore bisogna costruirsi e proteggere un posto migliore. Chi ama questo sport dovrebbe farlo. E l'istinto più naturale, quello di conservazione, di sopravvivenza. Questo libro si è messo accanto a Prandelli, alla sua eccezionale normalità. Alla sua terra, alla sua gente. Questo è un libro d'amore per la Fiorentina, perché siamo vestiti del nostro tifo e dei nostri sentimenti. "Si è tifosi della propria squadra perché si è tifosi della propria vita". Questo è Giovanni Raboni, poeta emiliano. Ancora calcio, e ancora vita.

sabato 15 novembre 2008

Fair Play ... "Arbitro, non è gol". E il ragazzino albanese commuove il pubblico


Categoria Allievi: Vigonza contro Borgoricco.
La rete, l’ammissione, gli applausi.

Articolo pubblicato da "Il Mattino di Padova" da Marianna Pagliarin.

VIGONZA. Pubblico in piedi e un lungo applauso, persino un briciolo di commozione. E lui, il ragazzino albanese che sorride, e fa un piccolo cenno di ringraziamento. Dai ragazzi c’è da imparare.
Parliamo di un episodio accaduto domenica scorsa sul campo parrocchiale di Codiverno. Vigonza-Borgoricco, categoria Allievi (sedicenni). E’ il 20’ del primo tempo, gli ospiti sono già in vantaggio. Un lungo lancio di Filippo Dandolo giunge a Orjad Verjoni che, dal fondo, serve al centro Davide Tramarin. Palla in rete, l’arbitro fischia il gol e si dirige verso metà campo. Ma il giovane albanese corre verso il direttore di gara, lo raggiunge. Il pubblico vede i due parlottare. E poi l’arbitro dare la mano al ragazzo. E annullare il gol!
E’ successo semplicemente che Orjad ha detto all’arbitro che il pallone era già uscito sul fondo al momento del suo passaggio prima del gol. Il pubblico, per la verità, ci ha messo un po’ a capire cosa accadeva, ma poi è scattato un grande applauso.
«Tutti si sono complimentati con me, anche l’allenatore dei nostri avversari», dice adesso Orjad, da sette anni in Italia e da tre nella squadra giovanile del Borgoricco, paese dove vive con i genitori. E aggiunge: «Sono contento, ma quello che ho fatto l’ho fatto senza pensarci, mi è venuto normale dire la verità. Comunque abbiamo vinto la partita e ho fatto anche due gol!».
Gianni Vecchiato, dirigente della società in cui giochi, il Borgoricco, dice che sei molto amato nel gruppo e sei diventato un trascinatore della squadra. Vero?
Sì, mi trovo molto bene con i miei compagni, gioco qui da tre anni e ho un bellissimo rapporto con tutti. Il signor Vecchiato ha molta stima in me e lo ringrazio. Poco tempo fa mi ha chiesto se ero interessato ad aiutare ad allenare i bambini dei Primi Calci. Mi piacerebbe tantissimo, ma finchè vado a scuola non ho molto tempo.
A proposito di scuola, cosa studi e cosa sogni per il tuo futuro?
Frequento una scuola per geometri a Mirano, in provincia di Venezia, e spero di diplomarmi con il massimo dei voti e diventare un buon geometra, ma soprattutto di essere una brava persona.
Nel calcio sei già di esempio per molti dopo il bel gesto di domenica.
Ho fatto quello che mi sentivo di fare, senza pensarci. Era la cosa giusta. Mi hanno insegnato il rispetto per gli altri, sia in famiglia, sia in squadra. E anzi vorrei ringraziare la società del Borgoricco che crede in me e crede anche nel mio sogno...
Il sogno è di fare il calciatore, per caso?
Eh sì! Sarà banale e comune, ma è il mio grande sogno.
Nel calcio ci sono tanti campioni che vengono presi come esempio dai più giovani. Hai un modello di riferimento?
Sì, certo, stimo moltissimo Del Piero e Kakà, li trovo spettacolari! Però io sono interista...
(E nel fair play questo piccolo campione ha dato tutti una bella lezione).

giovedì 13 novembre 2008

All'arbitro 5 anni di squalifica.


Delibera senza precedenti della Commissione Disciplinare

Si riporta integralmente la delibera pubblicata nel Comunicato Ufficiale n. 17 del 13 novembre 2008 dal Comitato Regionale Sardegna

La Procura Federale della F.I.G.C. ha deferito a questa Commissione Disciplinare i signori M. D. e S. S., entrambi tesserati appartenenti al Comitato Regionale Arbitri della Sardegna, per rispondere:
1) il M. delle violazioni di cui agli artt. 1 commi 1° e 3° e 2 comma 1° del Codice di Giustizia Sportiva e all’art. 40 commi 1° e 3° lett. a) e c) del Regolamento A.I.A., per avere, nel corso del campionato 2007/08, gestito in modo scorretto il software “Sinfonia” (programma di inserimento delle richieste di rimborsi arbitrali), inserendo richieste di rimborsi in relazione a partite di campionato non disputate e per avere incassato parte dei relativi rimborsi spese attribuiti ingiustificatamente a S. S.; nonché per avere omesso di presentarsi davanti alla Sezione A.I.A di Nuoro in data 7.5.08., benché ritualmente convocato dalla Procura Federale;
2) il S. delle violazioni di cui agli artt. 1 commi 1° e 2 comma 1° del Codice di Giustizia Sportiva e all’art. 40 commi 1° e 3° lett. a) e c) del Regolamento A.I.A., per avere, nel corso del campionato 2007/08, grazie ad una gestione scorretta del software “Sinfonia” da parte di M. D., ottenuto indebiti rimborsi in relazione a partite di campionato non disputate.
Afferma la Procura Federale che, da una verifica di tutte le partite dei campionati 2007/08 giovanissimi, allievi, juniores e terza categoria, inserite nel software in uso presso la Sezione A.I.A. di Nuoro ai fini dell’ottenimento dei rimborsi arbitrali, sono emerse irregolari imputazioni in ordine a ventidue gare; in particolare l’analisi dei dati acquisiti ha evidenziato l’inserimento nel programma di tredici partite della società Orunese, nonostante che fossero state annullate a seguito della cancellazione della squadra dal calendario del campionato giovanissimi all’inizio della stagione, ed inoltre, per le restanti nove gare, l’indicazione in qualità di beneficiari di arbitri diversi da quelli che le avevano dirette.
Osserva la Procura Federale che l’unico effettivo beneficiato dalle irregolarità risulta essere S. S., in quanto altri arbitri coinvolti, pur avendo percepito somme per partite non giocate, viceversa non hanno incassato i dovuti compensi per altre partite da loro effettivamente dirette.
Il S., nel corso delle indagini, ha ammesso di essere consapevole degli indebiti rimborsi arbitrali percepiti e ha dichiarato in proposito di essere stato contattato dal più anziano collega M. D., che gli aveva chiesto di prestarsi a ricevere rimborsi per importi superiori al dovuto, salvo decurtare le differenze e consegnarle allo stesso M.; ha riferito di avere sempre portato gli assegni ricevuti all’incasso e consegnato effettivamente al collega le somme di denaro a lui non spettanti; ha precisato che, a detta del M., tale marchingegno era necessario per poter fare avere quanto dovuto ai nuovi arbitri che non avevano ancora ricevuto il codice meccanografico che abilitava al rimborso CED.
Il M. non ha reso dichiarazioni; infatti, benché convocato, non si è reso diligente.
In sede di giudizio, il rappresentante della Procura Federale ha chiesto di infliggere ad entrambi gli arbitri la sanzione dell’inibizione temporanea di cui all’art. 19 cc. 1° lett. h) e 3°, da quantificarsi in cinque anni per il M. e in quattro anni per il S..
Il M., in una memoria difensiva inviata a questa Commissione, ha ammesso i fatti a lui attribuiti, dichiarando, a sua discolpa, di avere elaborato il sistema che gli permetteva di intascare somme di denaro per gare non dirette, allo scopo di ricuperare i rimborsi chilometrici, che non gli erano mai stati pagati nonostante fossero dovuti, per tutte le volte che si era dovuto recare da Bosa a Nuoro per seguire il sistema computerizzato della Sezione A.I.A. di Nuoro.
La Commissione concorda integralmente con le conclusioni del rappresentante della Procura Federale.
Il fatto oggetto del presente giudizio è gravemente lesivo dei principi di lealtà, correttezza e probità ala cui osservanza sono tenuti tutti coloro che svolgono qualsiasi attività nell’ambito dell’ordinamento federale.
E’ particolarmente grave – e pertanto meritevole della sanzione richiesta nella misura massima prevista dal C.G.S. - il comportamento del M., che, con artifizi e raggiri e coinvolgendo nell’azione illecita altri tesserati, ha percepito somme di denaro a lui non dovute, fornendo in proposito, nella lettera inviata a questa Commissione, giustificazioni completamente risibili.
Meno grave, ma pur sempre fortemente censurabile e meritevole di adeguata sanzione, è il comportamento del S., a cui non può in alcun modo essere riconosciuta la buona fede, nonostante egli abbia agito non allo scopo di intascare indebiti compensi, ma solo a titolo di collaborazione con il M.; egli infatti non poteva non rendersi conto che, qualunque fosse la ragione degli artifizi effettuati dal collega addetto al software, in ogni caso fosse contrario ai doveri di lealtà, correttezza e probità accettare l’emissione a suo favore di assegni comprendenti somme di denaro a lui non spettanti.
Per questi motivi, la Commissione DELIBERA di dichiarare i soggetti deferiti responsabili per i fatti loro ascritti e di infliggere ai medesimi la sanzione dell’inibizione temporanea a svolgere ogni attività in seno alla F.I.G.C., a M. D. per la durata di anni cinque e a S. S. per la durata di anni quattro.

martedì 11 novembre 2008

Re lite Sconcerti - Mourinho: Sky, ti sorprende sempre


Giornalismo sportivo, nuovo, dinamico, non urlato.
Noi che siamo cresciuti con Biscardi o con le interviste possibili di Amedeo Goria ed i con commenti tecnici di Fulvio Collovati, vedere lo sport su Sky (pagato profumatamente) era ed è un piacere.
Vuoi mettere la voce ed il contagioso trasporto di Fabio Caressa con il soporifero commento del pur bravo Bruno Pizzul o le a volte parziali, ma precise disamine tecniche di Bebbe Bergomi con quelle di Sandro Mazzola?
E poi, diciamola ancora tutta, in studio con Ilaria D’Amico l’occhio si prende la sua parte rispetto magari alla visione della pur brava Stella Bruno.
Ma il sapone c’è anche per Sky, eccome.
Mario Sconcerti, trent’anni di giornalismo ad alto livello, direttore, editorialista, commentatore, amante dei numeri e delle statistiche, domenica è scivolato (col sapone di cui sopra) e ha dato, a mio parere, una immagine che poco qualifica la professione per cui è pagato anche da me, abbonato Sky.
La domenica pomeriggio deve “fare il suo mestiere”, lo hanno messo apposta per dare numeri e fare domande intelligenti, cercare di dare in là per qualche polemica, metterci del sale insomma.
Tempo addietro ha fatto “imbarcare”un paio di volte il mite Spalletti, che talvolta stava per perdere la pazienza, ma stoicamente non lo ha mai mandato “affanculo”.
Ma il buon Luciano sa come funziona in Italia, anche dopo una brutta sconfitta bisogna presentarsi in sala stampa (perché da contratto bisogna farlo, dire due cosettine semplici, girare attorno al nulla, banalità a secchiate e poi la lucina rossa si spegne e a microfoni spenti a Sconcerti e simili li mandi pure a quel paese).
Ma il buon Mario, che pensa veramente di essere bravo, con stile da inviato FOX News, ha pestato due volte piedi a quelli dell’Inter, o meglio ai tecnici dell’Inter, Baresi e Mourinho.
Dopo una vittoria dei nerazzurri, ha trovato da dire a Beppe Baresi, in diretta, che “con tutto il rispetto per Lei, ma intervistare Mourinho è un’altra cosa …” Che eleganza.
La novità, non colta dal buon Mario, che il titolare della panchina considera il suo vice assolutamente all’altezza della situazione e se si è presentato in sala stampa vuol dire che ha un suo ruolo e può anche rispondere alle semplici e solite domande di un banale assoluto che fanno quasi tutti i giornalisti dalle h. 17 in poi (anche per giorni e giorni).
Beppe Baresi glielo ha fatto notare e Sconcerti, con volto arrossato e colto in evidente ambasce, gli ha detto testuale “Baresi mi faccia fare il mio mestiere”.
Surperfluo dire che anche Baresi voleva e vuole fare il suo mestiere e se stava in sala stampa era proprio per assolvere al suo compito.
Quindi, prima novità non colta dal mondo giornalistico: anche il collaboratore dell’Allenatore può presentarsi in sala stampa, rispondere e chiarire aspetti tecnici con pieno titolo e dignità. Veda signor Mourinho, in Italia noi eravamo abituati a vedere il “secondo” ai microfoni solamente perché il titolare era squalificato o malato. In un team che si rispetti, del quale lei ne risponde a pieno titolo, aver dato spazio e risalto ad un collaboratore con il quale divide tensioni, decisioni, gioie e amarezze, qua da noi non si usa.
Invece questa sua premura, normale da altre parti, noi l’abbiamo apprezzata molto. Il buon Sconcerti, evidentemente deve parlare solo con il “Titolare”. E dire che Baresi si è presentato in sala stampa dopo una vittoria …
Ma il “titolare” di quella panchina lo ha trovato domenica, dopo la vittoria con l’Udinese.
E qui Sconcerti ha preso uno scoglio, grosso, evidente. Che fosse in conflitto di interesse, lo sapeva anche Josè, che non glielo ha mandato a dire.
“Lei è amico di Mancini”.
Il buon Josè sa che Sconcerti, alla presidenza dell’allora malata Fiorentina, chiamò il Mancio in panchina (molte cene a Roma dai tempi in cui giocava con la Lazio avevano fatto sbocciare la tenera amicizia). Ma fin qui poco da dire. Solo che il giovane e rampante Mancini, era sprovvisto di patentino, quindi era allora un abusivo. Ma Sconcerti, bene addentrato nel Palazzo, aveva avuto modo di aggirare il problema, con tanti saluti all’AIAC Nazionale e agli Allenatori in regola ( che strano, la storia somiglia quasi a quella dei giorni nostri con il Bologna, ma almeno Sinisa ha l’abilitazione . . . o no?).
Sconcerti quando “fa il suo mestiere” può anche avere le sue simpatie, Mourinho ha notato prevenzione e giustamente le ha rimarcato che le cene servono per intrattenere buoni rapporti, ma con lui non ne fa perché non ne ha bisogno.
Dei ventisei tornei ai quali ha partecipato, lui ne ha vinti tredici.
Sicuramente stiamo incominciando a capire perchè in Inghilterra lo chiamavano “special one”, perchè è un allenatore moderno dal punto di vista televisivo e che non le manda certo a dire.
L’impressione è che per il momento l’Inter non stia giocando un grande calcio e che finchè i risultati sono dalla sua parte non gli si possa fare molte critiche. Lo spogliatoio dell’Inter ha fagocitato più allenatori di qualunque altra squadra negli ultimi anni. Anche con Mancini, la situazione non è mai stata del tutto tranquilla. Adesso c’è un allenatore che a volte può apparire spocchioso ma che ha dato delle regole ed è il primo a rispettarle. Si è guadagnato la fiducia dell’ambiente, dei giocatori e, scusate se è poco, sta portando i benedetti risultati. Cosa volete ancora? Telenovelas del tipo Adriano/Mancini? Eliminazioni a raffica dalla Champions?
In Italia, eravamo abituati a Terim, Lucescu, Cuper, Lazaroni, Tabarez, Perez, Carlos Bianchi. Questo è diverso, mi sembra che non abbassi la testa per fare carriera. Sconcerti lasci perdere gli antichi amori, o li consigli a qualche altra società, guardi almeno con stimolante curiosità a chi fa il suo mestiere in maniera diversa, nuova, almeno per noi. Apprezzi almeno la novità, non sia prevenuto. Chi va per mare, navigando a vista, deve mettere in conto che lo scoglio può prenderlo, prima o poi l’ora del fesso arriva per tutti. Caro Mario, ultimamente lei ha preso due scogli, ora puntelli la prora e si pari il sedere, il mare è pieno di insidie, anche per un consumato navigatore come lei. Noi la guardiamo su Sky e sappiamo. Meglio andare avanti non crede? Anche Mancini ha scritto un pezzo di storia importante nell'Inter, ma ora c'è Mourinho, malgrado a lei non stia bene. Con affetto e simpatia.


Fiorentino Pironti, Allenatore di Base UEFA B, membro AIAC Toscana, telespettatore pagante di Sky, sportivo.

La lezione di Mourinho alle vedove di Mancini

Editoriale di Xavier Jacobelli su Mister x

Non saremo mai abbastanza grati a Josè Mourinho per la ventata di aria nuova che sta portando nel football italiano. Sia perché l’allenatore dell’Inter ha il coraggio delle sue idee sia perché i risultati gli stanno dando ragione in campionato e in Champions League, sia perché prende a calci l’insopportabile ipocrisia, l’urticante supponenza, la malcelata presunzione con la quale alcune vedove di Mancini pretendono di spiegargli come va il mondo.

E’ accaduto anche dopo la sofferta quanto fondamentale vittoria dei campioni d’Italia sulla splendida Udinese, che li aveva fatti soffrire a San Siro sino al provvidenziale gol di Cruz. Da persona intelligente qual è, Mourinho ha preso atto degli sbandamenti difensivi costati ai nerazzurri 5 gol nei due precedenti incontri (2 dalla Reggina, 2 dall’Anorthosis) e, conscio della pericolosità friulana, è tornato al 4-3-3. Josè ha fatto la mossa giusta al momento giusto e ha vinto.

Tutto il resto è fuffa. E’ fuffa chi rimpiange Mancini, dimentico di averlo attaccato sino all’ultimo giorno della sua esperienza interista o perché sodale, amico, sponsor del marchigiano che non ha bisogno di badanti per costruirsi un altro futuro. E’ fuffa chi è convinto di essere più bravo di Mourinho al punto da ritenere che le variazioni tattiche adottate contro l’Udinese non siano frutto dell’intelligenza del tecnico, ma delle critiche che gli sono state mosse. E’ fuffa chi continua a guardarsi indietro, a paragonare il presente con il passato. Addirittura, in una delle tv davanti alle quali si è presentato con educazione e intelligenza, Josè si è sentito ricordare che Moratti cacciò Simoni nonostante fosse al vertice della classifica. Ma che cosa c’entra? Ma che razza di modo di ragionare è questo? Ma perché, in questo Paese, non si parla mai di fatti concreti e si cerca di buttarla sempre in caciara? La gelosia, l’invidia, la fustrazione sono avversari rognosi anche per un totem come Mourinho che, prima di arrivare a Milano, aveva vinto 13 dei 26 trofei in cui era sceso in lizza con i club che si erano affidati a lui. Eppure, il signore portoghese ha spalle larghe e determinazione feroce per imporsi anche in Italia. Dove tutti, piaccia o no, sino alla fine dovranno fare i conti con lui e con l’Inter.
Xavier Jacobelli

venerdì 7 novembre 2008

L’uomo e la macchina


Post pubblicato da “La Settimana Sportiva” e pubblicato dal Corriere dello Sport il 17 ottobre 2008

Spuntò all’improvviso alla terza di campionato: il Lecce contro il Siena, Mario Beretta contro il suo passato. Sul­le gambe di Massimiliano Canzi, invece, il futuro: il computer, oggetto familiare in sport come la pallavolo e la pallacane­stro, decisamente meno usuale nel cal­cio.
«Non sono un patito di computer, in linea di massima lo uso poco, però so che ci può dare una mano. Un mio collabora­tore, Massimiliano Canzi, con lo strumen­to, invece, ha una grande dimestichezza e tre anni fa cominciammo a usarlo ».
Mario Beretta racconta con pacatezza, con l’umiltà tipica dell’uomo una novità che altri, al suo posto, quelli che lucida­no la propria immagine con pazienza cer­tosina, avrebbero spacciato per la rivo­luzione del secolo. « Ma sia chiaro, in campo contro l’Udinese non ci va mica il computer e per fare risultato dovremo produrre una grande prestazione» , sotto­linea il tecnico, facendo sfoggio di reali­smo. Il computer fa parte della quotidianità. Nel calcio, però, lo si guarda con una cer­ta diffidenza. Forse perché il gioco stes­so si presta poco alle schematizzazioni e la variabile del tocco fantasioso e improv­viso, l’alito del genio, insomma, non può essere facilmente pianificato attraverso una raccolta di dati. Ma non ci si può nemmeno opporre allo spirito dei tempi, fermare a mani nude la macchina a vapo­re della tecnologia trionfante. Aiuta, il computer, anche se poi, come dice Beret­ta quel che conta «è il lavoro sul campo, il rapporto con i calciatori» . E aggiunge: «Io ho collaboratori estremamente reatti­vi ai richiami dell’innovazione. Un altro mio collaboratore, Carlo Garavaglia, ve­nerdì mattina tiene una seduta di tecni­ca pura. E una cosa come questa i com­puter non la possono fare. Si tratta sem­pre di innovazione, anche se in questo caso le macchine non c’entrano».
Per essere un tiepido amante della tec­nologia, Beretta è andato, però, piuttosto avanti. Il passo finale, il 21 settembre scorso, terza di campionato. Spiega: «An­che in questo caso la spinta è venuta dal mio collaboratore. Noi volevamo fare lo scouting, avevamo a disposizione un pro­gramma e così abbiamo deciso di prova­re. Durante il primo tempo, vengono rac­colti tutti i dati e nell’intervallo do un’oc­chiata » . E’ l’ultimo tassello della perso­nale evoluzione tecnologica del tecnico del Lecce. Una marcia, peraltro, non par­ticolarmente lunga. La racconta, in po­che battute: «Abbiamo cominciato tre an­ni fa. Montavamo su dvd momenti signi­ficativi delle nostre partite e di quelle dei nostri avversari. Dieci, tredici minuti. E questo è stato il primo passo». Inevitabi­le il secondo: «Dalle fasi di gioco, siamo passati al montaggio di immagini utili per illustrare le caratteristiche degli av­versari, attaccanti, centrocampisti, difen­sori, portiere». Andando avanti le tecniche si sono af­finate: «Prima mettevamo tutto su dvd. Adesso abbiamo consegnato ai giocatori una chiavetta usb e loro si vedono tutto a casa» . L’ultimo passo Beretta lo ha fatto poche settimane fa: lo scouting e l’uso in tempo reale del computer. Ma non vuole enfatizzare la scelta: «Si tratta di un sup­porto perché, poi, la sostanza è data dal­l’esperienza, dalle emozioni, dal lavoro sul campo. E’ uno strumento che aggiun­ge qualcosa. D’altro canto, il computer lo usa anche il mio preparatore atletico, ad esempio per scaricare i dati dei cardio­frequenzimetri satellitari, per immagaz­zinare i dati utili alla programmazione dell’attività fisico- atletica » . Tutto sem­plice, tutto normale. Eppure nel calcio il computer continua a far notizia, al con­trario di quel che avviene nella pallavo­lo, dove si usa da anni e dove un signore che risponde al nome di Julio Velasco di­chiarava già negli anni Ottanta la sua « euforia » per le enormi possibilità del mezzo: «Ma in quelle discipline le opera­zioni di scouting sono più semplici».

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«Mi ricordo che i ragazzi ci guardavano increduli, sembravamo apprendisti stre­goni. Ora nel calcio ha fatto ir­ruzione la generazione della play station e chi usa il com­puter per migliorare le presta­zioni non viene più visto come un alieno » . Adriano Bacconi è stato tra i primi in Italia a sco­prire la forza dell’informatica applicata al pallone. All’epoca, inizi anni Novanta, quella sem­brava essere roba per sport co­me la pallacanestro o la palla­volo.
« Sia chiaro, non è che il calcio è più indietro rispetto a quelle discipline. Ma basket e pallavolo sono sport più sche­matici e il perfezionamento degli schemi dipende dalla quantità di informazioni che riesce a immagazzinare ed elaborare. Nel calcio le cose sono un po’ più complicate perché subentrano altre varia­bili ».
Lui, Bacconi, il computer lo ha portato in Nazionale. Trion­falmente, per giunta, visto che ha collaborato con Marcello Lippi in occasione del Mondia­le del ’ 96. « Ma non lavorava­mo in tempo reale » , precisa. Con l’aiuto della Federazione era stato messo in piedi un im­pianto satellitare che consen­tiva di seguire tutte le partite. Veniva immagazzinata una quantità enorme di dati e at­traverso un software venivano passate al microscopio le azio­ni e le caratteristiche dei gio­catori.
«Lippi utilizzava questo materiale prima e dopo la par­tita ». La tecnologia serviva per preparare la strategia e per correggere gli eventuali errori dopo averne preso atto anche in maniera visiva. Eppure la sfida dell’uso in tempo reale ( un dato acquisi­to, ad esempio, nella pallavo-l­o), Bacconi in Nazionale provò a vincerla con Arrigo Sacchi. Praticamente, preistoria. L’Ar­rigo, si sa, era uno che precor­reva i tempi, anche andando oltre il perfezionamento delle tecnologie. Racconta Bacconi: «Era il ’94, incombeva il Mon­diale americano. E in alcune amichevoli sperimentammo un meccanismo all’epoca com­plicato. Varrella e io attraver­so un software facevamo lo scout della partita. Sacchi, in comunicazione con noi dalla panchina, ci diceva cosa gli in­teressava rivedere alla fine del primo tempo. Noi tiravamo fuori tutti i dati e glieli conse­gnavamo nello spogliatoio. I giocatori ci guardavano incre­duli. Alla fine rinunciammo a proporre la sperimentazione durante Usa ’94: la tecnologia non era perfetta, si rischiava­no ” buchi” a livello di comuni­cazione tra la panchina e noi».
Da « tecnico » del settore, Bacconi invita al realismo. E spiega: « L’informatica è uno strumento straordinario e può avere applicazioni che vanno abbondantemente al di là del­le applicazioni sin qui normal­mente compiute. Però, la diffe­renza non è nel software ma è nel metodo scientifico. Perché il rischio è costituito da un uso improprio dello strumento: al­cuni utilizzano la tecnologia senza credervi realmente, solo perché migliora l’immagine, la caratterizza con tratti di mo­dernità. Un allenatore che, in­vece, usa questi strumenti con metodo è Rafa Benitez: lui è uno che ha puntato sullo stu­dio, sulle risorse che derivano dalla conoscenza, sul confron­to con la tecnologia. Però ci so­no in Italia tecnici meno cono­sciuti, che lavorano in realtà periferiche, semmai con pove­re risorse finanziarie che han­no puntato sull’innovazione. Un nome? Aldo Dolcetti, alle­natore della Spal, in C2. Mi sembra che questa scommes­sa gli stia dando ragione an­che dal punto di vista dei risul­tati ».

giovedì 6 novembre 2008

Ottobre 2008: 27 cambi di guida tecnica


Linz, Lindenberger nuovo tecnico | 29.10. 2008 - T - Mobile Bundesliga (AUS)
La Pistoiese esonera Miggiano e chiama Polverino | 29.10. 2008 - All. Lega Pro - 1^ Divisione Gir. B
Petrone nuovo tecnico del San Marino | 29.10. 2008 - All. Lega Pro - 2^ Divisione Gir. B
Van Wijk nuovo tecnico del Roeselare | 29.10. 2008 - Juliper League (BEL)
Adams nuovo tecnico del Portsmouth | 28.10. 2008 - Premier League (ING)
Ipatinga, Moreira in panchina | 28.10.2008 - Campeonato Brasileiro Série A (BRA)
Lucerna, esonerato Roberto Morinini | 27.10.2008 - Super League (SVI)
Sollevato dall'incarico il tecnico Franco Varrella | 27.10.2008 - All. Lega Pro - 2^ Divisione Gir. B
Costacurta sulla panchina del Mantova | 27.10.2008 - Serie B (ITA)
Redknapp nuovo tecnico del Tottenham | 25.10.2008 - Premier League (ING)
Munteanu nuovo allenatore dello Steaua Bucarest | 24.10.2008 - Liga (ROM)
Chiarenza nuovo tecnico dell'Ascoli | 21.10.2008 - Serie B (ITA)
Pro Vercelli, esonerato Gaudenzi. Arriva Motta | 20.10.2008 - All. Lega Pro - 2^ Divisione Gir. A
Meyer sulla panchina del Monchengladbach | 20.10.2008 - Bundesliga
Buglio nuovo tecnico del Poggibonsi | 18.10.2008 - All. Lega Pro - 2^ Divisione Gir. B
Alfaro nuovo tecnico del Rosario Central | 18.10.2008 - Apertura / Clausura
Fluminense, Simoes è il nuovo tecnico | 18.10.2008 - Campeonato Brasileiro Série A
Gimnasia, Madelon è il nuovo allenatore | 17.10.2008 - Apertura / Clausura
Giacomarro esonerato dal Rovigo, arriva Parlato | 16.10.2008 - All. Lega Pro - 2^ Divisione Gir. B
Piantoni nuovo allenatore del Pergocrema | 16.10.2008 - All. Lega Pro - 1^ Divisione (ITA)
Camacho per l'Osasuna | 16.10.2008 - Liga (SPA)
Roda, esonerato il tecnico Atteveld | 08.10.2008 - Eredivisie (OLA)
Recreativo, Alcaraz sostituisce Zambrano in panchina | 08.10.2008 - Liga (SPA)
Aversa, via Cioffi. Torna Sergio | 07.10.2008 - Lega PRO 2^Div. Gir C (ITA)
Guidolin il nuovo tecnico del Parma al posto dell'esonerato Gigi Cagni.
Morgia nuovo tecnico della Juve Stabia | 01.10.2008 - Lega PRO 1^Div. Gir B (ITA)

mercoledì 5 novembre 2008

L'aziendalista


Articolo pubblicato da "La Settimana Sportiva" ripreso dal Corriere dello Sport a cura di Antonio Maglie.

In vetta al tredicesimo campionato consecutivo di A. L’Udinese di Giampaolo e Gino Pozzo non è una sorpresa ma la conferma che nel calcio chi programma e aguzza vista e ingegno ottiene risultati. Su quella panchina sono passati Zaccheroni e Guidolin, Spalletti e Marino ma le cose, alla fine, sono sempre andate nel verso giusto. Prima l’apparizione in Champions, adesso l’Uefa e il sogno­scudetto. Una fucina di successi e calciatori. Stranieri scelti pensando al costo e all’età: Muntari preferito a Essien perché più giovane; Pato «scartato» perché a sedici anni costava 2 milioni. Handanovic acquistato con 40 mila euro, Pepe riscattato con 1,3 milioni (ora ne vale 15). A Udine tutti (o quasi) vincono e fanno bene e i segreti del successo non sono poi così oscuri.
Sarebbe un bel segnale se lo scu­detto lo vincesse una outsider, l’Udinese o il Napoli. Fra i club le diffe­renze sono enormi, soprattutto dal pun­to di vista dei diritti televisivi. Sarebbe bello se il campo riavvicinasse i valori. Ma non è facile perché le Grandi torne­ranno grandi. Dovremo lottare e noi ab­biamo il dovere di impegnarci». Così Parlò Pasquale Marino, siciliano di Marsala, l’uomo che dalla panchina gui­da l’Udinese. Da Paternò alla vetta del campionato di A, passando per Catania e quattro promozioni.
L’ultima promozione sarebbe lo scu­detto. Ci pensa? «Vivo alla giornata. Questo è un perio­do in cui non ho tempo per rifiatare. Mercoledì si gioca di nuovo; questa mattina (ieri, n.d.r.) ci siamo allenati, ora prendo mia figlia a scuola e poi l’ac­compagno alla pallavolo. Non ho tempo per pensare».
Mercoledì torna in Sicilia. Da primo della classe: sensazioni, emozioni? «Ritrovo gente a cui sono legato, una società, il Catania, in cui ho vissuto be­ne ».
Vola anche la sua ex squadra... «La rivelazione del campionato, con l’Udinese e il Napoli».
Qualcosa in comune tra Udinese e Catania? «No, le mentalità sono diverse. Udine è in A da molti anni, il Catania è alla sua terza stagione: ha seminato bene e ora sta raccogliendo».
Tanto Sud al vertice di questa A: sor­preso? «Sinceramente non me lo sarei mai immaginato. Forse certe situazioni sono state facilitate dal fatto che alcune Grandi hanno avuto partenze un po’ len­te. Però, da uomo del Sud, mi fa piace­re ».

Voi avete travolto la Roma, l’Inter è stata bloccata dal Genoa: sarà una sta­gione di sofferenza per le Grandi? «Verranno fuori. Il calo in taluni casi dipende dagli infortuni: ci vuole fortuna anche nel calcio. E’ sempre meglio ave­re un organico al completo: i giocatori essendo in competizione si impegnano di più e sbagliano meno e il tecnico può fare scelte diverse».
La sua favorita? «Resta l’Inter».
La Coppa Uefa può condizionarvi? «Non credo. Abbiamo un organico piuttosto ampio: dobbiamo soltanto re­cuperare giocatori importanti come Za­pata, Felipe, Tissone e Obodo».
Le piace la Coppa Uefa? «E’ entusiasmante. Fino a qualche an­no fa non ci pensavo nemmeno a misu­rarmi a quei livelli».
Qual è il segreto del successo del­l’Udinese? Cambiano i giocatori, cam­biano gli allenatori ma i risultati alla fi­ne arrivano sempre. «Alla base di tutto c’è la società che la­vora seguendo un progetto, che cerca e trova continuamente giocatori giovani. Nulla è affidato al caso. Prendono Qua­gliarella lo mandano prima ad Ascoli, poi alla Samp quindi lo riprendono nel pieno della maturazione. Sul mercato riesce ad anticipare i concorrenti: San­chez lo hanno preso qualche anno fa e lo hanno lasciato in Sud America per poi portarlo in Italia al momento giusto».
Poi, però, tocca a lei valorizzare quei calciatori. «Non è una impresa difficile quando tra le mani hai degli atleti di talento».

A volte, però, bisogna crederci. Pepe è una scommessa vinta: come? «Lo scorso anno avevamo sette attac­canti e io in campo ne mando tre. Qual­cuno doveva partire e tra i possibili par­tenti c’era anche lui. E’ venuto da me, ha detto che non voleva andare via per­ché voleva giocarsi le sue chances. Si è messo a disposizione: ora tutti si sono accorti di lui ma in realtà è dallo scorso anno che gioca così».
Sanchez, invece, ha le stimmate del predestinato. «Deve migliorare ma rappresenta un grande patrimonio: deve solo crescere con pazien­za ».
Ha trasformato D’Agostino in un vero regista rigenerandolo. «In realtà, l’idea non è mia ma di Malesani. D’Agostino per noi è un giocatore importantis­simo anche perché in quel ruolo non abbiamo alternative».
L’identico dialetto vi aiuta? «Lui è di Palermo, io di Marsala. La prima volta che lo vidi giocare in quel ruolo fu a Reggio Calabria: allenavo ancora il Catania ma non giocavamo perché la nostra partita era stata rinviata. Media­no basso: era la prima volta che lo vede­vo giocare così e mi piacque».
Di Natale cos’è per voi? «Di Natale per tecnica è un giocatore straordinario. In più si sacrifica».
Come cambia il calcio man mano che si sale dalla C2 alla A? «Aumenta il ritmo, la velocità. I valo­ri tecnici in A sono elevati e la velocità di pensiero cresce. Perciò è importante lavorare bene in allenamento: meglio sedute più brevi ma a ritmi altissimi. Gli allenamenti a ritmi bassi non servo­no a nulla»